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Breve storia della moneta.
Agustí Chalaux de Subirà, Brauli Tamarit Tamarit.

Il Capitalismo Comunitario.
Agustí Chalaux de Subirà.

Uno strumento per costruire la pace.
Agustí Chalaux de Subirà.

Leggende semitiche sulla banca.
Agustí Chalaux de Subirà.

Moneta telematica e strategia di mercato.
Magdalena Grau, Agustí Chalaux.

Omaggi e biografie:

Note autobiografiche di Agustí Chalaux de Subirà (1911-2006).


Capitolo 19. IMMAGINA CHE...

Il denaro elettronico, debitamente utilizzato, può divenire uno strumento per cercare di risolvere conflitti finora insolubili: tra responsabilizzazione documentata e libertà di azione; tra solidarietà sociale (socialismo) e libertà personale (democrazia); tra creazione di ricchezza e redistribuzione degli eccedenti.

Può favorire la separazione e libera scelta personale tra attività mercantili ("finalità lucrativa") e attività comunitarie-liberali ("finalità non lucrativa"). Può aiutare a rendere complementarie la centralizzazione informativa (visione globale) e la decentralizzazione d'iniziativa (individui, comunità, quartieri, municipi, provincie, nazioni, imprese, entità... liberamente confederati secondo il principio di sussidiarietà). Può facilitare la quantificazione dei materiali ed energie dissipati o degradati e di recupero di fondi per la loro protezione o sostituzione.

Questo è un capitolo azzardato. Di solito è più facile limitarsi alla critica piuttosto che immaginare futuri possibili. Ciò nonostante, esporremo un insieme di possibili misure che configurino nuove regole del gioco. Questa lista di misure immaginabili è soltanto un abbozzo. Vorremmo aiutare a suscitare la ricerca ed il dibattito, in un momento in cui siamo rimasti privi di modelli di riferimento per orientare, a partire dal presente, la costruzione di una società che metta a frutto le possibilità creative generate dal crollo dei dogmatismi e che sperimenti soluzioni nuove rispetto a quelle che si sono già dimostrate inadeguate per risolvere vecchi e nuovi problemi.

L'insieme di queste misure può permettere di intravvedere meglio la dinamica interna del modello che si suggerisce, e che verrà presentato più dettagliatamente in un prossimo volume.
Si trattarà soprattutto di immaginare..., immaginare uno scenario azzardato però a nostro avviso tecnicamente ed economicamente possibile. Uno scenario che, se non altro, ci può permettere di rispecchiare e confrontare la realtà, per scoprirne mancanze e potenzialità.

* *

Le regole del gioco che esporremo, in forma telegrafica, non sono nient'altro che un compendio di proposte, esplicite o latenti, che le culture democratiche hanno rivendicato o sperimentato. Crediamo possano essere, in gran parte, un contributo alla ricerca di quanti vogliono trovare un cammino per il superamento del socialismo e del capitalismo. L'unica novità risiede forse nel fatto di presentarle come parti strettamente relazionate di un modello d'insieme che può divenire applicabile grazie al fatto di disporre di uno strumento informativo e responsabilizzatore per portarle a termine in un modo poco coercitivo e poco burocratico.

Alcuni aspetti di queste regole del gioco sono una conditio sine qua non per una applicazione coerente e democratica della moneta elettronica, e insieme degli obiettivi raggiungibili precisamente grazie alle possibilità introdotte dalla moneta elettronica. Si propongono di ottenere un gioco più corretto, più chiaro, più libero, più responsabile e solidario:

1. Responsabilizzazione e nuova organizzazione delle istituzioni di governo: politico, giudiziario e civiche.
2. Giustizia indipendente, aperta, documentata e gratuita.
3. Mercato libero però documentalmente responsabilizzato.
4. Servizi comunitari liberi e gratuiti.
5. Economia autoequilibrata, ecologica ed informativa.
6. Libera federazione politica e confederazione civica delle etnie che formano la società geopolitica.
7. Relazioni estere equilibrate ed interdipendenti.

Concluderemo il capitolo con una descrizione di possibili benefici per i cittadini in aspetti quotidiani come quelli che si riferiscono alla sicurezza cittadina.

1. RESPONSABILIZZAZIONE E NUOVA ORGANIZZAZIONE DELLE ISTITUZIONI DI GOVERNO: POLITICHE, GIUDIZIARIE E CIVICHE.

Le istituzioni e le cariche pubbliche tendono a trasformare la loro responsabilità di servizio in irresponsabilità di potere. La teoria politica sorta dalla Rivoluzione Francese ha consacrato dei principi democratici formali (indipendenza tra esecutivo, legislativo e giudiziario; suffragio universale...), ma non si è preoccupata di come assicurare il suo compimento. Priva di sistemi di responsabilizzazione, la funzione pubblica cade facilmente ed impunemente nella prevaricazione e nel dispotismo illuminato: democrazia formale-ufficiale e poteri reali-non ufficiali.

Nonostante i duecento anni di proclamazione delle libertà democratiche, queste, perfino a livello formale, sono state ben poco vigenti in maniera piena ed effettiva: restaurazioni monarchiche, dispotismi dell'esecutivo, limitazioni di voto, di associazione e di espressione... Possiamo affermare che, fatti salvi pochissimi Stati in periodi molto ristretti, l'eredità della Rivoluzione Francese deve ancora concretizzarsi a livello formale e ancor più a livello reale. Perchè?

Prima di esporre possibili cammini per approfondire la democrazia, una premessa: bisogna ubicare le presenti proposte in un quadro in cui la socializzazione dell'informazione contabile monetaria e la redistribuzione automatica di denaro per finanziare le necessità culturali, assistenziali e di autogoverno, potrebbero evitare le interminabili polemiche sul finanziamento di queste attività. Si potrebbero risolvere, grazie a procedimenti automatici al di fuori di ogni discussione, la maggior parte dei conflitti tra lo Stato e le altre istituzioni (culturali e territoriali), provocati dalla mancanza di conti chiari. In questo modo la centralizzazione contabile offrirebbe un'informazione socializzata che potrebbe favorire il decentramento del Governo.
Per fare in modo che le cariche di governo sociale non si trasformino in potere contro le persone bisognerebbe porre in atto una serie di misure "anti-potere" che favorissero una libera responsabilizzazione del governo. Alcune delle misure che si potrebbero mettere in pratica per sviluppare con maggiore rigore la teoria politica democratica e renderla davvero operante sarebbero:

- Distinzione radicale tra le funzioni ed i sistemi elettivi dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, a tutti i livelli della società.
Assicurare l'indipendenza tra l'esecutivo ed il legislativo permette di evitare la formazione di "parlamentarismi esecutivi" -che governano per decreto-legge-, procedimento caratteristico di qualunque dittatura. Assicurare l'indipendenza tra lo Stato (esecutivo e legislativo) e la Giustizia faciliterebbe a quest'ultima la difesa dello Stato di diritto.

- Uguaglianza di finanziamento comune e di spazi pubblicitari per tutte le candidature a qualunque elezione. Impossibilità di finanziamento privato, per il fatto che i candidati passerebbero allo statuto comunitario e potrebbero ricevere soltanto finanziamento comunitario. Candidature con liste aperte, delle quali verrebbero votate persone che assumono programmi ed impegni concreti e che non sarebbero soggette a disciplina di voto.

L'uguaglianza di opportunità per tutte le opzioni, ed il sistema di rappresentazione proporzionale faciliterebbe l'influenza delle minoranze (lievito per trasformazioni future). Il finanziamento comunitario potrebbe evitare l'influenza di gruppi di pressione che "comprano" voti sotto forma di crediti bancari o donazioni per le campagne elettorali. Le liste aperte favorirebbero la richiesta di responsabilità personale agli eletti, a cui gli elettori hanno dato la loro fiducia.

- Responsabilizzazione documentata di tutti gli atti di governo pubblico, al termine del mandato legale, davanti ad una Giustizia indipendente.

Bisogna pretendere che ogni "responsabile pubblico" lo sia realmente davanti alla Giustizia, la quale può agire soltanto se dispone della documentazione relativa alle decisioni prese. L'immunità politica durante il mandato deve confrontarsi con una totale trasparenza una volta questo sia terminato. Bisogna evitare che siano soltanto "Dio e la Storia" coloro che giudicano la "responsabilità" dei governanti. Per esempio, bisogna impedire che i carichi pubblici occupino, al termine del mandato -come suol capitare-, i consigli di amministrazione delle imprese a cui hanno fato dei favori. La dichiarazione di tutti i beni dei carichi pubblici al prendere possesso del loro incarico e l'auditoria al loro termine sono a loro volta dei sistemi di chiarificazione e responsabilizzazione, che potrebbero diventare pressochè automatici.

- Limitazione delle reelezioni successive continuate, con sistemi adeguatamente diversi per l'esecutivo ed il legislativo.
L'attuale possibilità di reelezione "professionalizza" la politica ed aumenta la possibilità di trasformarla in potere; ostacola la participazione attiva di una moltitudine di cittadini che non si sentono mai "preparati" per esercitare cariche pubbliche.

- Riduzione di tutte le competenze usurpate dallo Stato e loro restituzione alla società civile (quartieri, comuni, provincie, etnie, imprese utilitarie, entità comunitarie...) per un loro esercizio libero, indipendente e radicato nella cittadinanza.

La riduzione delle funzioni dello statalismo attuale è fondamentale per evitare la riproduzione di strutture di potere burocratiche. Lo statalismo assistenziale dovrebbe venire sostituito dalla responsabilizzazione dei cittadini e delle loro istituzioni di base che, confederativamente, assumessino la libera e plurale gestione dei servizi comunitari (sanità, educazione, informazione, arti, autogoverno...) e dell'attività produttiva (impresa, iniziativa, investimento, lavoro, innovazione...), in base al principio di sussidiarietà (ciascun livello assume ciò che può).

2. GIUSTIZIA INDIPENDENTE, APERTA, DOCUMENTATA E GRATUITA.

La maggior parte delle teorie politiche riconoscono formalmente la necessità di una Giustizia indipendente. Nella pratica, però, lo Stato o i poteri di fatto hanno cercato i mezzi per fare in modo che questa indipendenza sia soltanto apparente, limitandola e condizionandola. L'indipendenza della Giustizia costituisce un tema complesso. Affinchè tale indipendenza non diventi una scusa per creare poteri corporativi chiusi, di perpetuazione di caste dominanti, occorrerebbe un insieme di misure come le seguenti:

- Soppressione del sistema di concorsi e numerus clausus che regolano l'accesso alla magistratura.
Per esempio: qualunque giurista con sei anni di esercizio della professione si potrebbe iscrivere gratuitamente alla scuola di magistratura (la Legge Organica contempla questo procedimento d'accesso, anche se solo per un terzo dei posti). Al termine di questo corso eserciterebbe come "praticante" di un altro giudice che il candidato sceglierebbe liberamente. Se il giudice -sotto la propria responsabilità e mettendo in gioco il proprio prestigio pubblico- gli desse la propria approvazione, il praticante verrebbe nominato automaticamente giudice e comincerebbe ad esercitare in uno qualunque dei posti vacanti sempre disponibili per migliorare il servizio giudiziario, a seconda delle priorità del bilancio della Giustizia. "Un paese con un maggior numero di giudici che poliziotti potrebbe essere, probabilmente, più libero e solidario di un paese con più poliziotti che giudici". Cosa dobbiamo aspettarci, se in Spagna si mantengono più di 100.000 poliziotti ed i giudici sono soltanto 2.000?

- Collegi professionali della magistratura aperti, con responsabilità di nomina senza alcun intervento da parte dello Stato.
Il corporativismo chiuso favorisce la creazione di poteri di fatto. In base alle nostre proposte, le corporazioni della magistratura romperebbero la loro struttura chiusa e classista -passare da 2.000 a 6.000 o 10.000 giudici cambierebbe la magistratura anche qualitativamente. Gli organismi professionali aperti, con autodisciplina tra colleghi di ciascuna categoria professionale, e l'ambizione al prestigio, l'onestà e l'efficacia dell'istituzione giudiziaria -dotata di documentazione esatta ed esaustiva per provare le proprie sentenze, e tagliata fuori da ogni possibilità di corruzione- sono elementi importantissimi per autoresponsabilizzare la Giustizia e la nomina o destituzione dei giudici.

- Il finanziamento della Giustizia con un sistema diverso dal condizionante bilancio del Ministero di Giustizia (Ministero chiaramente superfluo) è una conditio sine qua non per la sua gestione libera e gratuità totale.

Per esempio, una percentuale fissata costituzionalmente -sul PIL, o sui bilanci generali dello Stato-, amministrato con trasparenza contabile da parte dei collegi della magistratura, potrebbe garantire una libera ed efficace azione giudiziaria contro qualunque ingerenza o tentativo di soffocarla per problemi di finanziamento. L'esistenza di un Ministero di Giustizia e di bilanci governativi per la Giustizia sono un attentato contro la tanto proclamata indipendenza di questa istituzione.

- L'agilizzazione delle procedure giudiziarie non richiede soltanto un maggior numero di giudici ma anche una loro diversificata specializzazione in base a criteri tematici e territoriali.

Per esempio: ogni giudice d'istruzione, al proprio livello territoriale, porterebbe avanti un solo caso fino a concluderlo. Le specialità giudiziarie esistenti, e le altre che bisognerebbe creare in un mondo complesso come l'attuale (penale, civile, politico, medico, mercantile...), permetterebbero un'azione molto più adeguata alla risoluzione degli specifici conflitti di ciascun gruppo sociale. L'estensione giudiziaria a tutti i livelli territoriali (quartiere, comune, provincia, etnia, interetnia...) permetterebbe la risoluzione a ciascun livello di molti conflitti che attualmente si ammucchiano in sale provinciali o statali.

- Con la soppressione della moneta anonima, le possibilità di abuso vengono praticamente e strumentalmente ridotte in modo drastico.

Con la moneta informativa e personalizzata, la Giustizia -che protegge le base-dati monetarie da qualunque ingerenza- dispone, nello stesso tempo, di un'informazione esaustiva ed esatta per documentare -se occorre pubblicamente- molte delle proprie sentenze.

La sfiducia che genera attualmente la Giustizia presso la popolazione è immensa perchè gli scandali di corruzione, la mancanza di mezzi e l'arbitrarietà delle sentenze -per mancanza di prove conclusive- sono continui.

- I sistemi di registrazione audiovisiva e di autocontrollo telematico attuale, permettono di risolvere in gran parte la famosa quastione di "chi controlla il controllore? Chi controlla la Giustizia?".

Come misura tra altre, l'installazione di tre sistemi informatici -ciascuno dei quali con macchine, programmi ed equips umani diversi- che elaborassero l'informazione monetaria indipendentemente e simultaneamente impedirebbe -con un alto grado di probabilità statistica- qualunque tipo di manipolazione dell'informazione, garantendo una totale inviolabilità dell'intimità e della sfera privata dei cittadini. La registrazione audiovisiva degli atti giudiziari favorirebbe la denunzia di arbitrarietà giudiziarie e la revisione delle sentenze al livello giurisdizionale superiore.

3. MERCATO LIBERO, MA RESPONSABILE E DOCUMENTATO.

Una politica chiara e responsabile, basata in uno Stato di diritto garantito dall'impossibilità di azione impune dei poteri fattuali, e dall'indipendenza di una Giustizia ben documentata, è un elemento di un insieme di regole del gioco "pulito" che possono favorire al massimo e ottimizzare l'esercizio di libertà responsabile in tutti i campi sociali. Al di là dei mercati paralitici -pianificati o pseudo-liberi- che diventano covo di ogni tipo di sfruttamento (sulle persone e sulla vita naturale), occorre concretizzare misure che facilitino un mercato con un massimo di libertà concrete all'interno di regole del gioco responsabilizzanti e solidarie. In assenza di tali regole del gioco i poteri di fatto di qualunque sistema decidono al di sopra e contro il resto della popolazione. L'introduzione di una moneta telematica potrebbe favorire una politica di libertà e di solidarietà sociale, sempre che il mercato funzioni. La produzione e vendita di prodotti utilitari è il motore generatore di ricchezza, la cui redistribuzione non costituisce solo un atteggiamento solidario bensí un fatto necessario per il funzionamento del mercato e per l'arricchimento dei produttori (imprenditori, lavoratori, inversori ed inventori). La produzione è previa al consumo e all'investimento. Ma generare capacità di consumo (potere d'acquisto) e d'investimento (crediti) permette continuare a produrre sempre meglio.

Il libero mercato è stato il paravento di ogni tipo di azioni scorrette. La "soppressione del mercato per decreto" è stata però il paravento dell'inettitudine e dell'inefficacia produttiva. Il mercato è un'invenzione umana molto antica ed utile. Per quanto lo si voglia proibire, presto o tardi risorge sotto forma di "mercato nero" o cammuffato ufficialmente sotto il nome di "economia mista socialista". Il problema non sta nei termini di mercato sí o mercato no, ma in quelli di libertinaggio mercantile o mercato responsabile. Bisognerebbe ridefinire delle regole del gioco mercantile che favorissero libertà concrete e responsabilizzanti. Queste regole del gioco potrebbero tenere conto, tra altri, dei seguenti elementi:

- Un sistema monetario telematico unico, come sistema di compra-vendita che permetta la libertà ma responsabilizzata documentalmente; che favorisca una totale informazione per orientare debitamente gli investimenti e la produzione dei liberi inversori, imprenditori, inventori e lavoratori; che apra cammino per rendere superflua la pianificazione statalista e che fornisse elementi per superare le crisi mercantiliste.

L'oscurità informativa del mercato attuale non favorisce affatto la libertà responsabile degli attori del mercato (produttori e consumatori). Questa oscurità informativa, basata in un sistema monetario irrazionale e disinformativo, non permette di sapere cosa si produce nè cosa si consuma realmente, e per tanto impedisce un'azione adeguata per ristabilire i costanti disequilibri che si generano.

- La libera competenza e iniziativa privata potrebbero favorire la produzione e vendita di mercanzie nella misura in cui si disponga di mezzi perchè questa libertà mercantile non si trasformi in licenziosità che avvantaggia il gioco sporco dei monopoli e degli oligopoli.

La documentazione di ogni atto di compravendita; la socializzazione comprensibile e gratuita di tutta l'informazione monetaria-mercantile; la fissazione di prezzi minimi anti-dumping; la sostituzione della propaganda d'"impresa" per un'informazione agile ed operativa di prodotti e servizi; la libera contrattazione e licenziamento; la fissazione di un salario indefinito di disoccupazione involontaria; il sostegno comunitario al risparmio; la soppressione di ogni quota destinata alla Sicurezza Sociale e delle tasse sulla produzione o sulla rendita; il miglioramento della sicurezza cittadina con l'impossibilità strumentale di frodi, truffe, impagati, furti e rapine... sono tutte misure che potrebbero favorire un mercato più libero e responsabile dell'attuale.

4. SERVIZI COMUNITARI LIBERI E GRATUITI

Se la funzione del mercato è quella di produrre e consumare beni utili per la vita, la funzione del settore comunitario è quella di ofrire servizi "culturali" nel senso più ampio del termine. La caratteristica delle professioni ed istituzioni comunitarie-liberali è che si autoproclamano, da sempre, altruiste e disinteressate. La confusione tra mercato e settore comunitario ha incluso quest'ultimo, normalmente, all'interno del settore mercantile terziario dei "servizi". Gli è stato permesso di trasformarsi in uno dei poteri di fatto più influenti, quello del "sapere", vincolato ed al servizio del "avere denaro".

- Bisognerebbe smercantilizzare e destatalizzare le professioni ed istituzioni comunitarie per metterle al servizio gratuito e disinteressato di tutte le persone individuali, personali e collettive.

Per ottenere questa gratuità dei servizi, favorendo nello stesso tempo la libera atività dei professionisti e la libertà di scelta del "cliente" o dell'"usuario", bisognerebbe dotare lo statuto comunitario di un finanziamento comunitario che permettesse il libero esercizio con le attrezzature necessarie. La lotta tra pubblico e privato -medicina, insegnamento, mezzi di comunicazione, ricerca...- è un imbroglio che attenta contro la libertà di cattedra (insegnanti), di espressione (informatori) e di creazione (artisti), e contro la libera scelta da parte dei "clienti" o usuari dei servizi. In definitiva è una lotta tra due interessi privati: i poteri privati ufficiali ed i poteri privati di fatto

- Il sistema d'accesso a qualunque professione comunitaria ed il sistema di funzionamento di qualunque istituzione comunitaria potrebbero essere simili a quelli proposti per la Giustizia.

Soppressione di concorsi, accesso diretto al termine degli studi ed iscrizioni senza numero chiuso, finanziamento comunitario, totale gratuità dei servizi, limitazione dell'esercizio professionale al di fuori dello statuto comunitario, incompatibilità con qualunque lavoro e remunerazione mercantile...

- In linea di principio, lo statuto comunitario sarebbe aperto a tutte quelle professioni che da sempre si sono autoproclamate altruiste e disinteressate, vale a dire, a seconda delle rispettive deontologie, senza affanno di lucro ed al servizio incondizionato di qualunque persona che ne richieda il servizio, sia questo assistenziale, culturale, etc. Lo statuto comunidario includerebbe, in primo luogo, tutte le persone ed istituzioni dedicate alla gestione pubblica (politici e funzionari). Potrebbero ugualmente accogliersi a questo statuto le entità ed associazioni non lucrative (sportive, culturali, sindacali, politiche...), e la maggior parte dei liberi professionisti e delle istituzioni che attualmente in bilico tra pubblico e privato, nel campo della medicina e della salute, dell'educazione ed informazione, ricerca, assistenza...; ugualmente, i professionisti della cultura e delle arti (scrittori, artisti...) e delle comunità religiose.

La caratteristica principale di tutti questi servizi sarebbe la gratuità; di conseguenza, sarebbero finanziati comunitariamente. La "comunità" pagherebbe le persone, le attrezzature e le spese della gestione quotidiana. La seconda caratteristica sarebbe la totale libertà di azione all'interno dello statuto comunitario: ciascuno potrebbe esercitare la propria professione come gli sembrasse più opportuno, purchè non esiga onorari ai clienti e non provochi danno a nessuno, sotto sanzione del collegio professionale o del corrispondente settore specializzato della giustizia. Nei conti correnti delle persone del settore comunitario -individuali o istituzionali- entrerebbe soltanto denaro di origine comunitaio. Grazie a questa misura si impedirebbero le "operazioni" di chi ha soldi, per dominare la politica, la Giustizia, l'insegnamento, la medicina, l'informazione... Sarebbe dunque incompatibile riscuotere dal "comune" per un lavoro comunitario e, contemporaneamente, riscuotere per lavori od affari di tipo mercantile.

- La massa di denaro necessaria per finanziare quanti si accolgono allo statuto comunitario si potrebbe ottenere in gran parte con la creazione comunitaria di denaro (attualmente questa creazione è principalmente bancaria privata). In questo modo i soldi per i servizi pubblici non dovrebbero venir fuori unicamente dalle tasse nè dall'emissione di debito pubblico. Questa è una delle possibilità che un sistema monetario informativo può offrire: sapere quanto valore monetario occorre inventare e distribuire perchè la produzione possa venire consumata.

Per capire meglio la dinamica dello statuto comunitario occorre sottolineare una cosa molto importante. Il settore comunitario non produce beni direttamente indispensabili per la sopravvivenza. Possiamo dire che è un sovrappiù, squisitamente umano, molto importante, importantissimo, però un sovrappiù rispetto al mondo realmente basilare della produzione di beni "materiali" per poter vivere. Il mercato è il motore creatore della ricchezza e dei beni. Nella dinamica del mercato si creano, comprano e vendono dei beni. Gli eccedenti dei beni di consumo permettono che tutti coloro che non producono beni materiali possano consumarli, e per tanto che possano essere finanziati perchè li acquistino. Se la produzione di beni di consumo diminuisce, la retribuzione di coloro che si accolgono allo statuto comunitario diminuirà a sua volta, col tempo, inevitabilmente. Questo servirà loro d'incentivo per aiutare a produrre di più o meglio, sia direttamente (incorporandosi al mercato) sia indirettamente (migliorando l'educazione, la salute, la ricerca, i servizi, l'informazione, la politica...).

- Per rendere fattibile questa dinamica, a chiunque riceva salario o assegnazioni comunitarie verrebbero aggiudicati un certo numero di "punti" comunitari. La somma totale dei punti aggiudicati in relazione alla massa comunitaria darebbe il valore monetario del punto, che potrebbe oscillare a seconda del valore della produzione per il consumo, per un lato, e a seconda del numero totale di punti aggiudicati, per l'altro.
Verrebbe a stabilirsi così un meccanismo di feed-back, di autoregolazione, che potrebbe essere un buon sistema per evitare la burocrazia dei servizi pubblici. La competenza, che migliora il servizio, si darebbe nell'insieme delle professioni liberali, a causa di questo meccanismo di autoregolazione -oscillazione degli stipendi in funzione del valore dei punti-, e si darebbe anche all'interno di ogni categoria professionale nello stimolare l'incremento di stipendio o di livello di punteggio. Così, in quest'ultimo caso, per incentivare il lavoro ben fatto all'interno del settore comunitario si potrebbe stabilire che ogni "categoria professionale" comunitaria votasse annualmente un tanto per cento dei loro compagni perchè salgano di categoria professionale dal punto di vista dello stipendio, per quanto possano non avere i titoli -o non occorrano nuovi posti- dal punto di vista professionale.

- Qualunque professionista comunitario potrebbe passare al mercato e viceversa, ma con una serie di tempi d'attesa e di misure cautelari, applicabili a seconda dei casi.

La distinzione tra i due statuti permetterebbe anche la creazione di uno statuto misto (mercantile-comunitario) che favorisse l'artigianato, oppure certe opere e servizi di interesse generale che richiedono prezzi politici, però ai quali manca l'aiuto di capitale privato per poterli portare a termine.

Una applicazione quotidiana della distinzione tra il settore mercantile ed il settore comunitario pone, evidentemente, una serie di interrogativi ed obiezioni sia in relazione ai criteri di distinzione, sia per ciò che riguarda i criteri di introduzione graduale settore per settore. Lo studio di questi interrogativi non corrisponde, peraltro, al livello di esposizione schematica che abbiamo scelto.

5. ECONOMIA EQUILIBRATA, ECOLOGICA ED INFORMATIVA

Il sistema economico è stato definito fino ad oggi come un sistema presuntamente equilibrato: tanta produzione è uguale a tanto risparmio-investimento più tanto consumo. Questo equilibrio si è rivelato fallace in gran parte per non disporre di un sistema di documentazione, quantificazione e orientazione dei differenti flussi mercantili, sistema impossibile con una moneta irrazionale.

Però anche il sistema economico nel suo insieme è irrazionale già che -in quanto sistema chiuso e pretesamente equilibrato- dimentica le entrate ed uscite del sistema nel suo insieme. Vale a dire che dimentica l'ingresso di energia e di materiali e la loro uscita con un maggiore grado di entropia, come residui o inquinanti.

La moneta razionale non solo cerca di contribuire ad equilibrare il sistema economico ma può fornire elementi per situare il sistema economico equilibrato in un quadro ecologico.
Una delle funzioni della moneta è quella di offrire un sistema omogeneizzante di tutte le produzioni e di tutti i consumi. Ma la funzione di una moneta razionale, oltre a questa, potrebbe essere quella di offrire informazione delle diverse produzioni, e dei loro materiali ed energie, tutte quante eterogenee.

Quest'informazione potrebbe risultare preziosa per razionalizzare l'uso di materiali ed energie: socializzando l'informazione sul suo uso e penalizzando o favorendo certi processi produttivi o certi prodotti in modo automatico (introducendo una tassa ecologica). Con la parte così raccolta si potrebbe favorire l'uso di energie e di materiali riciclabili, si potrebbe creare un fondo di ricerca e di applicazione dei nuovi processi meno inquinanti e meno energivori, e finanziare un piano di ecologia integrale (suolo, boschi, aria, acqua...).

L'informazione e le possibilità di finanziamento aiuterebbero a smercantilizzare e passare a proprietà comunitaria tutte le risorse naturali strategiche per la sopravvivenza dell'umanità e per gli equilibri degli ecosistemi. La smercantilizzazione delle risorse -con proprietà e gestione comunitaria- potrebbe evitare lo spreco di molte di queste che oggi si utilizzano unicamente perchè sono meno care di altre (a livello di prezzi) o perchè danno, a determinate imprese, più benefici a breve termine.

In questo modo si potrebbe cominciare a considerare che alcuni finora indiscutibili "beni economici" possono diventare "mali economici". O che la crescita economica misurata unicamente con unità monetarie omogeneizzanti può diventare molto discutibile se la consideriamo dal punto di vista della crescita del grado di entropia o della produzione di inquinamento che comporta.
La concretizzazione di uno Stato di diritto, con libertà e solidarietà concrete uguali, giuridicamente, per tutti, richiede che si stabilisca una democrazia economica, vale a dire un sistema economico che permetta l'esercizio di una serie di libertà e solidarietà concrete da parte di qualunque persona anche nell'aspetto mercantile.

- La prima libertà e solidarietà sociale è quella di avere diritto al consumo, vale a dire di disporre di una certa quantità di soldi per comprare ciò di cui si ha vitalmente bisogno. Senza la capacità di consumare questo minimo vitale, e senza dei servizi culturali-comunitari gratuiti, la democrazia è riservata solamente a coloro che possiedono denaro e cultura.

- La possibilità di distribuire denaro a tutte le persone per il fatto di essere persone, e di finanziare i servizi comunitari sarebbe possibile grazie al sistema monetario che permetterebbe una corretta invenzione comunitaria di denaro equilibratore del mercato, ed una semplificata recaudazione fiscale automatica.

- L'incremento quantitativo e qualitativo dei beni di consumo dipende dalla capacità degli agenti di produzione di generarlo. Perciò bisognerebbe rafforzare coloro che producono ricchezza privata (lavoratori, imprenditori, inversori, inventori) perchè dalla loro capacità dipenderebbe in modo diretto il finanziamento di chi si accoglie allo statuto comunitario. Quanta maggiore e migliore ricchezza privata, maggiore e migliore la ricchezza comunitaria da redistribuire. E migliori servizi comunitari. Il bene privato, con questo sistema distributivo, non verrebbe a contrapporsi al bene comune, mentre al contrario potrebbe potenziarlo vigorosamente, e come conseguenza il bene comune favorirebbe a sua volta il bene privato.

- Il superamento delle crisi di inflazione-deflazione potrebbe essere uno dei contributi di un sistema monetario razionale: in ogni atto di compra-vendita il valore dell'assegno corrisponde a quello della fattura. La velocità di circolazione del denaro verrebbe controllata e non perturberebbe l'equilibrio economico (relazione tra il valore delle mercanzie offerte e il valore della domanda monetaria), che diverrebbe quasi automatico: ci sarebbe la possibilità di inventare comunitariamente, nella giusta misura, la quantità di denaro necessaria per ogni incremento del libero valore mercantile della produzione.

- La socializzazione dell'informazione mercantile, vale a dire mettere quest'ultima a disposizione di tutta la società, aprirebbe la possibilità di un'azione democratica più intelligente ed efficace tanto nel mercato come rispetto alle finanze pubbliche, azione che permetterebbe andare oltre la "pianificazione centralista" e lo "spreco mercantilista".

- La necessaria riduzione dell'orario di lavoro per far fronte alla disoccupazione strutturale potrebbe venire finanziata con un piano comunitario che evitasse al massimo la ricaduta del suo costo sulle imprese o sui lavoratori. Il lavoro salariato avrà sempre minor rilevanza nell'insieme della produzione, e occorre affrontare la disoccupazione forzata ridiscutendo il detto che "chi non lavora, non mangia", scommettendo invece per le occupazioni comunitarie creative.

6. LIBERA FEDERAZIONE E CONFEDERAZIONE DELLE ETNIE CHE FORMANO LA SOCIETÀ GEOPOLITICA

Difendere le libertà concrete comporta il favorire l'autonomia e l'indipendenza di tutte le persone. Dobbiamo però considerare persone non solo gli individui, ma anche le persone nazionali. Per evitare confusioni in un tema così delicato, intenderemo che le persone nazionali (che in senso ampio chiameremo etnie) sono quelle che costituiscono la società geopolitica (che normalmente è plurinazionale e viene coordinata, e spesso dominata, da uno Stato). L'etnia è una nazione cosciente di una cultura, un'etica, ed eventualmente una lingua proprie.

Il rispetto ai diritti umani non include soltanto gli individui e le collettività, ma anche le nazioni umane (etnie), a comunciare dai nuclei basilari (famiglie, comunità di vicinato, quartieri...) fino ai più complessi (comuni, provincie, etnie e interetnie storiche).
- Il rispetto alle etnie comporterebbe la loro adesione libera e negoziata al patto federale costitutivo della società geopolitica che formano, per volontà propria o condizionate dalla situazione geostrategica mondiale.

Non c'è nessun altro motivo di peso per mantenere gli anacronistici Stati-Nazione centralisti, se non quello di favorire le concentrazioni di potere nelle mani di dispotici statalismi. La libera vincolazione di ciascuna etnia ed interetnia ad un progetto di società politica è uno degli indicatori democratici più importanti ed è la base di qualunque tentativo di soluzione pacificatrice delle relazioni interetniche. Nella nostra realtà più prossima, la costruzione di un'Europa delle etnie può essere un progetto appassionante per superare i patriottismi degli Stati-Nazione, incapaci, finora, di creare una federazione europea capace di superare gli statalismi, e per canalizzare positivamente il risorgere delle etnie.

- Il quadro federativo, protettore verso l'esterno di tutte le etnie che costituiscono la società geopolitica federale, permetterebbe, inoltre, la libera e molteplice confederazione interna tra di esse a tutti i livelli territoriali per un governo efficace e libero di ciascuna.

I quartieri, i comuni, le provincie, le etnie storiche ed i loro rispettivi Governi autonomi possono applicare oggi, con conoscenza di causa, grazie all'informazione telematica, il principio di sussidiarietà -ciascuno assume tutto ciò che può fare, e si confedera con altri per tutto ciò che non può fare da solo- e tutto questo tenendo conto dei diversi fattori d'insieme che intervengono nella risoluzione di un problema. Un'informazione completa ed un finanziamento equitativo inoppugnabile permettono questa assunzione di responsabilità, molto interessante per attaccare la costituzione di poteri centralisti e per favorire la reale participazione cittadina, cominciando dalla base l'esercizio democratico.

7. RELAZIONI ESTERE EQUILIBRATE ED INTERDIPENDENTI

Nell'ipotetico scenario dell'applicazione del cambio monetario in un solo Stato, le nuove regole del gioco potrebbero anche qui aprire nuove possibilità nelle relazioni con le altre società geopolitiche (Stati), ed in modo speciale per ciò che riguarda l'equilibrio del commercio estero.

In un mondo sempre più interrelazionato a tutti i livelli, bisogna situare un ipotetico cambio globale in un quadro geopolitico amplio, che aiuti a superare gli Stati-Nazione e che dia coesione a progetti di federazione politica di molteplici etnie ed interetnie, come sarebbe il caso di un'Europa delle etnie. È però possibile che la necessaria costruzione di una Europa solidaria tra le diverse etnie che la formano, e solidaria col resto dei popoli della terra, non sia precisamente il progetto d'Europa degli Stati-Nazione attuali.
Qualunque cambiamento nelle regole del gioco di uno degli attuali Stati-Nazione, o dell'Europa nel suo insieme, comporta lo stabilirsi di un nuovo sistema di relazioni col resto del mondo.
Si tratterebbe di reimpostare le relazioni a diversi livelli:

- Sul piano economico: cercare un equilibrio tra entrate ed uscite; smettere di sfruttare e restituire -quando fosse necessario-; cancellare il debito estero generato da discutibili operazioni della banca; favorire lo stabilirsi di un nuovo sistema monetario personalizzato contro la speculazione monetaria e l'egemonia di certe valute (dollaro, marco, yen...).

- Sul piano politico: potenziare la cooperazione, superando i blocchi militari e favorendo la libera federazione di zone più ampie.

- Sul piano culturale: rispettare le diverse culture ed economie, e favorire il dialogo ed il mutuo conoscimento.

- Sul piano ecologico: potenziare l'equilibrio degli ecosistemi planetari e riconvertire i sistemi industriali contaminanti.

Le proposte che abbiamo presentato nel corso del libro per ciò che riguarda gli aspetti monetario e mercantile, si dovranno applicare ora alle relazioni interstatali. Per potenziare questo cambiamento bisognerebbe stabilire dei principi, degli accordi e degli strumenti che permettano:

- La non circolazione nel vuoto di valute, e l'impossibilità di utilizzarle in borsa per operazioni speculative.
Il denaro, annotazione in conti correnti, potrebbe muoversi soltanto da società a società, come contropartita di una compra-vendita di mercanzie -beni e servizi- o come potere d'acquisto anticipato -credito- per acquistarne; la moneta di una nazione, per tanto, non sarebbe un oggetto quotizzabile in borsa, sul quale fosse possibile speculare.

- L'equilibrio delle bilance commerciali tra società geopolitiche per evitare la dipendenza delle une e l'imperialismo delle altre, e per rendere impossibile un indebitamento estero irresponsabile.

La registrazione di ogni operazione commerciale con l'estero -compra-vendita, crediti, interessi- permetterebbe disporre di un'informazione molto affidabile per tendere all'equilibrio tra il valore delle importazioni e delle esportazioni. I diritti doganali potrebbero trasformarsi in elementi regolatori del libero commercio, e gravare o le importazioni o le esportazioni a seconda che si sia rotto in un senso o nell'altro l'equilibrio accordato in un trattato bilaterale o multilaterale di commercio estero.

Questo equilibrio obbligherebbe, per esempio, a pagare bene le materie prime dei paesi fino ad ora sfruttati perchè, in caso contrario, non potrebbero comprare prodotti manifatturati per un prezzo equivalente. È totalmente assurda la pretesa di voler mantenere la bilancia commerciale sempre favorevole, visto che se ci si riesce vuol dire che altri paesi ce l'hanno sfavorevole. Con questo sistema si limiterebbe il terribile problema del debito.

- Lo stabilirsi del valore acquisitivo di ciascuna moneta in funzione del potere d'acquisto di una determinata mercanzia -o di un loro insieme-, dal valore il più possibile stabile, che permettesse in questo modo, attraverso una "regola del tre", relazionare il valore di questa moneta con le altre, affinchè si possa realizzare il commercio in modo equitativo. Questo potrebbe essere un cammino fino a quando non venisse stabilito un sistema monetario razionale internazionale.

L'attuale accettazione del dollaro e di poche altre valute forti come moneta di pagamento internazionale disequilibra gravemente il commercio mondiale a causa del fatto che fluttuano in funzione di diversi interessi; ed il fatto che il dollaro salga o scenda può significare l'aricchimento di alcuni o la miseria di milioni.

- La possibilità di redistribuzione mondiale delle risorse, specialmente degli eccedenti di produzione, grazie alla possibilità di invenzione del denaro in funzione degli eccedenti sul mercato interno, i quali, in questo modo, potrebbero venire esportati a paesi deficitari senza doverli distruggere per paura che risultino invendibili o che il loro prezzo scenda al di sotto dei livelli di costo.
Quando il denaro non è razionale sul piano documentale, la sua mancanza può impedire ad un altro paese l'acquisto di una mercanzia e provocare una perdita a chi l'ha prodotta e non può venderla -nel caso di un mercato interno saturo. Questo circolo infernale, che non beneficia nessuno, può venire risolto con una moneta informativa che canalizzi l'offerta mercantile dotando di potere d'acquisto al possibile commerciante esportatore-importatore (con crediti) ed insieme i possibili consumatori (finanziati comunitariamente) di un'altra società geopolitica a cui manchi quella mercanzia.

Per evitare l'immigrazione, a causa delle grandi differenze nelle condizioni di vita tra paesi, le possibilità di concedere crediti a fondo perduto a paesi in difficoltà, in funzione delle proprie capacità produttive inutilizzate, potrebbe aiutare ad implementare sistemi razionali similari in altri luoghi del mondo. Bisognerebbe vigilare, però, per evitare che la "cooperazione" non fosse causa della distruzione dei mercati interni del paese ricettore o creatrice di nuove necessità artificiali per la sua cultura.

- La fattibilità di un sistema di cambio monetario per viaggiatori stranieri. Questi, arrivando nel paese in questione, verserebbero la loro moneta d'origine in un conto corrente che potrebbero utilizzare con la corrispondente carta intelligente personalizzata. La moneta straniera custodita nelle banche servirebbe per facilitare ai cittadini del paese l'uscita in viaggio all'estero. Il movimento di "valuta" per viaggi formerebbe parte dell'equilibrio generale del commercio estero.

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Questo insieme di possibili regole del gioco, esposte in forma schematica, possono non dare un'idea sufficientemente chiara dei possibili vantaggi che un normale cittadino ne trarrerebbe nella vita quotidiana. Per cercare di superare questa dificoltà potremmo immaginare le sue ripercussioni riguardo ad un tema delicato come quello della pubblica sicurezza.
L'insicurezza della vita cittadina è oggi la scusa per potenziare il rafforzamento dello statalismo poliziesco. Non si fa niente, invece, per evitare le cause della piccola delinquenza nè per risolvere il "terrorismo", sempre tanto "vantaggioso" per il potere.
La pubblica sicurezza, con un sistema di moneta telematica personalizzata ed informativa, non richiederebbe organismi di polizieschi, arbitrari, inefficaci e corrotti. La personalizzazione delle relazioni monetarie e mercantili da un lato, e la soluzione dei principali temi di violenza sociale (miseria, povertà, emarginazione, droga... e la mancanza di libertà federativa delle etnie) dall'altro, potrebbero condurre ad una drastica riduzione della violenza sociale.

La soppressione del denaro anonimo impedirebbe la realizzazione pratica della maggioranza di delitti commessi per ragioni di denaro (che sono la maggior parte). L'assegnazione ad ogni persona (specialmente agli emarginati ed ai disoccupati) di salari comunitari, unitamente alla gratuità di tutti i servizi culturali ed assistenziali, attaccherebbe alla radice alcune delle cause della delinquenza attuale. Uno speciale aiuto alle donne le aiuterebbe a disfarsi con maggiore facilità delle conseguenze di quei delitti che attualmente quasi non sono denunciati (maltrattamenti da parte del marito, stupro...) e depenalizzerebbe degli atti che l'attuale legislazione condanna (aborto, divorzio...).

La legalizzazione, controllata attraverso il sistema monetario, dell'uso e del commercio di droghe (alcool, tabacco, marihuana, acidi...) eviterebbe le mafie dei trafficanti e le nocive adulterazioni dei prodotti; e permetterebbe anche di eliminare il retrogusto di avventura sovversiva e pericolosa che la proibizione genera e alimenta. Gli adeguati trattamenti di disintossicazione lasciati nelle mani di professionisti indipendenti e attrezzati, un'informazione chiara sugli effetti delle droghe e le possibilità di sviluppare interessi personali fino ad allora preclusi per mancanza di mezzi, sembrano in definitiva un miglior sistema che non le repressioni poliziesche.

La maggior parte dei delitti abituali (evasione di valuta, falsificazione di documenti, truffe, ricatti, rapimenti, rapine, furti, scippi, prostituzione, traffico di bianche, di droghe, d'armi e di opere d'arte, corruzione di funzionari, di politici, di giudici, assassinati su commissione, estorsioni...) necessitano, usano o cercano il denaro anonimo. La sua soppressione eliminerebbe il "corpo" del delitto. Sorgerebbero certamente nuove forme di delinquenza, però sarebbe in ogni caso già molto se per il momento riuscissimo a sradicare per la maggior parte le cause e gli strumenti delle forme di delinquenza attuali.

La lotta armata di liberazione di classe o nazionale, nel quadro di una società efficacemente solidaria, specialmente con i diseredati, ed in cui le etnie che la compongono possono federarsi liberamente, si troverebbe praticamente senza motivazione. E tra l'altro senza possibilità di esercitarsi in un regime di moneta personalizzata, in quanto renderebbe impossibilile fonti di finanziamento abituali di queste organizzazioni (fondi segreti, rapine, tasse rivoluzionarie...) ed i traffici d'armi.

Quest'insieme di misure potrebbero restituire la tranquillità di passeggiare senza vedersi assediati da ruffiani, rapinatori, bombaroli... o da azioni poliziesche antidisturbo.

La funzione dei poliziotti sarà quella di vegliare per il rispetto delle regole del gioco costituzionale e per le norme di convivenza di ogni comunità etnica. La polizia potrebbe muoversi, normalmente, disarmata. Il compimento delle regole del gioco costituzionale non dipenderebbe tanto dalla repressione -alla lunga sempre inefficiente- quanto invece dall'assunzione di responsabilità documentata dei liberi atti delle persone davanti alla Giustizia, che disporrebbe, per investigare un caso o emettere una sentenza, di questa documentazione. Nella misura in cui la flessibilità delle istituzioni democratiche fosse reale, si consentirebbe una facile espressione della voce delle minoranze, senza che si trovino condannate al ricorso alla violenza.

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Fin qui alcune regole del gioco che in un modo o in un altro possono servire per introdurre, ed insieme per mettere a frutto, la moneta informativa e personalizzata. È facile capire che si tratta soltanto di indicazioni per uno studio maggiormente approfondito. Spiegare temi complessi ed interconnessi in modo semplice e lineare è sempre rischioso. Non spiegarli, però, può impedire di vedere la connessione tra il cambiamento monetario proposto ed i nuovi possibili scenari di cambiamento sociale.

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