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Agustí Chalaux de Subirà.
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EPILOGO:
IL CAMBIAMENTO DEL CAMBIAMENTO |
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"Tutto questo non porta da nessuna
parte. Qualunque cambio di modello è destinato a fallire.
Perchè sciupare tanto inchiostro e tanta carta?"
Stanchi di cercare di "cambiare tutto per scoprire che non
cambia niente" come nel processo della transizione spagnola,
o come nella scoperta che "il socialismo è il cammino
più lungo per andare verso il capitalismo", siamo tentati,
come dimostrano la teoria e la prassi "politica" contemporanee,
di accettare le cose tal come sono, col fatalismo storico che ciò
comporta, -fatalismo improprio in occidentali che insistono nella
pretesa di "dominare" la natura.
"La storia offre un lunghissimo elenco
di rivoluzioni, i risultati delle quali furono, in grande misura,
condizioni identiche a quelle che la rivoluzione proponeva superare
e sostituire con un mondo felice." "Le menti più
sobrie possono arrivare alla seguente triste conclusione: "Probabilmente
avremmo fatto meglio a lasciare le cose com'erano."" "Una
cosa è avvertire [...] il cambiamento di qualcosa nel suo
contrario, però risulta molto difficile [...] accorgersi
che questo cambio non rappresenta alcun cambiamento nello schema
più ampio. Gran parte dei conflitti umani e molte soluzioni
generatrici di conflitti sono dovute a questa cecità."
"Un sistema che passi per tutti i
suoi possibili cambiamenti interni senza che si verifichi al suo
interno un cambio sistemico, lo si può considerare bloccato
in un gioco senza fine. Non può generare dall'interno le
condizioni per il proprio cambiamento, non può produrre le
norme per il cambiamento a partire dalle proprie norme."
Per capire cosa s'intende per cambio sistemico
è molto utile la lettura completa del libro di Paul Watzlawick
dedicato al tema. In questo testo suggestivo si trova un breve gioco
che esemplifica visualmente questa difficoltà di produrre
cambiamenti se non si modifica il contesto.
Ci permettiamo di riprodurre questo esempio
per quei lettori che non lo conoscano.
"I nove punti rappresentati
nella figura 1 devono essere uniti tra loro attraverso quattro linee
rette tracciate senza sollevare la matita dal foglio. Il lettore
che non conosca questo problema farà bene a fermarsi qui
e cercare la sua soluzione in un foglio di carta, prima di continuare
la lettura, e soprattutto prima di vedere la soluzione a pag. (figura
2)."
"Quasi ogni persona che cerca per la prima
volta di risolvere questo problema introduce come parte della soluzione
un presupposto che rende quest'ultima impossibile. Il "presupposto"
consiste nel credere che i punti costituiscono un quadrato e che
la soluzione deve trovarsi dentro di esso, condizione autoimposta
che non è contenuta nelle istruzioni... Così l'errore
non risiede nell'impossibilità del compito, ma nella stessa
soluzione tentata. Avendo così creato il problema, non ha
alcuna importanza la combinazione delle quattro linee che viene
tentata: si terminerà sempre per lo meno con un punto non
collegato. La soluzione consiste...nell'abbandonare il campo in
cui viene cercata la soluzione. Quelli che falliscono e rinunciano,
sperimentano generalmente una certa sorpresa di fronte all'inaspettata
semplicità della soluzione (figura 2). Risulta evidente l'analogia
di questo esempio con una moltitudine di situazioni reali della
vita" .
"Tutti ci siamo sentiti in qualche occasione
come chiusi in una specie di gabbia, e allora non faceva differenza
che tentassimo di trovare la soluzione in maniera serena e logica,
oppure -cosa che succede più spesso- percorrendo freneticamente
circoli viziosi. Ma è da dentro la gabbia [...] che la soluzione
ci appare come un sorprendente raggio d'ispirazione che sta al di
là del nostro controllo". "Risulta chiaramente
diverso considerarci come pedine di un gioco, le regole del quale
designamo come realtà, oppure come giocatori che sanno che
le regole del gioco sono "reali" nella misura in cui le
abbiamo create o accettate, e che possiamo cambiarle"
La difficoltà per cambiare questa società
o per cambiare le persone risiede nel fatto che il problema, probabilmente,
è impostato male. Ci sono cose che sono come sono, e non
c'è maniera di cambiarle senza provocare grandi sommovimenti
che non conducono da nessuna parte. Ci sono, in cambio, cose considerate
poco importanti, che non sono nè ideali nè trasformazioni
grandiloquenti ma che, forse, sono almeno problemi che possono avere
soluzioni. Distinguere quelli che sono i problemi chiave dagli pseudoproblemi,
cercare quali sono gli strumenti-chiave e i minimi cambi di regole
del gioco possibili per affrontare questi problemi, costituisce,
dunque, uno dei compiti importanti. Si tratta di cercare le misure
che siano il minimo comun denominatore di un'amplia trama di problemi
interrelazionati. E inoltre che si tratti di misure non ancora sperimentate,
nè ripetutamente fallite.
E' in questa ricerca che s'iscrive l'ipotesi sulla
moneta come elemento strumentale chiave di un insieme di misure
che, accettate per la tradizione democratica occidentale o proposte
dai nuovi movimenti sociali, possano divenire una leva efficace
per i tentativi di rendere possibili quei cambiamenti urgenti di
cui il pianeta (l'umanità) ha bisogno. E tutto ciò,
senza la necessità di rompere la maggior parte delle relazioni
sociali esistenti, fatta eccezione per quelle che la stessa cultura
democratica considera impresentabili e pericolose.
Forse alcune delle proposte suggerite potranno
essere d'aiuto al popolo che un qualche giorno abbia il bisogno
e la volontà di liberarsi dall'impunità dei poteri
di fatto per sperimentare nuovi cammini.
Note:
1 WATZLAWICK, P. , Change, Astrolabio, 1974, p.
41-42.
2 Id. pag. 42.
3 Id. pag. 42.
4 Id. pp. 44-45
5 Id. pag. 46
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