|
Pubblicazioni del Centro:
Agustí Chalaux de Subirà, Brauli Tamarit Tamarit.
Agustí Chalaux de Subirà.
Agustí Chalaux de Subirà.
Agustí Chalaux de Subirà.
Magdalena Grau, Agustí Chalaux.
Omaggi e biografie:
|
|
Capitolo 7. IL REGNO DELLE
TENEBRE |
|
Le caratteristiche delle diverse varianti di monete "storiche"
(metalliste) sono: anonimato, uniformità e mobilità.
L'anonimato del metallo-moneta o della carta-moneta
(non informa su chi compra o vende) permette realizzare ogni sorta
di attività monetarie senza che resti alcuna traccia personalizzata
e responsabilizzatrice. L'uniformità di questi strumenti
monetari è quasi totale -a parte il numero di unità
monetarie che ciascuno rappresenta-, giacchè non forniscono
nessuna indicazione rispetto ai dettagli specifici di ogni intercambio;
non dicono nulla di cosa, come, quando e dove si è compiuta
una compra-vendita. Ostacolano, quindi, ogni tentativo di analisi
dettagliata della complessa e fluida realtà mercantile. La
mobilità di questo tipo di moneta (serve per una molteplicità
di intercambi durante un periodo di tempo indefinito) rende impossibile
fissare ogni singolo atto di compravendita, e per tanto impedisce
l'aggregazione totale o parziale dei valori corrispondenti.
Sarebbe interessante, come espediente letterario per descrivere
una società, raccontare la storia di un biglietto di banca.
Supponiamo che potesse registrare i luoghi per cui è passato,
chi l'ha utilizzato e perchè. Una storia appassionante in
cui ciascuno, con la propria immaginazione, può avventurarsi,
una storia piena di sorprese. Però, se invece di una persona
qualunque che cerca di intrattenersi piacevolmente con la fantasia,
l'interessato fosse un economista, gli piacerebbe sapere cosa hanno
fatto non uno, bensì tutti i biglietti. Sarebbe fantastico!
Potrebbe conoscere i flussi monetari dell'economia reale, dell'economia
finanziera e dell'economia sommersa! E questo in modo diretto, senza
dover creare indici nè dover fare affidamento alle dichiarazioni,
gli uni e le altre parziali, se non manipolati. E se invece di un
economista si trattasse di un giudice, non starebbe nella pelle,
perchè potrebbe verificare le dichiarazioni degli accusati
con la storia reale registrata e raccontata dai biglietti intervenuti
nell'omicidio, nella corruzione o nel furto.
Questa è dunque una delle frustrazioni
della nostra civilizzazione: che i biglietti nè registrano
alcunchè, nè parlano. Non lasciano tracce e sono muti.
L'economista ed il giudice devono fare da novellisti, che gli piaccia
o no. Devono ricostruire storie reali con documenti parziali o falsi.
La mancanza di prove assolve, così, tanto gli accusati come
coloro che li giudicano, lasciando i danneggiati totalmente indifesi.
Tutti sommersi nel regno delle tenebre, dell'oscurità, della
mancanza di trasparenza. Ciascuno alla fine è responsabile
soltanto davanti a "Dio e alla Storia": i politici che
promettono e non mantengono; gli economisti che fanno previsioni
su previsioni, e non ci azzeccano quasi mai; i giudici che devono
assolvere un indiziato per mancanza di prove formali...
Siamo talmente abituati a convivere coi soldi,
ad amarli e ad odiarli, che forse raramente ci siamo soffermati
ad osservare un biglietto di banca con l'attenzione sufficiente
per coglierne le sue caratteristiche al di là della funzione
pratica di pagare o risparmiare. Facciamolo, dunque, almeno per
una volta. Prendiamone uno, la quantità poco importa.
Abbiamo tra le mani un tipo di carta speciale. Delle facce o disegni
si vedono in risalto, mentre altri si possono cogliere soltanto
in controluce. Per finire, cifre, diverse cifre.
Tutti i biglietti di uguale quantità sono praticamente uguali
tra di loro. Esserne proprietario dipende strettamente dal possesso
fisico. Se si perdono, o vengono presi, si è perduto ogni
diritto su di essi. Sono anonimi.
Quando faccio un pagamento, il biglietto non dice niente. Tace sempre.
Non lascia traccia. Sempre corre. Passa di mano in mano, costantemente.
O rimane lasciato da parte per secoli sotto un materasso o dentro
una cassaforte.
La circolazione monetaria è, per definizione, il regno delle
tenebre. Nessuno ne sa nè può saperne niente, per
il bene e per il male. E chi afferma il contrario, sia ministro,
banchiere o governatore della banca centrale, inganna e mente. E
nel regno dell'oscurità e delle tenebre, tutto è possibile,
tutto resta impune.
I MAGHI DEL DENARO
Lasciate che vi racconti una storiella
dei tempi in cui diecimila lire avevano ancora un certo valore.
Un ingegnere viario arriva in un paesino,
per studiare sul terreno il progetto di una strada. Si dirige all'unica
locanda, dove fa uno spuntino. Poi chiama il locandiere e gli dà
diecimila lire:
-È possibile che mi debba trattenere
alcuni giorni, riservatemi una stanza. Quanto tornerò stasera
ve lo confermo. Nel frattempo, ecco diecimila lire, e i conti li
faremo dopo.
Il locandiere corse in cucina a parlare
con sua moglie. Con quelle diecimila lire potevano pagare il macellaio,
a cui dovevano la stessa quantità. E questi, quando le ricevette,
si affrettò a liquidare un debito col falegname; e questi,
col fabbro, e siccome la moglie del fabbro doveva diecimila lire
al farmacista, per le medicine di quando i suoi figli presero la
scalattina ed al marito uscì un ascesso, le sembrò
che era giunta l'occasione di pagare, e così fece.
Il farmacista, al ricevere i soldi,
chiuse bottega per un pochettino e arrivò fino alla locanda
per soddisfare un debito in sospeso dal banchetto che gli venne
servito quando si sposò sua figlia.
Nel frattempo, erano passate le ore,
e tornò l'ingegnere:
-Senta, visto che la strada non passerà per il paese,
secondo gli ultimi accordi presi con le autorità locali,
ho deciso di tornare alla capitale oggi stesso. Prendete dalle diecimila
lire quello che vi devo per la colazione, e scusate il disturbo.
"Quando l'ingegnere se ne fu andato, il locandiere disse a
sua moglie:
-Che fortuna abbiamo avuto che il
farmacista ci pagasse il debito, perchè altrimenti non so
come ce la saremmo cavata!"
Questa storiella ci introduce al tema dell'invenzione del denaro,
a cui abbiamo già fatto riferimento. Si tratta di un tema
capitale e poco conosciuto.
Viene riconosciuto quasi da tutti che, attualmente,
il sistema bancario è di fatto l'autentico creatore dei mezzi
di pagamento, vale a dire di moneta. Si possono trovare diversi
modi di spiegare i sistemi di creazione di denaro nella maggior
parte dei manuali di economia. Da una loro attenta lettura possiamo
trarne le seguenti conclusioni:
La "creazione di denaro" prevede due
fasi:
In un primo momento, la banca centrale emette monete e biglietti,
che costituiscono il mezzo legale di pagamento, e nello stesso tempo
genera risorse concedendo crediti al sistema bancario.
In una seconda fase le banche creano depositi (conti correnti=unità
monetarie) come risultato dell'espansione del credito (concessione
di crediti a partire dalle risorse aliene).
Proviamo a spiegarlo meglio. Dopo un lungo processo
in cui le riserve d'oro hanno smesso di avere relazione con il denaro
che viene emesso, attualmente la moneta legale possiede due strumenti:
i biglietti e le monete metalliche che fabbrica ogni Stato e che
vengono accettate grazie alla fiducia del pubblico ed al sostegno
ufficiale che ricevono. Però, curiosamente, l'insieme dei
biglietti e delle monete metalliche, in molti Stati, rappresenta
appena un 10 per cento della moneta che si utilizza. Il resto viene
creato dalle banche (sistema bancario) e funziona a base di assegni
ed annotazioni in conti correnti. Vediamolo attraverso un esempio
facile.
Supponiamo che una persona fa un ingresso nel suo
conto corrente di una certa quantità di lire in biglietti.
La banca sa, per esperienza, che questa quantità solitamente
non viene ritirata di colpo, e per tanto può mettere una
parte di questa quantità a disposizione di un cliente che
richiede un credito.
Il credito viene concesso sotto forma di denaro contabile (annotazione
di una quantità) in un conto corrente. Il beneficiario del
credito lo utilizzerà per pagare i suoi debiti o per far
fronte alle sue spese.
Le persone che riscuotono i pagamenti del beneficiario
del credito ingresseranno, probabilmente, una parte dei soldi in
banca. (Per il momento non importa che si tratti o meno della stessa
banca). Ciò che interessa vedere è che si è
creato un nuovo deposito, a partire da un nuovo ingresso.
Questo secondo deposito permetterà concedere
un nuovo credito. In questo modo il processo può continuare
a ripetersi fino ad un certo limite. In altre parole, un ingresso
in un conto corrente (alla vista) costituisce l'origine di un credito
che genera, a sua volta, un nuovo ingresso, e tutto questo senza
che il primo ingresso cessi di essere a disposizione del cliente.
In questo modo, l'espansione del credito aumenta il volume dei soldi
a disposizione dei consumatori e delle imprese.
Viceversa, i depositi a termine (denaro lasciato alle banche durante
un certo numero di mesi o anni) non permettono l'espansione del
credito. Il titolare del conto a termine si impegna a non usare
la quantità ingressata durante un certo tempo. Finchè
dura questo tempo, la banca presterà la quantità a
chi le chieda un prestito. La banca, in questo caso, attua da intermediario:
raccoglie risparmi e li trasforma in investimenti-capitale. È
questo ciò che le banche dicono essere il loro lavoro, e
ciò che la maggior parte della gente crede che fanno; le
banche farebbero i loro affari grazie al margine di beneficio tra
gli interessi che riscuotono e gli interessi che pagano.
La creazione di mezzi di pagamento non può
essere arbitraria senza provocare gravi scompensi nel mercato, giacchè
lo squilibrio tra il settore reale (produzione e consumo) ed il
settore monetario dell'economia fa sì che si producano inflazione
o deflazione monetaria.
In un mercato in crescita occorrono evidentemente
nuovi mezzi di pagamento per far fronte a nuovi investimenti, nuova
produzione e nuovo consumo. Il problema è indovinare il volume
esatto di denaro che bisogna inventare. Però questo volume
esatto di denaro è attualmente molto difficile da conoscere,
giacchè ogni Stato ed ogni banca persegue il proprio beneficio,
ed i controlli delle autorità monetarie non possono essere
del tutto efficaci senza che conoscere realmente i dati esatti che
si dovrebbero equilibrare, vale a dire: valore della produzione
e denaro attivo per la sua acquisizione. E così può
accadere che "nessuno sappia esattamente quanti milioni di
biglietti -dollari- ha stampato la Riserva Federale, giacchè
il loro numero è una cifra esoterica conosciuta soltanto
per alcuni sacerdoti della Banca".
IL SISTEMA BANCARIO: GIUDICE E PARTE IN CAUSA
Abbiamo provato ad avvicinarci ad uno dei nuclei
del sistema economico, cercando piste relative a come si crea il
denaro. Ma la successiva domanda è ugualmente capitale: chi
si appropria del denaro inventato?
Sembrerebbe che il denaro inventato si distribuisca tra i clienti.
Dobbiamo però fare attenzione al fatto che la banca riscuote
degli elevati interessi e che praticamente non ne paga, visto che
sta dando crediti con un denaro inventato. Fino a poco tempo fa
(e in molti casi ancora adesso) si remunerava l'ingresso iniziale
ed i saldi dei conti correnti, anche se ad un livello molto
basso (per esempio, all'1 per cento) in relazione
agli interessi dei crediti (per esempio, al 17 per cento).
Come se non bastasse, la banca dispone di un'importante massa da
manovrare -che non gli appartiene- di cui può disporre a
costi molto bassi. In definitiva, la cosa più importante,
nel caso dei soldi, è utilizzarli, piuttosto che tenerli.
Le banche ed i banchieri possono ottenere autocrediti ad ottime
condizioni; possono favorire o bloccare determinate operazioni finanziarie,
speculative, borsarie, inversive, politiche, elettorali, culturali...
Nella misura in cui i crediti industriali vengono solitamente aggiudicati
a coloro che possiedono patrimonio, si favoriscono i proprietari
e si discriminano quanti, pur avendo buoni progetti, non possiedono
niente di ipotecabile. Un altro beneficiario dell'aumento del credito
è la banca centrale. Questa obbliga le altre banche ad ingressare
una percentuale dei loro depositi di cassa senza praticamente nessuna
retribuzione in contropartita. Gli Stati, quando ricorrono alla
banca centrale per coprire il deficit pubblico, stanno facendo inventare
denaro che, nella misura in cui non corrisponda ad un incremento
reale della produzione, beneficerà alcuni cittadini -quelli
che riceveranno questi soldi dallo Stato- a detrimento di altri,
che si vedranno pergiudicati dall'inflazione.
La maggior parte dei libri d'introduzione all'economia
spiegano più o meno dettagliatamente questi processi. La
cosa che sorprende, in ciascuno di essi, è che non si fano
commenti sull'efficacia e sulla legittimità di tale sistema
bancario di creazione di denaro.
Quanto all'efficacia, la creazione bancaria di
denaro presenta una grave contraddizione interna. Per un verso,
le banche cercano di accumulare la maggior quantità di depositi
perchè su ogni nuovo credito percepiscono elevati interessi.
E ricordiamo che invece le banche quasi non retribuiscono i conti
correnti alla vista, che ne sono l'origine. Qui si verifica un fenomeno
importantissimo per le sue ripercussioni economiche e sociali. Risulta
impossibile che le banche perseguano nello stesso tempo il proprio
massimo beneficio e l'equilibrio economico globale. Le autorità
monetarie dispongono di un insieme di meccanismi che cercano di
frenare la crescita dell'offerta monetaria, che crea inflazione.
Ma trattandosi di meccanismi indiretti (aumento della quantità
di riserve obbligatorie, aumento del tasso d'interesse base, ed
emissioni di buoni del Tesoro), gli effetti non sono del tutto prevedibili,
ed inoltre influenzano altre variabili economiche importanti (investimenti,
disoccupazione...) che non sempre concedono sufficiente libertà
di azione.
In quanto alla legittimità della creazione
bancaria di denaro, si tratta di un problema che in generale nessuno
si pone. Perchè la società dovrebbe considerare positivo
che sui risparmi in comune di tutta la popolazione alcune imprese
possano inventare ed utilizzare denaro senza che l'insieme dei risparmiatori
venga retribuito in proporzione? Perchè lasciare nelle mani
d'interessi privati un lavoro che ha degli effetti "economici"
importantissimi, e non sempre equilibranti? Troviamo qui un fenomeno
di ipersfruttamento molto sottile che non è solo quello di
una classe (capitale) su di un'altra (lavoro), ma che è di
pochissime persone sull'insieme della società. (Il tema era
già stato posto nel capitolo 2).
Questo sfruttamento sottile, come di regola, dà
potere. Un potere, in questo caso, molto speciale, che si esprime
in molti modi e, tra questi, in uno che è strategico per
la società: il sistema bancario è responsabile di
gran parte del finanziamento del sistema elettorale, vale a dire
è quello che si occupa di fornire fondi ai partiti ed ai
candidati per le elezioni, senza altro criterio che non sia quello
della "fiducia" nei confronti delle diverse opzioni. Curiosamente,
la spiegazione e la messa in discussione della legittimità
di questi meccanismi di creazione ed appropriazione di denaro non
appaiono di solito nei libri degli economisti, ed ancor meno nei
programmi elettorali.
Di fatto, è molto difficile far chiarezza
circa l'impatto di questi meccanismi sulla realtà. In assenza
di un sistema monetario trasparente, la maggior parte delle posizioni
si scontrano a partire da opinioni e sfumature diverse. Eccone qui
alcune.
I banchieri, assolutamente tutti i banchieri, sono attualmente
i veri creatori di denaro.
Loro lo sanno, però in maniera astratta: da più
di trent'anni gli economisti hanno spiegato questa realtà;
ma nella pratica quotidiana, il tema è così diffuso
che i banchieri non ci vedono chiaro. Sono come un mago senza malizia
che tira fuori conigli dal suo cappello senza ricordarsi di averceli
messi...
Le banche creano denaro così come gli uomini pensano:
non è necessario volerlo.
Quando un banchiere analizza il suo bilancio, constata che
esiste un certo equilibrio tra i depositi ed i crediti. Però
sa perfettamente che questi depositi non gli appartengono. Se eccettua
le risorse proprie della banca [...] vedrà, da un lato, dei
crediti ai suoi debitori, e dall'altro, dei debiti ai suoi depositanti.
Se confronta due bilanci successivi, constaterà che i depositi
ed i crediti sono aumentati di una certa quantità. Questo
è tutto. Il denaro che abbia potuto creare non può
essere isolato all'interno del suo bilancio. Il denaro di nuova
creazione non differisce in niente dal vecchio, che continua a circolare.
I depositi si mescolano indissolubilmente gli uni con gli altri.
Il coniglio non esce fuori dal berretto fino al momento in cui non
si riuniscono tutti i bilanci di tutte le banche in una statistica
totale: ed allora si vede chiaramente che la quantità di
denaro in circolazione è aumentata... Dove sta il mistero?
"Sta nel fatto che il denaro che circola attualmente
è un debito [...] contratto da stabilimenti specializzati."
"Se diciamo ad un qualunque banchiere della catena che ha "creato"
denaro, protesterà energicamente. I crediti che ha concesso,
insisterà, avevano la loro copertura in un eccesso di riserve
tanto grande come il credito stesso."
"I banchieri hanno tutte le ragioni quando
dicono che non prestano neanche una lira di più di ciò
che hanno. Il denaro non si crea nel processo del prestito per il
fatto che la banca lasci più soldi di quanto non ne abbia.
Il denaro si crea perchè generalmente voi ed io ci paghiamo
reciprocamente con assegni che ci danno dei diritti sulle banche
degli altri. Non si creerebbe denaro se si trasformassero in contanti
tutti gli assegni che riceviamo. Ma non facciamo così. Depositiamo
gli assegni nei nostri conti correnti e, nel farlo, diamo alle nostre
banche ancora maggiori riserve di quelle che le occorrono per garantire
i depositi che hanno. Questi nuovi eccessi di riserva fanno si che
le banche possano prestare o investire, e di conseguenza permettono
che qualcun'altro apra nuovi conti correnti che continuano a generare
nuovi eccessi di riserva.
"Tutto ciò può fare un pò di paura. Questo
vuole forse dire che la nuova offerta monetaria si espande indefinitamente
a partire da un solo deposito nuovo? Non sarebbe questa una cosa
estremamente pericolosa?
"Naturalmente lo sarebbe, ma è impossibile che succeda.
Dopo aver ben compreso in che modo un aumento originario di depositi
fa aumentare l'offerta monetaria, dobbiamo comprendere egualmente
bene cos'è che fa sì che l'offerta monetaria si mantenga
entro certi limiti."
Tutta questa complessa argomentazione è
d'una casistica brutale. Come può essere che un meccanismo
così importante, strategico e poderoso sia così poco
trasparente e così poco esatto, e venga lasciato nelle mani
degli interessi a breve termine delle banche?
Le complicazioni non finiscono qui, perchè malgrado il fatto
che "in teoria" il banco centrale afferma di disporre
di meccanismi di controllo, in pratica questi non sempre sono efficaci.
Ed inoltre bisogna osservare che oggi esiste una molteplicità
di altre forme di "moneta", a parte la carta moneta ed
il denaro bancario, che non possono essere controllate dalla banca
centrale. "Non vi è una linea di demarcazione chiara,
all'interno dell'insieme dei liquidi, tra ciò che è
moneta e ciò che non lo è. Quale che sia la definizione
che si scelga per la "moneta", questa definizione si troverà
circondata da una miriade di strumenti, più o meno liquidi,
che possono servirle da sostituti."
Per cercare di porre le basi della politica monetaria non soltanto
si devono tenere in conto i biglietti e le monete, i depositi alla
vista, i depositi di risparmio, i depositi a termine..., ma anche
gli Attivi nelle Mani del Pubblico (ALP), che includono una immensa
famiglia di quasi-denari incontrollabili, di carta che viene utilizzata
come se fosse denaro: debito pubblico, sovvenzioni, cessioni temporali,
cambiali d'impresa... Questi ALP, in 15 anni, in Spagna, si sono
moltiplicati quasi del 1.400 per cento!
"È facile dedurre, da tutte le considerazioni
anteriori, che non può esistere un controllo efficace sull'invenzione
di denaro.
"Il risultato immediato di questa situazione è che ogni
banca, all'interno dei condizionamenti più o meno stretti
che le vengono imposti dalla banca centrale, agisce secondo le sue
proprie convenienze. E non esiste un'articolazione effettiva a livello
globale che permetta tracciare strategie globali per tutto il mercato.
I bisogni vengono attesi empiricamente e parzialmente non in funzione
delle necessità dell'insieme ma quasi sempre a favore dei
settori privilegiati della società."
NEI SOTTERRANEI
Fin qui abbiamo parlato del processo legale di
creazione di denaro, frutto dell'interazione tra emissioni della
banca centrale, espansione del credito delle banche ed uso di assegni
e conti correnti dei clienti.
Non saremmo ingenui al credere che questo processo legale è
l'unico processo reale d'invenzione di denaro? Sembra che ci sia
una fiducia crescente sul fatto che la frode è sempre più
difficile, che le leggi sono più dure, che le ispezioni sono
incorruttibili. Ma se questo fosse vero, come si spiega che lo stesso
Governo spagnolo ammetta che nel 1989 vi erano quasi 9 mila miliardi
[di pesetas, cioè quasi 108 mila miliardi in lire italiane]
di denaro nero (il che rappresentava quasi un terzo del prodotto
interno lordo)? E non è necessario andare così lontano.
Quante imprese non tengono doppia (o tripla) contabilità?
E le banche dovrebbero rappresentare, in questo ambiente generale,
un'eccezione?
Si può sempre dire che queste cose succedono
alle nostre latitudini per mancanzia di efficacia della nostra burocrazia.
E che invece, per esempio, negli Stati Uniti tutto ciò è
impossibile. Per chi non ha dubbi, consigliamo la lettura dell'ultimo
libro-inchiesta di Vance Packard (1989) sugli ultraricchi americani.
"In realtà, i più ricchi stabiliscono essi stessi
il tetto delle loro contribuzioni. Come spiega un consulente fiscale
della regione di Washington, specializzato in fortune consistenti:
"I nostri clienti decidono la quantità che intendono
pagare al Governo, e noi facciamo ciò che è necessario
perchè questa sia la cifra". "Noi non paghiamo
le tasse. Le pagano solo i pesci piccoli" -dice la multimilionaria
Leona Helmley. "Io conosco persone che sono cinque volte più
ricche di me e che si vantano di non aver mai pagato tasse"
-conferma M. Sol Price, con una fortuna valutata in 200 milioni
di dollari."
nalogamente,
a livello macroeconomico non troviamo mai nessuna partita chiara
che corrisponda alla creazione bancaria annuale di denaro, nè
alcun indicatore della sua relazione con i depositi di denaro contante
realizzati. Tutto diventa complicato e difficile per il cittadino
qualunque e persino per qualsiasi economista che non sia uno specialista.
Uno dei pochi economisti che attribuiscono un'importanza capitale
alla creazione di denaro è Maurice Allais, premio Nobel d'economia
del 1988: propone che si "restituiscano allo Stato, cioè
alla collettività, gli ingressi corrispondenti alla creazione
di moneta". "Le rendite generate dalla creazione di moneta
andrebbero direttamente allo Stato, che potrebbe in questo modo
diminuire le tasse. La maggior parte, se non addirittura la totalità
dell'imposta progressiva sulla rendita, potrebbe venire soppressa."
Oltretutto, il sistema bancario offre di fatto
copertura al gioco sporco: il denaro nero (dell'economia sommersa),
il denaro "rosso" (della droga), il denaro sporco (del
mondo del crimine) viene "biancheggiato" dalle banche.
Sotto il segreto bancario si nasconde di tutto. Il caso più
evidente, anche se non l'unico, è quello del biancheggiamento
del denaro "rosso", generato dal commercio della droga.
"Tutta
la grande banca degli Stati Uniti ha riconosciuto di aver violato
la Legge della Riserva Federale come sistema per biancheggiare il
denaro della mafia, raccolto nei settori che ingressano quotidianamente
grandi quantità di denaro contante." "Il delegato
del Governo per il Piano Nazionale Contro la Droga riconosce che
fino ad ora rimane un mistero come si muove in Spagna il denaro
della droga. E neppure si conosce esattamente quali supporti finanziari
utilizzino i narcotrafficanti. Sì che sappiamo, tuttavia,
che i benefici ottenuti in Spagna ed in altri paesi vengono trasferiti,
dopo esser stati biancheggiati, nel circuito dei paradisi fiscali
del sistema bancario internazionale." Lo stesso Mitterrand
ha detto: "Le banche che hanno riciclato il denaro del narcotraffico
meritano sanzioni radicali, dato che in questo terreno bisogna agire
senza pietà. Questo tema è sufficiente perchè
si autorizzino le investigazioni necessarie sull'origine dei denari
della banca in tutto il mondo".
"I "cattivi" sono i paradisi fiscali.
Ma ciò che non si dice è che la maggioranza delle
banche mondiali possiedono filiali in essi." "Malauguratamente,
non conosciamo alcuno studio in cui si stabilisca la percentuale
dei crediti che vennero dilapidati dalle élites dei paesi
del Terzo Mondo e che nella maggior parte dei casi trovavano discretamente
rifugio nelle banche dei paesi industrializzati attraverso i loro
paradisi fiscali." "I paesi industrializzati tendono a
non ricordare che sono le loro banche le prime ad essere beneficiate
da queste fughe, analogamente a ciò che avviene nel "riciclaggio"
del denaro nero del traffico di droga."
In definitiva, dietro al brillío dei marmi,
alla sicurezza dell'acciaio, alle contabilità impeccabili,
all'indiscutibile onestà delle persone... si nasconde un'arma
sottile conosciuta e dominata soltanto da una piccola minoranza
di persone molto ben situate le quali, nella misura in cui guardano
solo al proprio interesse, non soltanto mettono in pericolo gli
equilibri generali e così pregiudicare l'insieme della società,
ma anche, presto o tardi, per un effetto boomerang, possono pregiudicare
se stessi
Note:
1 BUSQUETS, Esteve, Només
seixanta duros, "El 9 Nou", 27-X-1989
2 BRICALL, Josep Mª (1979), Introducció a l'Economia,
Editorial Ariel, Barcelona, 1980; LIPSEY, Richard G. (1963), Introducción
a la Economía Positiva, Vicens Universidad, Barcelona, 1985;
LORENTE, Miguel A., Banca y Mercado Monetario, Banco de Vizcaya,
Bilbao, 1978.
3 La crisis que viene, "Más Allá", num.
19. .
4 LAVRILLÈRE, Jacques, La industria de los banqueros, A.
Redondo Editor, Barcelona, 1969, pp. 87-89.
5 HEILBRONER, Robert L., e THUROW, Lester C. (1982), Introducció
a l'economia, Editorial Empúries, Barcelona, 1985, p. 298.
6 GRAU, Magdalena, Moneda telemàtica i estratègia
de mercat, Centre d'Estudis Joan Bardina, Barcelona, 1985, p. 69
(citando Lord Kaldor).
7 Idem, p. 69.
8 Dinero negro: lo único que sobra en España, "La
Mañana", 7-V-1988.
9 PACKARD, Vance, Les ultra riches, Acropole, Parigi, 1990.
10 Hay que acabar con los impuestos sobre la renta, "La Vanguardia-Dominical",
20-VIII-1989, pp. 16-22.
11 El narcotráfico y la banca, "La Gaceta", 29-XII-1989.
12 Miedo e hipocresía, "La Vanguardia", IX-1989.
13 El problema de la deuda, "La Vanguardia", IX-1989.
|