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Breve storia della moneta.
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Il Capitalismo Comunitario.
Agustí Chalaux de Subirà.

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Agustí Chalaux de Subirà.

Leggende semitiche sulla banca.
Agustí Chalaux de Subirà.

Moneta telematica e strategia di mercato.
Magdalena Grau, Agustí Chalaux.

Omaggi e biografie:

Note autobiografiche di Agustí Chalaux de Subirà (1911-2006).


Capitolo 7. IL REGNO DELLE TENEBRE

Le caratteristiche delle diverse varianti di monete "storiche" (metalliste) sono: anonimato, uniformità e mobilità.

L'anonimato del metallo-moneta o della carta-moneta (non informa su chi compra o vende) permette realizzare ogni sorta di attività monetarie senza che resti alcuna traccia personalizzata e responsabilizzatrice. L'uniformità di questi strumenti monetari è quasi totale -a parte il numero di unità monetarie che ciascuno rappresenta-, giacchè non forniscono nessuna indicazione rispetto ai dettagli specifici di ogni intercambio; non dicono nulla di cosa, come, quando e dove si è compiuta una compra-vendita. Ostacolano, quindi, ogni tentativo di analisi dettagliata della complessa e fluida realtà mercantile. La mobilità di questo tipo di moneta (serve per una molteplicità di intercambi durante un periodo di tempo indefinito) rende impossibile fissare ogni singolo atto di compravendita, e per tanto impedisce l'aggregazione totale o parziale dei valori corrispondenti.
Sarebbe interessante, come espediente letterario per descrivere una società, raccontare la storia di un biglietto di banca. Supponiamo che potesse registrare i luoghi per cui è passato, chi l'ha utilizzato e perchè. Una storia appassionante in cui ciascuno, con la propria immaginazione, può avventurarsi, una storia piena di sorprese. Però, se invece di una persona qualunque che cerca di intrattenersi piacevolmente con la fantasia, l'interessato fosse un economista, gli piacerebbe sapere cosa hanno fatto non uno, bensì tutti i biglietti. Sarebbe fantastico! Potrebbe conoscere i flussi monetari dell'economia reale, dell'economia finanziera e dell'economia sommersa! E questo in modo diretto, senza dover creare indici nè dover fare affidamento alle dichiarazioni, gli uni e le altre parziali, se non manipolati. E se invece di un economista si trattasse di un giudice, non starebbe nella pelle, perchè potrebbe verificare le dichiarazioni degli accusati con la storia reale registrata e raccontata dai biglietti intervenuti nell'omicidio, nella corruzione o nel furto.

Questa è dunque una delle frustrazioni della nostra civilizzazione: che i biglietti nè registrano alcunchè, nè parlano. Non lasciano tracce e sono muti. L'economista ed il giudice devono fare da novellisti, che gli piaccia o no. Devono ricostruire storie reali con documenti parziali o falsi. La mancanza di prove assolve, così, tanto gli accusati come coloro che li giudicano, lasciando i danneggiati totalmente indifesi. Tutti sommersi nel regno delle tenebre, dell'oscurità, della mancanza di trasparenza. Ciascuno alla fine è responsabile soltanto davanti a "Dio e alla Storia": i politici che promettono e non mantengono; gli economisti che fanno previsioni su previsioni, e non ci azzeccano quasi mai; i giudici che devono assolvere un indiziato per mancanza di prove formali...

Siamo talmente abituati a convivere coi soldi, ad amarli e ad odiarli, che forse raramente ci siamo soffermati ad osservare un biglietto di banca con l'attenzione sufficiente per coglierne le sue caratteristiche al di là della funzione pratica di pagare o risparmiare. Facciamolo, dunque, almeno per una volta. Prendiamone uno, la quantità poco importa.
Abbiamo tra le mani un tipo di carta speciale. Delle facce o disegni si vedono in risalto, mentre altri si possono cogliere soltanto in controluce. Per finire, cifre, diverse cifre.
Tutti i biglietti di uguale quantità sono praticamente uguali tra di loro. Esserne proprietario dipende strettamente dal possesso fisico. Se si perdono, o vengono presi, si è perduto ogni diritto su di essi. Sono anonimi.
Quando faccio un pagamento, il biglietto non dice niente. Tace sempre. Non lascia traccia. Sempre corre. Passa di mano in mano, costantemente. O rimane lasciato da parte per secoli sotto un materasso o dentro una cassaforte.
La circolazione monetaria è, per definizione, il regno delle tenebre. Nessuno ne sa nè può saperne niente, per il bene e per il male. E chi afferma il contrario, sia ministro, banchiere o governatore della banca centrale, inganna e mente. E nel regno dell'oscurità e delle tenebre, tutto è possibile, tutto resta impune.


I MAGHI DEL DENARO

• Lasciate che vi racconti una storiella dei tempi in cui diecimila lire avevano ancora un certo valore.

•Un ingegnere viario arriva in un paesino, per studiare sul terreno il progetto di una strada. Si dirige all'unica locanda, dove fa uno spuntino. Poi chiama il locandiere e gli dà diecimila lire:

• -È possibile che mi debba trattenere alcuni giorni, riservatemi una stanza. Quanto tornerò stasera ve lo confermo. Nel frattempo, ecco diecimila lire, e i conti li faremo dopo.

• Il locandiere corse in cucina a parlare con sua moglie. Con quelle diecimila lire potevano pagare il macellaio, a cui dovevano la stessa quantità. E questi, quando le ricevette, si affrettò a liquidare un debito col falegname; e questi, col fabbro, e siccome la moglie del fabbro doveva diecimila lire al farmacista, per le medicine di quando i suoi figli presero la scalattina ed al marito uscì un ascesso, le sembrò che era giunta l'occasione di pagare, e così fece.

• Il farmacista, al ricevere i soldi, chiuse bottega per un pochettino e arrivò fino alla locanda per soddisfare un debito in sospeso dal banchetto che gli venne servito quando si sposò sua figlia.

• Nel frattempo, erano passate le ore, e tornò l'ingegnere:
• -Senta, visto che la strada non passerà per il paese, secondo gli ultimi accordi presi con le autorità locali, ho deciso di tornare alla capitale oggi stesso. Prendete dalle diecimila lire quello che vi devo per la colazione, e scusate il disturbo.
"Quando l'ingegnere se ne fu andato, il locandiere disse a sua moglie:

• -Che fortuna abbiamo avuto che il farmacista ci pagasse il debito, perchè altrimenti non so come ce la saremmo cavata!"
Questa storiella ci introduce al tema dell'invenzione del denaro, a cui abbiamo già fatto riferimento. Si tratta di un tema capitale e poco conosciuto.

Viene riconosciuto quasi da tutti che, attualmente, il sistema bancario è di fatto l'autentico creatore dei mezzi di pagamento, vale a dire di moneta. Si possono trovare diversi modi di spiegare i sistemi di creazione di denaro nella maggior parte dei manuali di economia. Da una loro attenta lettura possiamo trarne le seguenti conclusioni:

La "creazione di denaro" prevede due fasi:
In un primo momento, la banca centrale emette monete e biglietti, che costituiscono il mezzo legale di pagamento, e nello stesso tempo genera risorse concedendo crediti al sistema bancario.
In una seconda fase le banche creano depositi (conti correnti=unità monetarie) come risultato dell'espansione del credito (concessione di crediti a partire dalle risorse aliene).

Proviamo a spiegarlo meglio. Dopo un lungo processo in cui le riserve d'oro hanno smesso di avere relazione con il denaro che viene emesso, attualmente la moneta legale possiede due strumenti: i biglietti e le monete metalliche che fabbrica ogni Stato e che vengono accettate grazie alla fiducia del pubblico ed al sostegno ufficiale che ricevono. Però, curiosamente, l'insieme dei biglietti e delle monete metalliche, in molti Stati, rappresenta appena un 10 per cento della moneta che si utilizza. Il resto viene creato dalle banche (sistema bancario) e funziona a base di assegni ed annotazioni in conti correnti. Vediamolo attraverso un esempio facile.

Supponiamo che una persona fa un ingresso nel suo conto corrente di una certa quantità di lire in biglietti.
La banca sa, per esperienza, che questa quantità solitamente non viene ritirata di colpo, e per tanto può mettere una parte di questa quantità a disposizione di un cliente che richiede un credito.
Il credito viene concesso sotto forma di denaro contabile (annotazione di una quantità) in un conto corrente. Il beneficiario del credito lo utilizzerà per pagare i suoi debiti o per far fronte alle sue spese.

Le persone che riscuotono i pagamenti del beneficiario del credito ingresseranno, probabilmente, una parte dei soldi in banca. (Per il momento non importa che si tratti o meno della stessa banca). Ciò che interessa vedere è che si è creato un nuovo deposito, a partire da un nuovo ingresso.

Questo secondo deposito permetterà concedere un nuovo credito. In questo modo il processo può continuare a ripetersi fino ad un certo limite. In altre parole, un ingresso in un conto corrente (alla vista) costituisce l'origine di un credito che genera, a sua volta, un nuovo ingresso, e tutto questo senza che il primo ingresso cessi di essere a disposizione del cliente. In questo modo, l'espansione del credito aumenta il volume dei soldi a disposizione dei consumatori e delle imprese.
Viceversa, i depositi a termine (denaro lasciato alle banche durante un certo numero di mesi o anni) non permettono l'espansione del credito. Il titolare del conto a termine si impegna a non usare la quantità ingressata durante un certo tempo. Finchè dura questo tempo, la banca presterà la quantità a chi le chieda un prestito. La banca, in questo caso, attua da intermediario: raccoglie risparmi e li trasforma in investimenti-capitale. È questo ciò che le banche dicono essere il loro lavoro, e ciò che la maggior parte della gente crede che fanno; le banche farebbero i loro affari grazie al margine di beneficio tra gli interessi che riscuotono e gli interessi che pagano.

La creazione di mezzi di pagamento non può essere arbitraria senza provocare gravi scompensi nel mercato, giacchè lo squilibrio tra il settore reale (produzione e consumo) ed il settore monetario dell'economia fa sì che si producano inflazione o deflazione monetaria.

In un mercato in crescita occorrono evidentemente nuovi mezzi di pagamento per far fronte a nuovi investimenti, nuova produzione e nuovo consumo. Il problema è indovinare il volume esatto di denaro che bisogna inventare. Però questo volume esatto di denaro è attualmente molto difficile da conoscere, giacchè ogni Stato ed ogni banca persegue il proprio beneficio, ed i controlli delle autorità monetarie non possono essere del tutto efficaci senza che conoscere realmente i dati esatti che si dovrebbero equilibrare, vale a dire: valore della produzione e denaro attivo per la sua acquisizione. E così può accadere che "nessuno sappia esattamente quanti milioni di biglietti -dollari- ha stampato la Riserva Federale, giacchè il loro numero è una cifra esoterica conosciuta soltanto per alcuni sacerdoti della Banca".


IL SISTEMA BANCARIO: GIUDICE E PARTE IN CAUSA

Abbiamo provato ad avvicinarci ad uno dei nuclei del sistema economico, cercando piste relative a come si crea il denaro. Ma la successiva domanda è ugualmente capitale: chi si appropria del denaro inventato?
Sembrerebbe che il denaro inventato si distribuisca tra i clienti. Dobbiamo però fare attenzione al fatto che la banca riscuote degli elevati interessi e che praticamente non ne paga, visto che sta dando crediti con un denaro inventato. Fino a poco tempo fa (e in molti casi ancora adesso) si remunerava l'ingresso iniziale ed i saldi dei conti correnti, anche se ad un livello molto

basso (per esempio, all'1 per cento) in relazione agli interessi dei crediti (per esempio, al 17 per cento).
Come se non bastasse, la banca dispone di un'importante massa da manovrare -che non gli appartiene- di cui può disporre a costi molto bassi. In definitiva, la cosa più importante, nel caso dei soldi, è utilizzarli, piuttosto che tenerli. Le banche ed i banchieri possono ottenere autocrediti ad ottime condizioni; possono favorire o bloccare determinate operazioni finanziarie, speculative, borsarie, inversive, politiche, elettorali, culturali... Nella misura in cui i crediti industriali vengono solitamente aggiudicati a coloro che possiedono patrimonio, si favoriscono i proprietari e si discriminano quanti, pur avendo buoni progetti, non possiedono niente di ipotecabile. Un altro beneficiario dell'aumento del credito è la banca centrale. Questa obbliga le altre banche ad ingressare una percentuale dei loro depositi di cassa senza praticamente nessuna retribuzione in contropartita. Gli Stati, quando ricorrono alla banca centrale per coprire il deficit pubblico, stanno facendo inventare denaro che, nella misura in cui non corrisponda ad un incremento reale della produzione, beneficerà alcuni cittadini -quelli che riceveranno questi soldi dallo Stato- a detrimento di altri, che si vedranno pergiudicati dall'inflazione.

La maggior parte dei libri d'introduzione all'economia spiegano più o meno dettagliatamente questi processi. La cosa che sorprende, in ciascuno di essi, è che non si fano commenti sull'efficacia e sulla legittimità di tale sistema bancario di creazione di denaro.

Quanto all'efficacia, la creazione bancaria di denaro presenta una grave contraddizione interna. Per un verso, le banche cercano di accumulare la maggior quantità di depositi perchè su ogni nuovo credito percepiscono elevati interessi. E ricordiamo che invece le banche quasi non retribuiscono i conti correnti alla vista, che ne sono l'origine. Qui si verifica un fenomeno importantissimo per le sue ripercussioni economiche e sociali. Risulta impossibile che le banche perseguano nello stesso tempo il proprio massimo beneficio e l'equilibrio economico globale. Le autorità monetarie dispongono di un insieme di meccanismi che cercano di frenare la crescita dell'offerta monetaria, che crea inflazione. Ma trattandosi di meccanismi indiretti (aumento della quantità di riserve obbligatorie, aumento del tasso d'interesse base, ed emissioni di buoni del Tesoro), gli effetti non sono del tutto prevedibili, ed inoltre influenzano altre variabili economiche importanti (investimenti, disoccupazione...) che non sempre concedono sufficiente libertà di azione.

In quanto alla legittimità della creazione bancaria di denaro, si tratta di un problema che in generale nessuno si pone. Perchè la società dovrebbe considerare positivo che sui risparmi in comune di tutta la popolazione alcune imprese possano inventare ed utilizzare denaro senza che l'insieme dei risparmiatori venga retribuito in proporzione? Perchè lasciare nelle mani d'interessi privati un lavoro che ha degli effetti "economici" importantissimi, e non sempre equilibranti? Troviamo qui un fenomeno di ipersfruttamento molto sottile che non è solo quello di una classe (capitale) su di un'altra (lavoro), ma che è di pochissime persone sull'insieme della società. (Il tema era già stato posto nel capitolo 2).

Questo sfruttamento sottile, come di regola, dà potere. Un potere, in questo caso, molto speciale, che si esprime in molti modi e, tra questi, in uno che è strategico per la società: il sistema bancario è responsabile di gran parte del finanziamento del sistema elettorale, vale a dire è quello che si occupa di fornire fondi ai partiti ed ai candidati per le elezioni, senza altro criterio che non sia quello della "fiducia" nei confronti delle diverse opzioni. Curiosamente, la spiegazione e la messa in discussione della legittimità di questi meccanismi di creazione ed appropriazione di denaro non appaiono di solito nei libri degli economisti, ed ancor meno nei programmi elettorali.

Di fatto, è molto difficile far chiarezza circa l'impatto di questi meccanismi sulla realtà. In assenza di un sistema monetario trasparente, la maggior parte delle posizioni si scontrano a partire da opinioni e sfumature diverse. Eccone qui alcune.
• I banchieri, assolutamente tutti i banchieri, sono attualmente i veri creatori di denaro.
• Loro lo sanno, però in maniera astratta: da più di trent'anni gli economisti hanno spiegato questa realtà; ma nella pratica quotidiana, il tema è così diffuso che i banchieri non ci vedono chiaro. Sono come un mago senza malizia che tira fuori conigli dal suo cappello senza ricordarsi di averceli messi...
• Le banche creano denaro così come gli uomini pensano: non è necessario volerlo.
• Quando un banchiere analizza il suo bilancio, constata che esiste un certo equilibrio tra i depositi ed i crediti. Però sa perfettamente che questi depositi non gli appartengono. Se eccettua le risorse proprie della banca [...] vedrà, da un lato, dei crediti ai suoi debitori, e dall'altro, dei debiti ai suoi depositanti. Se confronta due bilanci successivi, constaterà che i depositi ed i crediti sono aumentati di una certa quantità. Questo è tutto. Il denaro che abbia potuto creare non può essere isolato all'interno del suo bilancio. Il denaro di nuova creazione non differisce in niente dal vecchio, che continua a circolare. I depositi si mescolano indissolubilmente gli uni con gli altri. Il coniglio non esce fuori dal berretto fino al momento in cui non si riuniscono tutti i bilanci di tutte le banche in una statistica totale: ed allora si vede chiaramente che la quantità di denaro in circolazione è aumentata... Dove sta il mistero?

"Sta nel fatto che il denaro che circola attualmente è un debito [...] contratto da stabilimenti specializzati."
"Se diciamo ad un qualunque banchiere della catena che ha "creato" denaro, protesterà energicamente. I crediti che ha concesso, insisterà, avevano la loro copertura in un eccesso di riserve tanto grande come il credito stesso."

"I banchieri hanno tutte le ragioni quando dicono che non prestano neanche una lira di più di ciò che hanno. Il denaro non si crea nel processo del prestito per il fatto che la banca lasci più soldi di quanto non ne abbia. Il denaro si crea perchè generalmente voi ed io ci paghiamo reciprocamente con assegni che ci danno dei diritti sulle banche degli altri. Non si creerebbe denaro se si trasformassero in contanti tutti gli assegni che riceviamo. Ma non facciamo così. Depositiamo gli assegni nei nostri conti correnti e, nel farlo, diamo alle nostre banche ancora maggiori riserve di quelle che le occorrono per garantire i depositi che hanno. Questi nuovi eccessi di riserva fanno si che le banche possano prestare o investire, e di conseguenza permettono che qualcun'altro apra nuovi conti correnti che continuano a generare nuovi eccessi di riserva.
"Tutto ciò può fare un pò di paura. Questo vuole forse dire che la nuova offerta monetaria si espande indefinitamente a partire da un solo deposito nuovo? Non sarebbe questa una cosa estremamente pericolosa?
"Naturalmente lo sarebbe, ma è impossibile che succeda. Dopo aver ben compreso in che modo un aumento originario di depositi fa aumentare l'offerta monetaria, dobbiamo comprendere egualmente bene cos'è che fa sì che l'offerta monetaria si mantenga entro certi limiti."

Tutta questa complessa argomentazione è d'una casistica brutale. Come può essere che un meccanismo così importante, strategico e poderoso sia così poco trasparente e così poco esatto, e venga lasciato nelle mani degli interessi a breve termine delle banche?
Le complicazioni non finiscono qui, perchè malgrado il fatto che "in teoria" il banco centrale afferma di disporre di meccanismi di controllo, in pratica questi non sempre sono efficaci. Ed inoltre bisogna osservare che oggi esiste una molteplicità di altre forme di "moneta", a parte la carta moneta ed il denaro bancario, che non possono essere controllate dalla banca centrale. "Non vi è una linea di demarcazione chiara, all'interno dell'insieme dei liquidi, tra ciò che è moneta e ciò che non lo è. Quale che sia la definizione che si scelga per la "moneta", questa definizione si troverà circondata da una miriade di strumenti, più o meno liquidi, che possono servirle da sostituti."
Per cercare di porre le basi della politica monetaria non soltanto si devono tenere in conto i biglietti e le monete, i depositi alla vista, i depositi di risparmio, i depositi a termine..., ma anche gli Attivi nelle Mani del Pubblico (ALP), che includono una immensa famiglia di quasi-denari incontrollabili, di carta che viene utilizzata come se fosse denaro: debito pubblico, sovvenzioni, cessioni temporali, cambiali d'impresa... Questi ALP, in 15 anni, in Spagna, si sono moltiplicati quasi del 1.400 per cento!

"È facile dedurre, da tutte le considerazioni anteriori, che non può esistere un controllo efficace sull'invenzione di denaro.
"Il risultato immediato di questa situazione è che ogni banca, all'interno dei condizionamenti più o meno stretti che le vengono imposti dalla banca centrale, agisce secondo le sue proprie convenienze. E non esiste un'articolazione effettiva a livello globale che permetta tracciare strategie globali per tutto il mercato. I bisogni vengono attesi empiricamente e parzialmente non in funzione delle necessità dell'insieme ma quasi sempre a favore dei settori privilegiati della società."


NEI SOTTERRANEI

Fin qui abbiamo parlato del processo legale di creazione di denaro, frutto dell'interazione tra emissioni della banca centrale, espansione del credito delle banche ed uso di assegni e conti correnti dei clienti.
Non saremmo ingenui al credere che questo processo legale è l'unico processo reale d'invenzione di denaro? Sembra che ci sia una fiducia crescente sul fatto che la frode è sempre più difficile, che le leggi sono più dure, che le ispezioni sono incorruttibili. Ma se questo fosse vero, come si spiega che lo stesso Governo spagnolo ammetta che nel 1989 vi erano quasi 9 mila miliardi [di pesetas, cioè quasi 108 mila miliardi in lire italiane] di denaro nero (il che rappresentava quasi un terzo del prodotto interno lordo)? E non è necessario andare così lontano. Quante imprese non tengono doppia (o tripla) contabilità? E le banche dovrebbero rappresentare, in questo ambiente generale, un'eccezione?

Si può sempre dire che queste cose succedono alle nostre latitudini per mancanzia di efficacia della nostra burocrazia. E che invece, per esempio, negli Stati Uniti tutto ciò è impossibile. Per chi non ha dubbi, consigliamo la lettura dell'ultimo libro-inchiesta di Vance Packard (1989) sugli ultraricchi americani. "In realtà, i più ricchi stabiliscono essi stessi il tetto delle loro contribuzioni. Come spiega un consulente fiscale della regione di Washington, specializzato in fortune consistenti: "I nostri clienti decidono la quantità che intendono pagare al Governo, e noi facciamo ciò che è necessario perchè questa sia la cifra". "Noi non paghiamo le tasse. Le pagano solo i pesci piccoli" -dice la multimilionaria Leona Helmley. "Io conosco persone che sono cinque volte più ricche di me e che si vantano di non aver mai pagato tasse" -conferma M. Sol Price, con una fortuna valutata in 200 milioni di dollari."

nalogamente, a livello macroeconomico non troviamo mai nessuna partita chiara che corrisponda alla creazione bancaria annuale di denaro, nè alcun indicatore della sua relazione con i depositi di denaro contante realizzati. Tutto diventa complicato e difficile per il cittadino qualunque e persino per qualsiasi economista che non sia uno specialista. Uno dei pochi economisti che attribuiscono un'importanza capitale alla creazione di denaro è Maurice Allais, premio Nobel d'economia del 1988: propone che si "restituiscano allo Stato, cioè alla collettività, gli ingressi corrispondenti alla creazione di moneta". "Le rendite generate dalla creazione di moneta andrebbero direttamente allo Stato, che potrebbe in questo modo diminuire le tasse. La maggior parte, se non addirittura la totalità dell'imposta progressiva sulla rendita, potrebbe venire soppressa."

Oltretutto, il sistema bancario offre di fatto copertura al gioco sporco: il denaro nero (dell'economia sommersa), il denaro "rosso" (della droga), il denaro sporco (del mondo del crimine) viene "biancheggiato" dalle banche. Sotto il segreto bancario si nasconde di tutto. Il caso più evidente, anche se non l'unico, è quello del biancheggiamento del denaro "rosso", generato dal commercio della droga.

"Tutta la grande banca degli Stati Uniti ha riconosciuto di aver violato la Legge della Riserva Federale come sistema per biancheggiare il denaro della mafia, raccolto nei settori che ingressano quotidianamente grandi quantità di denaro contante." "Il delegato del Governo per il Piano Nazionale Contro la Droga riconosce che fino ad ora rimane un mistero come si muove in Spagna il denaro della droga. E neppure si conosce esattamente quali supporti finanziari utilizzino i narcotrafficanti. Sì che sappiamo, tuttavia, che i benefici ottenuti in Spagna ed in altri paesi vengono trasferiti, dopo esser stati biancheggiati, nel circuito dei paradisi fiscali del sistema bancario internazionale." Lo stesso Mitterrand ha detto: "Le banche che hanno riciclato il denaro del narcotraffico meritano sanzioni radicali, dato che in questo terreno bisogna agire senza pietà. Questo tema è sufficiente perchè si autorizzino le investigazioni necessarie sull'origine dei denari della banca in tutto il mondo".

"I "cattivi" sono i paradisi fiscali. Ma ciò che non si dice è che la maggioranza delle banche mondiali possiedono filiali in essi." "Malauguratamente, non conosciamo alcuno studio in cui si stabilisca la percentuale dei crediti che vennero dilapidati dalle élites dei paesi del Terzo Mondo e che nella maggior parte dei casi trovavano discretamente rifugio nelle banche dei paesi industrializzati attraverso i loro paradisi fiscali." "I paesi industrializzati tendono a non ricordare che sono le loro banche le prime ad essere beneficiate da queste fughe, analogamente a ciò che avviene nel "riciclaggio" del denaro nero del traffico di droga."

In definitiva, dietro al brillío dei marmi, alla sicurezza dell'acciaio, alle contabilità impeccabili, all'indiscutibile onestà delle persone... si nasconde un'arma sottile conosciuta e dominata soltanto da una piccola minoranza di persone molto ben situate le quali, nella misura in cui guardano solo al proprio interesse, non soltanto mettono in pericolo gli equilibri generali e così pregiudicare l'insieme della società, ma anche, presto o tardi, per un effetto boomerang, possono pregiudicare se stessi

Note:

1 BUSQUETS, Esteve, Només seixanta duros, "El 9 Nou", 27-X-1989
2 BRICALL, Josep Mª (1979), Introducció a l'Economia, Editorial Ariel, Barcelona, 1980; LIPSEY, Richard G. (1963), Introducción a la Economía Positiva, Vicens Universidad, Barcelona, 1985; LORENTE, Miguel A., Banca y Mercado Monetario, Banco de Vizcaya, Bilbao, 1978.
3 La crisis que viene, "Más Allá", num. 19. .
4 LAVRILLÈRE, Jacques, La industria de los banqueros, A. Redondo Editor, Barcelona, 1969, pp. 87-89.
5 HEILBRONER, Robert L., e THUROW, Lester C. (1982), Introducció a l'economia, Editorial Empúries, Barcelona, 1985, p. 298.
6 GRAU, Magdalena, Moneda telemàtica i estratègia de mercat, Centre d'Estudis Joan Bardina, Barcelona, 1985, p. 69 (citando Lord Kaldor).
7 Idem, p. 69.
8 Dinero negro: lo único que sobra en España, "La Mañana", 7-V-1988.
9 PACKARD, Vance, Les ultra riches, Acropole, Parigi, 1990.
10 Hay que acabar con los impuestos sobre la renta, "La Vanguardia-Dominical", 20-VIII-1989, pp. 16-22.
11 El narcotráfico y la banca, "La Gaceta", 29-XII-1989.
12 Miedo e hipocresía, "La Vanguardia", IX-1989.
13 El problema de la deuda, "La Vanguardia", IX-1989.

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