|
Pubblicazioni del Centro:
Agustí Chalaux de Subirà, Brauli Tamarit Tamarit.
Agustí Chalaux de Subirà.
Agustí Chalaux de Subirà.
Agustí Chalaux de Subirà.
Magdalena Grau, Agustí Chalaux.
Omaggi e biografie:
|
|
Capitolo 20. CAMBIARE LA
CHIAVE
PER APRIRE LA PORTA
|
|
In definitiva, mentre i cambiamenti di valori,
di tradizioni e di comportamenti sono di solito lenti, e diventa
pericoloso esercitarli dal di fuori delle persone attraverso pressioni
ideologiche o religiose, il cambiamento strumentale, oggi tecnicamente
fattibile, di un elemento ipoteticamente considerato "chiave"
-secondo drammatici risultati storici- può aiutare a proporre
nuove regole del gioco più trasparenti, libere, solidarie
e responsabilizzatrici delle attuali. L'ipotesi centrale è
che lo Stato di Diritto e l'equità economica formalmente
proclamate dalla cultura occidentale, sono impossibili da ottenere
col sistema monetario vigente. Con un nuovo tipo di moneta potremo
sperimentare se realmente questa è un elemento chiave che
favorisce l'emergenza di una nuova civilizzazione o se è,
al contrario, un elemento senza importanza.
La Terra è malata. Il comportamento della
specie umana è diventato la piaga più pericolosa per
la vita nel pianeta, e dunque per gli stessi esseri umani. La popolazione
mondiale aumenta di più di un milione ogni cinque giorni.
Cominciamo a conoscere alcuni dei sintomi più
gravi della malattia. La distruzione della cappa d'ozono (probabilmente
a causa dei gas fluorocarbonati) e l'effetto serra (prodotto dalla
combustione massiva d'idrocarburi), aggravano il già preoccupante
inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo, la radioattività,
la desertificazione, l'esaurimento di risorse non rinnovabili...
Tutti questi fatti provocati dalla specie umana attentano contro
gli equilibri fondamentali che si sono andati formando durante milioni
di anni e che hanno permesso l'evoluzione della vita in questo pianeta.
La crescita della popolazione mondiale aggrava
gran parte di questi squilibri. Però, paradossalmente, non
sono le zone del mondo in cui esiste una maggiore crescita di popolazione
le principali responsabili della distruzione di questi equilibri.
Il modello di civilizzazione "Occidentale" -industrialista,
produttivista e consumista- è il principale agente di distruzione
di risorse e d'inquinamento. Le imprese transnazionali sono i missionari
che l'estendono per tutto il pianeta. La dinamica del neocapitalismo
sovranazionale ha bisogno dell'espansione mondiale dei suoi mercati:
impone un ritmo accelerato in tutte le sfere della vita e produce
una forte concentrazione di potere di decisione in poche imprese
transnazionali che stanno al di sopra degli Stati-Nazione e degli
organismi internazionali.
Questa espansione dei mercati si presenta spesso
sotto l'eufemismo di "cooperazione con i paesi sottosviluppati".
Crea delle false speranze in milioni di persone che non possono,
nè potranno, vivere nella "paradisiaca" società
dei consumi, senza che la Terra diventi un immenso deposito di rifiuti.
Il sistema occidentale offre una serie di "beni" (e di
"mali"), di "servizi" (e "disservizi")
solo ad una piccola parte della popolazione mondiale grazie allo
sfruttamento della maggioranza e alla degradazione del pianeta.
L'espansione dei mercati, limitata dalla mancanza
di capacità acquisitiva delle polazioni sfruttate ed indebitate,
si è orientata per decenni all'industria militare. Negli
ultimi anni, con la riduzione della corsa agli armamenti, prodotta
dai cambiamenti nella conflittività Est/Ovest, i complessi
militar-industriali devono trovare altre vie d'uscita per la loro
espansione "pacifica". Di fatto, indirettamente, il Tribunale
Permanente dei Popoli riunito a Berlino nel 1988 offriva una soluzione
in tal senso. Dopo aver denunciato il Banco Mondiale e il Fondo
Monetario Internazionale come i principali responsabili dell'indebitamento
della maggior parte degli Stati non-occidentali, il Tribunale proponeva
che "si tagli la spesa militare annuale per un 20% e che il
risparmio si utilizzi per cancellare il debito del Terzo Mondo.
Questo eliminerebbe il debito in 5 o 6 anni", visto che c'è
da "prendere atto che il debito del Terzo Mondo è leggermente
superiore al trilione (mille bilioni) di dollari; e che la spesa
attuale per temi militari in un anno è approsimativamente
la stessa".
Tutta questa situazione così complessa (aggravata
dall'impatto dei mezzi di comunicazione di massa) provoca nello
stesso tempo un allarme della popolazione e la paralisi dei politici
degli Stati e degli organismi internazionali. Eppure stiamo scoprendo
che molti dei grandi problemi che ci affliggono saranno irreversibili
nei prossimi decenni se tutto continua allo stesso modo, vale a
dire se non prendiamo delle decisioni coscienti. Le catastrofi non
colpiranno solo i poveri, come fino ad ora; saranno anche i ricchi
a soffrirne le conseguenze.
Sembra che la democrazia formale non sia disegnata,
nè pronta, per affrontare problemi complessi o tantomeno
cambi vertiginosi e permanenti. Le istituzioni politiche democratiche
stanno dimostrando che non sanno o non possono prendere decisioni
urgenti o a lungo termine. Come dice il professore di Harward Daniel
Bell, "gli Stati-Nazione sono troppo piccoli per far fronte
ai grandi problemi, e troppo grandi per i problemi piccoli".
I politici -e i parlamenti- sono condizionati dai voti dei cittadini
che non sempre sono informati della gravità della situazione,
o non vogliono perdere privilegi. Però i politici sono anche
condizionati dal finanziamento delle campagne elettorali. Le banche
e le imprese sono i principali finanziatori (legali o illegali)
dei partiti. I poteri "di fatto" -grazie all'anonimato
del denaro-, sono quelli che in ultima istanza pongono le condizioni
alla presa di decisioni, via finanziamento dei partiti, via corruzione
di politici, giudici e funzionari, e via controllo dei mezzi di
comunicazione di massa (e, per tanto, della presa di coscienza della
popolazione).
Gli Stati, con gli strumenti di cui dispongono,
sono incapaci di proteggersi dalla strategia sovranazionale delle
grandi banche che dettano l'ordine economico internazionale (dittatura
finanziaria), e dominano ogni giorno di più le stesse imprese
transnazionali e fanno uso delle cariche pubbliche negli Stati o
negli Organismi Internazionali per impiantare la politica economica
conveniente per i loro interessi. "Le corporazioni cominciano
ad essere dominate dai maghi della finanza che sanno molto poco
di produzione, ma sanno tutto sulle strategie... finanziarie"
.
Il cosiddetto "libero mercato" -panacea
dell'autoregolazione- non esiste praticamente da nessuna parte,
nè all'interno degli Stati-Nazione nè nel commercio
mondiale. I monopoli, gli oligopoli e l'intervento pubblico accerchiano
quasi tutti i mercati strategici o maggiormente redditizi. E dietro
tutto ciò, "aiutati per la rivoluzione nelle tecnologie
dell'informazione e delle comunicazioni, i banchieri privati presiedono
oggi una rete integrata di finanze globali" che domina tutti
i mercati -oligopolistici, monopolistici e di competenza imperfetta.
Addirittura i mercati delle idee, dell'informazione e della politica
formano parte di questa rete.
Tutte le proposte a favore di un Nuovo Ordine Economico
Internazionale, del miglioramento del tenore e della qualità
della vita della popolazione impoverita, della difesa dell'ambiente...
non solo devono passare per il setaccio degli interessi elettoralistici
dei parlamenti degli Stati e per il setaccio dei mezzi di comunicazione
di massa, ma perfino per il diritto di veto (antidemocratico) delle
Nazioni Unite, e soprattutto per il diritto di veto del Fondo Monetario
Internazionale e della Banca Mondiale (sindacati patronali dei "Money
Mandarins"). Questi Mandarini del Denaro, motivati dai benefici
a breve termine, stanno creando senza alcuna legittimazione democratica
un ordine economico sovranazionale che influisce nella vita del
pianeta e che chiude le porte ai cambiamenti che converrebbe intraprendere.
L'ipotesi centrale che si è esposta nel
libro è la seguente: le basi della democrazia -Stato di diritto
e giustizia sociale- sono state, sono e saranno nient'altro che
formali -non reali- per la maggior parte della popolazione fino
a quando il tipo di moneta permetta ai poteri "di fatto"
di attuare impunemente e renda impossibile un miglioramento radicale
della scienza economica e della sua efficacia pratica. Modificare
il tipo di strumento monetario sembra dunque una condizione necessaria
-anche se non sufficiente- perchè si possano prendere democraticamente
le decisioni necessarie. Detto in altro modo: fino a quando esisterà
un tipo di moneta anonima e disinformativa, i cambiamenti politici
saranno apparenti, senza grande presa sulla realtà, perchè
ci sarà sempre qualcuno che, con sufficiente denaro, impedirà
la decisione corretta o ne desvirtuarà l'efficacia nel caso
che si arrivi a prenderla.
Un cambio di tipo di moneta potrebbe creare condizioni
per superare questi blocchi ed aprire le porte a decisioni democratiche.
Senza richiedere un cambio d'ideologia nè di fede, senza
attaccare ciò che ciascuna società considera positivo,
si propone fondamewntalmente un accordo sulla modificazione di uno
strumento, che permetta responsabilizzare, ottimizzare e modificare
le regole del gioco che ogni società stabilisce.
I cambiamenti strumentali sono molto meno violenti
che i cambiamenti imposti di comportamenti ed abitudini. "L'astuzia
del cambiamento dell'ora legale ci fa vedere che è molto
più facile far svegliare tutti quanti, ogni giorno, un'ora
prima, dichiarando che, a partire dal giorno tale, quando il sole
segna le sei tutti converranno che sono già le sette. Senza
dubbio, per poter ottenere lo stesso obiettivo per via diretta o
attraverso la coercizione sarebbe stato necessario dettare molti
regolamenti, modificare molti orari, organizzare una rete di sorveglianti
tremenda... Ed infine, che sarebbe la cosa più seccante,
dover sopportare una valanga di proteste e, chi lo sa, magari affrontare
una rivolta di persone a cui non piace alzarsi presto..." .
Questo è il vantaggio dei cambiamenti strumentali,
cambiamenti che tutti i Governi adottano continuamente in politica
economica, con totale legalità.
Non sempre i cambiamenti sono necessari. Ma anche
quando lo sono, non sempre sono possibili. L'inerzia, l'ignoranza
o gli interessi creati spesso bloccano i cambiamenti. In momenti
di crisi, coloro che hanno interesse a mantenere la loro situazione
di privilegio, fomentano la sensazione che tutto va bene, che non
potrebbe andare meglio, che la condizione umana è questa
e che non c'è niente da fare, che nessuno è perfetto
e che sarebbe un pericolo scommettere per una nuova situazione.
Soltanto quando la crisi è abbastanza forte
ci si vede obbligati a cercare in fretta e furia nuovi cammini.
A volte, però, per l'intensità della crisi, si perde
la capacità di cercarli proprio quando ce ne sarebbe più
bisogno. La crisi stessa ci lancia verso sentieri già battuti
e senza uscita, o verso la paralisi.
Ciò che abbiamo esposto fino ad ora vuol'essere
un aiuto per suscitare la necessità di un cambiamento e facilitarlo
in una determinata direzione. Il cambiamento per il cambiamento
è altrettanto assurdo della tradizione per la tradizione.
La direzione è importante, e a volte si è rivelata
erronea. Però il modo di seguirla non è certo meno
importante, e a volte, non sapendo in che modo procedere, si è
finito per perdere perfino la direzione. Detto in altre parole,
ciò che si propone è uno strumento per cercare di
superare uno dei problemi comuni delle rivoluzioni storiche: che
tutto cambia, ma il potere di alcuni continua.
Note:
1 TRIBUNALE PERMANENTE DEI POPOLI About the policies
of the IMF and the WB. West Berlin, 1988.
2 WACHTEL, Howard M.,The Money Mandarines, Pantheon Books, New York,
1986, p. 3.
3 Id.: pag. 3
4 CASALS, Joan, Europa a l'any 2025 (inedito), Barcelona, pag. 7.
|