Capitolo 19. IMMAGINA CHE... |
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Il denaro elettronico, debitamente utilizzato,
può divenire uno strumento per cercare di risolvere conflitti
finora insolubili: tra responsabilizzazione documentata e libertà
di azione; tra solidarietà sociale (socialismo) e libertà
personale (democrazia); tra creazione di ricchezza e redistribuzione
degli eccedenti.
Può favorire la separazione e libera
scelta personale tra attività mercantili ("finalità
lucrativa") e attività comunitarie-liberali ("finalità
non lucrativa"). Può aiutare a rendere complementarie
la centralizzazione informativa (visione globale) e la decentralizzazione
d'iniziativa (individui, comunità, quartieri, municipi, provincie,
nazioni, imprese, entità... liberamente confederati secondo
il principio di sussidiarietà). Può facilitare la
quantificazione dei materiali ed energie dissipati o degradati e
di recupero di fondi per la loro protezione o sostituzione.
Questo è un capitolo azzardato. Di solito
è più facile limitarsi alla critica piuttosto che
immaginare futuri possibili. Ciò nonostante, esporremo un
insieme di possibili misure che configurino nuove regole del gioco.
Questa lista di misure immaginabili è soltanto un abbozzo.
Vorremmo aiutare a suscitare la ricerca ed il dibattito, in un momento
in cui siamo rimasti privi di modelli di riferimento per orientare,
a partire dal presente, la costruzione di una società che
metta a frutto le possibilità creative generate dal crollo
dei dogmatismi e che sperimenti soluzioni nuove rispetto a quelle
che si sono già dimostrate inadeguate per risolvere vecchi
e nuovi problemi.
L'insieme di queste misure può permettere
di intravvedere meglio la dinamica interna del modello che si suggerisce,
e che verrà presentato più dettagliatamente in un
prossimo volume.
Si trattarà soprattutto di immaginare..., immaginare uno
scenario azzardato però a nostro avviso tecnicamente ed economicamente
possibile. Uno scenario che, se non altro, ci può permettere
di rispecchiare e confrontare la realtà, per scoprirne mancanze
e potenzialità.
* *
Le regole del gioco che esporremo, in forma telegrafica,
non sono nient'altro che un compendio di proposte, esplicite o latenti,
che le culture democratiche hanno rivendicato o sperimentato. Crediamo
possano essere, in gran parte, un contributo alla ricerca di quanti
vogliono trovare un cammino per il superamento del socialismo e
del capitalismo. L'unica novità risiede forse nel fatto di
presentarle come parti strettamente relazionate di un modello d'insieme
che può divenire applicabile grazie al fatto di disporre
di uno strumento informativo e responsabilizzatore per portarle
a termine in un modo poco coercitivo e poco burocratico.
Alcuni aspetti di queste regole del gioco sono
una conditio sine qua non per una applicazione coerente e democratica
della moneta elettronica, e insieme degli obiettivi raggiungibili
precisamente grazie alle possibilità introdotte dalla moneta
elettronica. Si propongono di ottenere un gioco più corretto,
più chiaro, più libero, più responsabile e
solidario:
1. Responsabilizzazione e nuova organizzazione
delle istituzioni di governo: politico, giudiziario e civiche.
2. Giustizia indipendente, aperta, documentata e gratuita.
3. Mercato libero però documentalmente responsabilizzato.
4. Servizi comunitari liberi e gratuiti.
5. Economia autoequilibrata, ecologica ed informativa.
6. Libera federazione politica e confederazione civica delle etnie
che formano la società geopolitica.
7. Relazioni estere equilibrate ed interdipendenti.
Concluderemo il capitolo con una descrizione di
possibili benefici per i cittadini in aspetti quotidiani come quelli
che si riferiscono alla sicurezza cittadina.
1. RESPONSABILIZZAZIONE E NUOVA ORGANIZZAZIONE
DELLE ISTITUZIONI DI GOVERNO: POLITICHE, GIUDIZIARIE E CIVICHE.
Le istituzioni e le cariche pubbliche tendono
a trasformare la loro responsabilità di servizio in irresponsabilità
di potere. La teoria politica sorta dalla Rivoluzione Francese ha
consacrato dei principi democratici formali (indipendenza tra esecutivo,
legislativo e giudiziario; suffragio universale...), ma non si è
preoccupata di come assicurare il suo compimento. Priva di sistemi
di responsabilizzazione, la funzione pubblica cade facilmente ed
impunemente nella prevaricazione e nel dispotismo illuminato: democrazia
formale-ufficiale e poteri reali-non ufficiali.
Nonostante i duecento anni di proclamazione delle
libertà democratiche, queste, perfino a livello formale,
sono state ben poco vigenti in maniera piena ed effettiva: restaurazioni
monarchiche, dispotismi dell'esecutivo, limitazioni di voto, di
associazione e di espressione... Possiamo affermare che, fatti salvi
pochissimi Stati in periodi molto ristretti, l'eredità della
Rivoluzione Francese deve ancora concretizzarsi a livello formale
e ancor più a livello reale. Perchè?
Prima di esporre possibili cammini per approfondire
la democrazia, una premessa: bisogna ubicare le presenti proposte
in un quadro in cui la socializzazione dell'informazione contabile
monetaria e la redistribuzione automatica di denaro per finanziare
le necessità culturali, assistenziali e di autogoverno, potrebbero
evitare le interminabili polemiche sul finanziamento di queste attività.
Si potrebbero risolvere, grazie a procedimenti automatici al di
fuori di ogni discussione, la maggior parte dei conflitti tra lo
Stato e le altre istituzioni (culturali e territoriali), provocati
dalla mancanza di conti chiari. In questo modo la centralizzazione
contabile offrirebbe un'informazione socializzata che potrebbe favorire
il decentramento del Governo.
Per fare in modo che le cariche di governo sociale non si trasformino
in potere contro le persone bisognerebbe porre in atto una serie
di misure "anti-potere" che favorissero una libera responsabilizzazione
del governo. Alcune delle misure che si potrebbero mettere in pratica
per sviluppare con maggiore rigore la teoria politica democratica
e renderla davvero operante sarebbero:
- Distinzione radicale tra le funzioni ed i sistemi
elettivi dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, a tutti
i livelli della società.
Assicurare l'indipendenza tra l'esecutivo ed il legislativo permette
di evitare la formazione di "parlamentarismi esecutivi"
-che governano per decreto-legge-, procedimento caratteristico di
qualunque dittatura. Assicurare l'indipendenza tra lo Stato (esecutivo
e legislativo) e la Giustizia faciliterebbe a quest'ultima la difesa
dello Stato di diritto.
- Uguaglianza di finanziamento comune e di spazi
pubblicitari per tutte le candidature a qualunque elezione. Impossibilità
di finanziamento privato, per il fatto che i candidati passerebbero
allo statuto comunitario e potrebbero ricevere soltanto finanziamento
comunitario. Candidature con liste aperte, delle quali verrebbero
votate persone che assumono programmi ed impegni concreti e che
non sarebbero soggette a disciplina di voto.
L'uguaglianza di opportunità per tutte le
opzioni, ed il sistema di rappresentazione proporzionale faciliterebbe
l'influenza delle minoranze (lievito per trasformazioni future).
Il finanziamento comunitario potrebbe evitare l'influenza di gruppi
di pressione che "comprano" voti sotto forma di crediti
bancari o donazioni per le campagne elettorali. Le liste aperte
favorirebbero la richiesta di responsabilità personale agli
eletti, a cui gli elettori hanno dato la loro fiducia.
- Responsabilizzazione documentata di tutti gli
atti di governo pubblico, al termine del mandato legale, davanti
ad una Giustizia indipendente.
Bisogna pretendere che ogni "responsabile
pubblico" lo sia realmente davanti alla Giustizia, la quale
può agire soltanto se dispone della documentazione relativa
alle decisioni prese. L'immunità politica durante il mandato
deve confrontarsi con una totale trasparenza una volta questo sia
terminato. Bisogna evitare che siano soltanto "Dio e la Storia"
coloro che giudicano la "responsabilità" dei governanti.
Per esempio, bisogna impedire che i carichi pubblici occupino, al
termine del mandato -come suol capitare-, i consigli di amministrazione
delle imprese a cui hanno fato dei favori. La dichiarazione di tutti
i beni dei carichi pubblici al prendere possesso del loro incarico
e l'auditoria al loro termine sono a loro volta dei sistemi di chiarificazione
e responsabilizzazione, che potrebbero diventare pressochè
automatici.
- Limitazione delle reelezioni successive continuate,
con sistemi adeguatamente diversi per l'esecutivo ed il legislativo.
L'attuale possibilità di reelezione "professionalizza"
la politica ed aumenta la possibilità di trasformarla in
potere; ostacola la participazione attiva di una moltitudine di
cittadini che non si sentono mai "preparati" per esercitare
cariche pubbliche.
- Riduzione di tutte le competenze usurpate dallo
Stato e loro restituzione alla società civile (quartieri,
comuni, provincie, etnie, imprese utilitarie, entità comunitarie...)
per un loro esercizio libero, indipendente e radicato nella cittadinanza.
La riduzione delle funzioni dello statalismo attuale
è fondamentale per evitare la riproduzione di strutture di
potere burocratiche. Lo statalismo assistenziale dovrebbe venire
sostituito dalla responsabilizzazione dei cittadini e delle loro
istituzioni di base che, confederativamente, assumessino la libera
e plurale gestione dei servizi comunitari (sanità, educazione,
informazione, arti, autogoverno...) e dell'attività produttiva
(impresa, iniziativa, investimento, lavoro, innovazione...), in
base al principio di sussidiarietà (ciascun livello assume
ciò che può).
2. GIUSTIZIA INDIPENDENTE, APERTA, DOCUMENTATA
E GRATUITA.
La maggior parte delle teorie politiche riconoscono
formalmente la necessità di una Giustizia indipendente. Nella
pratica, però, lo Stato o i poteri di fatto hanno cercato
i mezzi per fare in modo che questa indipendenza sia soltanto apparente,
limitandola e condizionandola. L'indipendenza della Giustizia costituisce
un tema complesso. Affinchè tale indipendenza non diventi
una scusa per creare poteri corporativi chiusi, di perpetuazione
di caste dominanti, occorrerebbe un insieme di misure come le seguenti:
- Soppressione del sistema di concorsi e numerus
clausus che regolano l'accesso alla magistratura.
Per esempio: qualunque giurista con sei anni di esercizio della
professione si potrebbe iscrivere gratuitamente alla scuola di magistratura
(la Legge Organica contempla questo procedimento d'accesso, anche
se solo per un terzo dei posti). Al termine di questo corso eserciterebbe
come "praticante" di un altro giudice che il candidato
sceglierebbe liberamente. Se il giudice -sotto la propria responsabilità
e mettendo in gioco il proprio prestigio pubblico- gli desse la
propria approvazione, il praticante verrebbe nominato automaticamente
giudice e comincerebbe ad esercitare in uno qualunque dei posti
vacanti sempre disponibili per migliorare il servizio giudiziario,
a seconda delle priorità del bilancio della Giustizia. "Un
paese con un maggior numero di giudici che poliziotti potrebbe essere,
probabilmente, più libero e solidario di un paese con più
poliziotti che giudici". Cosa dobbiamo aspettarci, se in Spagna
si mantengono più di 100.000 poliziotti ed i giudici sono
soltanto 2.000?
- Collegi professionali della magistratura aperti,
con responsabilità di nomina senza alcun intervento da parte
dello Stato.
Il corporativismo chiuso favorisce la creazione di poteri di fatto.
In base alle nostre proposte, le corporazioni della magistratura
romperebbero la loro struttura chiusa e classista -passare da 2.000
a 6.000 o 10.000 giudici cambierebbe la magistratura anche qualitativamente.
Gli organismi professionali aperti, con autodisciplina tra colleghi
di ciascuna categoria professionale, e l'ambizione al prestigio,
l'onestà e l'efficacia dell'istituzione giudiziaria -dotata
di documentazione esatta ed esaustiva per provare le proprie sentenze,
e tagliata fuori da ogni possibilità di corruzione- sono
elementi importantissimi per autoresponsabilizzare la Giustizia
e la nomina o destituzione dei giudici.
- Il finanziamento della Giustizia con un sistema
diverso dal condizionante bilancio del Ministero di Giustizia (Ministero
chiaramente superfluo) è una conditio sine qua non per la
sua gestione libera e gratuità totale.
Per esempio, una percentuale fissata costituzionalmente
-sul PIL, o sui bilanci generali dello Stato-, amministrato con
trasparenza contabile da parte dei collegi della magistratura, potrebbe
garantire una libera ed efficace azione giudiziaria contro qualunque
ingerenza o tentativo di soffocarla per problemi di finanziamento.
L'esistenza di un Ministero di Giustizia e di bilanci governativi
per la Giustizia sono un attentato contro la tanto proclamata indipendenza
di questa istituzione.
- L'agilizzazione delle procedure giudiziarie non
richiede soltanto un maggior numero di giudici ma anche una loro
diversificata specializzazione in base a criteri tematici e territoriali.
Per esempio: ogni giudice d'istruzione, al proprio
livello territoriale, porterebbe avanti un solo caso fino a concluderlo.
Le specialità giudiziarie esistenti, e le altre che bisognerebbe
creare in un mondo complesso come l'attuale (penale, civile, politico,
medico, mercantile...), permetterebbero un'azione molto più
adeguata alla risoluzione degli specifici conflitti di ciascun gruppo
sociale. L'estensione giudiziaria a tutti i livelli territoriali
(quartiere, comune, provincia, etnia, interetnia...) permetterebbe
la risoluzione a ciascun livello di molti conflitti che attualmente
si ammucchiano in sale provinciali o statali.
- Con la soppressione della moneta anonima, le
possibilità di abuso vengono praticamente e strumentalmente
ridotte in modo drastico.
Con la moneta informativa e personalizzata, la
Giustizia -che protegge le base-dati monetarie da qualunque ingerenza-
dispone, nello stesso tempo, di un'informazione esaustiva ed esatta
per documentare -se occorre pubblicamente- molte delle proprie sentenze.
La sfiducia che genera attualmente la Giustizia
presso la popolazione è immensa perchè gli scandali
di corruzione, la mancanza di mezzi e l'arbitrarietà delle
sentenze -per mancanza di prove conclusive- sono continui.
- I sistemi di registrazione audiovisiva e di autocontrollo
telematico attuale, permettono di risolvere in gran parte la famosa
quastione di "chi controlla il controllore? Chi controlla la
Giustizia?".
Come misura tra altre, l'installazione di tre sistemi
informatici -ciascuno dei quali con macchine, programmi ed equips
umani diversi- che elaborassero l'informazione monetaria indipendentemente
e simultaneamente impedirebbe -con un alto grado di probabilità
statistica- qualunque tipo di manipolazione dell'informazione, garantendo
una totale inviolabilità dell'intimità e della sfera
privata dei cittadini. La registrazione audiovisiva degli atti giudiziari
favorirebbe la denunzia di arbitrarietà giudiziarie e la
revisione delle sentenze al livello giurisdizionale superiore.
3. MERCATO LIBERO, MA RESPONSABILE E DOCUMENTATO.
Una politica chiara e responsabile, basata in
uno Stato di diritto garantito dall'impossibilità di azione
impune dei poteri fattuali, e dall'indipendenza di una Giustizia
ben documentata, è un elemento di un insieme di regole del
gioco "pulito" che possono favorire al massimo e ottimizzare
l'esercizio di libertà responsabile in tutti i campi sociali.
Al di là dei mercati paralitici -pianificati o pseudo-liberi-
che diventano covo di ogni tipo di sfruttamento (sulle persone e
sulla vita naturale), occorre concretizzare misure che facilitino
un mercato con un massimo di libertà concrete all'interno
di regole del gioco responsabilizzanti e solidarie. In assenza di
tali regole del gioco i poteri di fatto di qualunque sistema decidono
al di sopra e contro il resto della popolazione. L'introduzione
di una moneta telematica potrebbe favorire una politica di libertà
e di solidarietà sociale, sempre che il mercato funzioni.
La produzione e vendita di prodotti utilitari è il motore
generatore di ricchezza, la cui redistribuzione non costituisce
solo un atteggiamento solidario bensí un fatto necessario
per il funzionamento del mercato e per l'arricchimento dei produttori
(imprenditori, lavoratori, inversori ed inventori). La produzione
è previa al consumo e all'investimento. Ma generare capacità
di consumo (potere d'acquisto) e d'investimento (crediti) permette
continuare a produrre sempre meglio.
Il libero mercato è stato il paravento di
ogni tipo di azioni scorrette. La "soppressione del mercato
per decreto" è stata però il paravento dell'inettitudine
e dell'inefficacia produttiva. Il mercato è un'invenzione
umana molto antica ed utile. Per quanto lo si voglia proibire, presto
o tardi risorge sotto forma di "mercato nero" o cammuffato
ufficialmente sotto il nome di "economia mista socialista".
Il problema non sta nei termini di mercato sí o mercato no,
ma in quelli di libertinaggio mercantile o mercato responsabile.
Bisognerebbe ridefinire delle regole del gioco mercantile che favorissero
libertà concrete e responsabilizzanti. Queste regole del
gioco potrebbero tenere conto, tra altri, dei seguenti elementi:
- Un sistema monetario telematico unico, come sistema
di compra-vendita che permetta la libertà ma responsabilizzata
documentalmente; che favorisca una totale informazione per orientare
debitamente gli investimenti e la produzione dei liberi inversori,
imprenditori, inventori e lavoratori; che apra cammino per rendere
superflua la pianificazione statalista e che fornisse elementi per
superare le crisi mercantiliste.
L'oscurità informativa del mercato attuale
non favorisce affatto la libertà responsabile degli attori
del mercato (produttori e consumatori). Questa oscurità informativa,
basata in un sistema monetario irrazionale e disinformativo, non
permette di sapere cosa si produce nè cosa si consuma realmente,
e per tanto impedisce un'azione adeguata per ristabilire i costanti
disequilibri che si generano.
- La libera competenza e iniziativa privata potrebbero
favorire la produzione e vendita di mercanzie nella misura in cui
si disponga di mezzi perchè questa libertà mercantile
non si trasformi in licenziosità che avvantaggia il gioco
sporco dei monopoli e degli oligopoli.
La documentazione di ogni atto di compravendita;
la socializzazione comprensibile e gratuita di tutta l'informazione
monetaria-mercantile; la fissazione di prezzi minimi anti-dumping;
la sostituzione della propaganda d'"impresa" per un'informazione
agile ed operativa di prodotti e servizi; la libera contrattazione
e licenziamento; la fissazione di un salario indefinito di disoccupazione
involontaria; il sostegno comunitario al risparmio; la soppressione
di ogni quota destinata alla Sicurezza Sociale e delle tasse sulla
produzione o sulla rendita; il miglioramento della sicurezza cittadina
con l'impossibilità strumentale di frodi, truffe, impagati,
furti e rapine... sono tutte misure che potrebbero favorire un mercato
più libero e responsabile dell'attuale.
4. SERVIZI COMUNITARI LIBERI E GRATUITI
Se la funzione del mercato è quella di
produrre e consumare beni utili per la vita, la funzione del settore
comunitario è quella di ofrire servizi "culturali"
nel senso più ampio del termine. La caratteristica delle
professioni ed istituzioni comunitarie-liberali è che si
autoproclamano, da sempre, altruiste e disinteressate. La confusione
tra mercato e settore comunitario ha incluso quest'ultimo, normalmente,
all'interno del settore mercantile terziario dei "servizi".
Gli è stato permesso di trasformarsi in uno dei poteri di
fatto più influenti, quello del "sapere", vincolato
ed al servizio del "avere denaro".
- Bisognerebbe smercantilizzare e destatalizzare
le professioni ed istituzioni comunitarie per metterle al servizio
gratuito e disinteressato di tutte le persone individuali, personali
e collettive.
Per ottenere questa gratuità dei servizi,
favorendo nello stesso tempo la libera atività dei professionisti
e la libertà di scelta del "cliente" o dell'"usuario",
bisognerebbe dotare lo statuto comunitario di un finanziamento comunitario
che permettesse il libero esercizio con le attrezzature necessarie.
La lotta tra pubblico e privato -medicina, insegnamento, mezzi di
comunicazione, ricerca...- è un imbroglio che attenta contro
la libertà di cattedra (insegnanti), di espressione (informatori)
e di creazione (artisti), e contro la libera scelta da parte dei
"clienti" o usuari dei servizi. In definitiva è
una lotta tra due interessi privati: i poteri privati ufficiali
ed i poteri privati di fatto
- Il sistema d'accesso a qualunque professione
comunitaria ed il sistema di funzionamento di qualunque istituzione
comunitaria potrebbero essere simili a quelli proposti per la Giustizia.
Soppressione di concorsi, accesso diretto al termine
degli studi ed iscrizioni senza numero chiuso, finanziamento comunitario,
totale gratuità dei servizi, limitazione dell'esercizio professionale
al di fuori dello statuto comunitario, incompatibilità con
qualunque lavoro e remunerazione mercantile...
- In linea di principio, lo statuto comunitario
sarebbe aperto a tutte quelle professioni che da sempre si sono
autoproclamate altruiste e disinteressate, vale a dire, a seconda
delle rispettive deontologie, senza affanno di lucro ed al servizio
incondizionato di qualunque persona che ne richieda il servizio,
sia questo assistenziale, culturale, etc. Lo statuto comunidario
includerebbe, in primo luogo, tutte le persone ed istituzioni dedicate
alla gestione pubblica (politici e funzionari). Potrebbero ugualmente
accogliersi a questo statuto le entità ed associazioni non
lucrative (sportive, culturali, sindacali, politiche...), e la maggior
parte dei liberi professionisti e delle istituzioni che attualmente
in bilico tra pubblico e privato, nel campo della medicina e della
salute, dell'educazione ed informazione, ricerca, assistenza...;
ugualmente, i professionisti della cultura e delle arti (scrittori,
artisti...) e delle comunità religiose.
La caratteristica principale di tutti questi servizi
sarebbe la gratuità; di conseguenza, sarebbero finanziati
comunitariamente. La "comunità" pagherebbe le persone,
le attrezzature e le spese della gestione quotidiana. La seconda
caratteristica sarebbe la totale libertà di azione all'interno
dello statuto comunitario: ciascuno potrebbe esercitare la propria
professione come gli sembrasse più opportuno, purchè
non esiga onorari ai clienti e non provochi danno a nessuno, sotto
sanzione del collegio professionale o del corrispondente settore
specializzato della giustizia. Nei conti correnti delle persone
del settore comunitario -individuali o istituzionali- entrerebbe
soltanto denaro di origine comunitaio. Grazie a questa misura si
impedirebbero le "operazioni" di chi ha soldi, per dominare
la politica, la Giustizia, l'insegnamento, la medicina, l'informazione...
Sarebbe dunque incompatibile riscuotere dal "comune" per
un lavoro comunitario e, contemporaneamente, riscuotere per lavori
od affari di tipo mercantile.
- La massa di denaro necessaria per finanziare
quanti si accolgono allo statuto comunitario si potrebbe ottenere
in gran parte con la creazione comunitaria di denaro (attualmente
questa creazione è principalmente bancaria privata). In questo
modo i soldi per i servizi pubblici non dovrebbero venir fuori unicamente
dalle tasse nè dall'emissione di debito pubblico. Questa
è una delle possibilità che un sistema monetario informativo
può offrire: sapere quanto valore monetario occorre inventare
e distribuire perchè la produzione possa venire consumata.
Per capire meglio la dinamica dello statuto comunitario
occorre sottolineare una cosa molto importante. Il settore comunitario
non produce beni direttamente indispensabili per la sopravvivenza.
Possiamo dire che è un sovrappiù, squisitamente umano,
molto importante, importantissimo, però un sovrappiù
rispetto al mondo realmente basilare della produzione di beni "materiali"
per poter vivere. Il mercato è il motore creatore della ricchezza
e dei beni. Nella dinamica del mercato si creano, comprano e vendono
dei beni. Gli eccedenti dei beni di consumo permettono che tutti
coloro che non producono beni materiali possano consumarli, e per
tanto che possano essere finanziati perchè li acquistino.
Se la produzione di beni di consumo diminuisce, la retribuzione
di coloro che si accolgono allo statuto comunitario diminuirà
a sua volta, col tempo, inevitabilmente. Questo servirà loro
d'incentivo per aiutare a produrre di più o meglio, sia direttamente
(incorporandosi al mercato) sia indirettamente (migliorando l'educazione,
la salute, la ricerca, i servizi, l'informazione, la politica...).
- Per rendere fattibile questa dinamica, a chiunque
riceva salario o assegnazioni comunitarie verrebbero aggiudicati
un certo numero di "punti" comunitari. La somma totale
dei punti aggiudicati in relazione alla massa comunitaria darebbe
il valore monetario del punto, che potrebbe oscillare a seconda
del valore della produzione per il consumo, per un lato, e a seconda
del numero totale di punti aggiudicati, per l'altro.
Verrebbe a stabilirsi così un meccanismo di feed-back, di
autoregolazione, che potrebbe essere un buon sistema per evitare
la burocrazia dei servizi pubblici. La competenza, che migliora
il servizio, si darebbe nell'insieme delle professioni liberali,
a causa di questo meccanismo di autoregolazione -oscillazione degli
stipendi in funzione del valore dei punti-, e si darebbe anche all'interno
di ogni categoria professionale nello stimolare l'incremento di
stipendio o di livello di punteggio. Così, in quest'ultimo
caso, per incentivare il lavoro ben fatto all'interno del settore
comunitario si potrebbe stabilire che ogni "categoria professionale"
comunitaria votasse annualmente un tanto per cento dei loro compagni
perchè salgano di categoria professionale dal punto di vista
dello stipendio, per quanto possano non avere i titoli -o non occorrano
nuovi posti- dal punto di vista professionale.
- Qualunque professionista comunitario potrebbe
passare al mercato e viceversa, ma con una serie di tempi d'attesa
e di misure cautelari, applicabili a seconda dei casi.
La distinzione tra i due statuti permetterebbe
anche la creazione di uno statuto misto (mercantile-comunitario)
che favorisse l'artigianato, oppure certe opere e servizi di interesse
generale che richiedono prezzi politici, però ai quali manca
l'aiuto di capitale privato per poterli portare a termine.
Una applicazione quotidiana della distinzione
tra il settore mercantile ed il settore comunitario pone, evidentemente,
una serie di interrogativi ed obiezioni sia in relazione ai criteri
di distinzione, sia per ciò che riguarda i criteri di introduzione
graduale settore per settore. Lo studio di questi interrogativi
non corrisponde, peraltro, al livello di esposizione schematica
che abbiamo scelto.
5. ECONOMIA EQUILIBRATA, ECOLOGICA ED INFORMATIVA
Il sistema economico è stato definito fino
ad oggi come un sistema presuntamente equilibrato: tanta produzione
è uguale a tanto risparmio-investimento più tanto
consumo. Questo equilibrio si è rivelato fallace in gran
parte per non disporre di un sistema di documentazione, quantificazione
e orientazione dei differenti flussi mercantili, sistema impossibile
con una moneta irrazionale.
Però anche il sistema economico nel suo
insieme è irrazionale già che -in quanto sistema chiuso
e pretesamente equilibrato- dimentica le entrate ed uscite del sistema
nel suo insieme. Vale a dire che dimentica l'ingresso di energia
e di materiali e la loro uscita con un maggiore grado di entropia,
come residui o inquinanti.
La moneta razionale non solo cerca di contribuire
ad equilibrare il sistema economico ma può fornire elementi
per situare il sistema economico equilibrato in un quadro ecologico.
Una delle funzioni della moneta è quella di offrire un sistema
omogeneizzante di tutte le produzioni e di tutti i consumi. Ma la
funzione di una moneta razionale, oltre a questa, potrebbe essere
quella di offrire informazione delle diverse produzioni, e dei loro
materiali ed energie, tutte quante eterogenee.
Quest'informazione potrebbe risultare preziosa
per razionalizzare l'uso di materiali ed energie: socializzando
l'informazione sul suo uso e penalizzando o favorendo certi processi
produttivi o certi prodotti in modo automatico (introducendo una
tassa ecologica). Con la parte così raccolta si potrebbe
favorire l'uso di energie e di materiali riciclabili, si potrebbe
creare un fondo di ricerca e di applicazione dei nuovi processi
meno inquinanti e meno energivori, e finanziare un piano di ecologia
integrale (suolo, boschi, aria, acqua...).
L'informazione e le possibilità di finanziamento
aiuterebbero a smercantilizzare e passare a proprietà comunitaria
tutte le risorse naturali strategiche per la sopravvivenza dell'umanità
e per gli equilibri degli ecosistemi. La smercantilizzazione delle
risorse -con proprietà e gestione comunitaria- potrebbe evitare
lo spreco di molte di queste che oggi si utilizzano unicamente perchè
sono meno care di altre (a livello di prezzi) o perchè danno,
a determinate imprese, più benefici a breve termine.
In questo modo si potrebbe cominciare a considerare
che alcuni finora indiscutibili "beni economici" possono
diventare "mali economici". O che la crescita economica
misurata unicamente con unità monetarie omogeneizzanti può
diventare molto discutibile se la consideriamo dal punto di vista
della crescita del grado di entropia o della produzione di inquinamento
che comporta.
La concretizzazione di uno Stato di diritto, con libertà
e solidarietà concrete uguali, giuridicamente, per tutti,
richiede che si stabilisca una democrazia economica, vale a dire
un sistema economico che permetta l'esercizio di una serie di libertà
e solidarietà concrete da parte di qualunque persona anche
nell'aspetto mercantile.
- La prima libertà e solidarietà
sociale è quella di avere diritto al consumo, vale a dire
di disporre di una certa quantità di soldi per comprare ciò
di cui si ha vitalmente bisogno. Senza la capacità di consumare
questo minimo vitale, e senza dei servizi culturali-comunitari gratuiti,
la democrazia è riservata solamente a coloro che possiedono
denaro e cultura.
- La possibilità di distribuire denaro a
tutte le persone per il fatto di essere persone, e di finanziare
i servizi comunitari sarebbe possibile grazie al sistema monetario
che permetterebbe una corretta invenzione comunitaria di denaro
equilibratore del mercato, ed una semplificata recaudazione fiscale
automatica.
- L'incremento quantitativo e qualitativo dei beni
di consumo dipende dalla capacità degli agenti di produzione
di generarlo. Perciò bisognerebbe rafforzare coloro che producono
ricchezza privata (lavoratori, imprenditori, inversori, inventori)
perchè dalla loro capacità dipenderebbe in modo diretto
il finanziamento di chi si accoglie allo statuto comunitario. Quanta
maggiore e migliore ricchezza privata, maggiore e migliore la ricchezza
comunitaria da redistribuire. E migliori servizi comunitari. Il
bene privato, con questo sistema distributivo, non verrebbe a contrapporsi
al bene comune, mentre al contrario potrebbe potenziarlo vigorosamente,
e come conseguenza il bene comune favorirebbe a sua volta il bene
privato.
- Il superamento delle crisi di inflazione-deflazione
potrebbe essere uno dei contributi di un sistema monetario razionale:
in ogni atto di compra-vendita il valore dell'assegno corrisponde
a quello della fattura. La velocità di circolazione del denaro
verrebbe controllata e non perturberebbe l'equilibrio economico
(relazione tra il valore delle mercanzie offerte e il valore della
domanda monetaria), che diverrebbe quasi automatico: ci sarebbe
la possibilità di inventare comunitariamente, nella giusta
misura, la quantità di denaro necessaria per ogni incremento
del libero valore mercantile della produzione.
- La socializzazione dell'informazione mercantile,
vale a dire mettere quest'ultima a disposizione di tutta la società,
aprirebbe la possibilità di un'azione democratica più
intelligente ed efficace tanto nel mercato come rispetto alle finanze
pubbliche, azione che permetterebbe andare oltre la "pianificazione
centralista" e lo "spreco mercantilista".
- La necessaria riduzione dell'orario di lavoro
per far fronte alla disoccupazione strutturale potrebbe venire finanziata
con un piano comunitario che evitasse al massimo la ricaduta del
suo costo sulle imprese o sui lavoratori. Il lavoro salariato avrà
sempre minor rilevanza nell'insieme della produzione, e occorre
affrontare la disoccupazione forzata ridiscutendo il detto che "chi
non lavora, non mangia", scommettendo invece per le occupazioni
comunitarie creative.
6. LIBERA FEDERAZIONE E CONFEDERAZIONE DELLE
ETNIE CHE FORMANO LA SOCIETÀ GEOPOLITICA
Difendere le libertà concrete comporta
il favorire l'autonomia e l'indipendenza di tutte le persone. Dobbiamo
però considerare persone non solo gli individui, ma anche
le persone nazionali. Per evitare confusioni in un tema così
delicato, intenderemo che le persone nazionali (che in senso ampio
chiameremo etnie) sono quelle che costituiscono la società
geopolitica (che normalmente è plurinazionale e viene coordinata,
e spesso dominata, da uno Stato). L'etnia è una nazione cosciente
di una cultura, un'etica, ed eventualmente una lingua proprie.
Il rispetto ai diritti umani non include soltanto
gli individui e le collettività, ma anche le nazioni umane
(etnie), a comunciare dai nuclei basilari (famiglie, comunità
di vicinato, quartieri...) fino ai più complessi (comuni,
provincie, etnie e interetnie storiche).
- Il rispetto alle etnie comporterebbe la loro adesione libera e
negoziata al patto federale costitutivo della società geopolitica
che formano, per volontà propria o condizionate dalla situazione
geostrategica mondiale.
Non c'è nessun altro motivo di peso per
mantenere gli anacronistici Stati-Nazione centralisti, se non quello
di favorire le concentrazioni di potere nelle mani di dispotici
statalismi. La libera vincolazione di ciascuna etnia ed interetnia
ad un progetto di società politica è uno degli indicatori
democratici più importanti ed è la base di qualunque
tentativo di soluzione pacificatrice delle relazioni interetniche.
Nella nostra realtà più prossima, la costruzione di
un'Europa delle etnie può essere un progetto appassionante
per superare i patriottismi degli Stati-Nazione, incapaci, finora,
di creare una federazione europea capace di superare gli statalismi,
e per canalizzare positivamente il risorgere delle etnie.
- Il quadro federativo, protettore verso l'esterno
di tutte le etnie che costituiscono la società geopolitica
federale, permetterebbe, inoltre, la libera e molteplice confederazione
interna tra di esse a tutti i livelli territoriali per un governo
efficace e libero di ciascuna.
I quartieri, i comuni, le provincie, le etnie storiche
ed i loro rispettivi Governi autonomi possono applicare oggi, con
conoscenza di causa, grazie all'informazione telematica, il principio
di sussidiarietà -ciascuno assume tutto ciò che può
fare, e si confedera con altri per tutto ciò che non può
fare da solo- e tutto questo tenendo conto dei diversi fattori d'insieme
che intervengono nella risoluzione di un problema. Un'informazione
completa ed un finanziamento equitativo inoppugnabile permettono
questa assunzione di responsabilità, molto interessante per
attaccare la costituzione di poteri centralisti e per favorire la
reale participazione cittadina, cominciando dalla base l'esercizio
democratico.
7. RELAZIONI ESTERE EQUILIBRATE ED INTERDIPENDENTI
Nell'ipotetico scenario dell'applicazione del
cambio monetario in un solo Stato, le nuove regole del gioco potrebbero
anche qui aprire nuove possibilità nelle relazioni con le
altre società geopolitiche (Stati), ed in modo speciale per
ciò che riguarda l'equilibrio del commercio estero.
In un mondo sempre più interrelazionato
a tutti i livelli, bisogna situare un ipotetico cambio globale in
un quadro geopolitico amplio, che aiuti a superare gli Stati-Nazione
e che dia coesione a progetti di federazione politica di molteplici
etnie ed interetnie, come sarebbe il caso di un'Europa delle etnie.
È però possibile che la necessaria costruzione di
una Europa solidaria tra le diverse etnie che la formano, e solidaria
col resto dei popoli della terra, non sia precisamente il progetto
d'Europa degli Stati-Nazione attuali.
Qualunque cambiamento nelle regole del gioco di uno degli attuali
Stati-Nazione, o dell'Europa nel suo insieme, comporta lo stabilirsi
di un nuovo sistema di relazioni col resto del mondo.
Si tratterebbe di reimpostare le relazioni a diversi livelli:
- Sul piano economico: cercare un equilibrio tra
entrate ed uscite; smettere di sfruttare e restituire -quando fosse
necessario-; cancellare il debito estero generato da discutibili
operazioni della banca; favorire lo stabilirsi di un nuovo sistema
monetario personalizzato contro la speculazione monetaria e l'egemonia
di certe valute (dollaro, marco, yen...).
- Sul piano politico: potenziare la cooperazione,
superando i blocchi militari e favorendo la libera federazione di
zone più ampie.
- Sul piano culturale: rispettare le diverse culture
ed economie, e favorire il dialogo ed il mutuo conoscimento.
- Sul piano ecologico: potenziare l'equilibrio
degli ecosistemi planetari e riconvertire i sistemi industriali
contaminanti.
Le proposte che abbiamo presentato nel corso del
libro per ciò che riguarda gli aspetti monetario e mercantile,
si dovranno applicare ora alle relazioni interstatali. Per potenziare
questo cambiamento bisognerebbe stabilire dei principi, degli accordi
e degli strumenti che permettano:
- La non circolazione nel vuoto di valute, e l'impossibilità
di utilizzarle in borsa per operazioni speculative.
Il denaro, annotazione in conti correnti, potrebbe muoversi soltanto
da società a società, come contropartita di una compra-vendita
di mercanzie -beni e servizi- o come potere d'acquisto anticipato
-credito- per acquistarne; la moneta di una nazione, per tanto,
non sarebbe un oggetto quotizzabile in borsa, sul quale fosse possibile
speculare.
- L'equilibrio delle bilance commerciali tra società
geopolitiche per evitare la dipendenza delle une e l'imperialismo
delle altre, e per rendere impossibile un indebitamento estero irresponsabile.
La registrazione di ogni operazione commerciale
con l'estero -compra-vendita, crediti, interessi- permetterebbe
disporre di un'informazione molto affidabile per tendere all'equilibrio
tra il valore delle importazioni e delle esportazioni. I diritti
doganali potrebbero trasformarsi in elementi regolatori del libero
commercio, e gravare o le importazioni o le esportazioni a seconda
che si sia rotto in un senso o nell'altro l'equilibrio accordato
in un trattato bilaterale o multilaterale di commercio estero.
Questo equilibrio obbligherebbe, per esempio, a
pagare bene le materie prime dei paesi fino ad ora sfruttati perchè,
in caso contrario, non potrebbero comprare prodotti manifatturati
per un prezzo equivalente. È totalmente assurda la pretesa
di voler mantenere la bilancia commerciale sempre favorevole, visto
che se ci si riesce vuol dire che altri paesi ce l'hanno sfavorevole.
Con questo sistema si limiterebbe il terribile problema del debito.
- Lo stabilirsi del valore acquisitivo di ciascuna
moneta in funzione del potere d'acquisto di una determinata mercanzia
-o di un loro insieme-, dal valore il più possibile stabile,
che permettesse in questo modo, attraverso una "regola del
tre", relazionare il valore di questa moneta con le altre,
affinchè si possa realizzare il commercio in modo equitativo.
Questo potrebbe essere un cammino fino a quando non venisse stabilito
un sistema monetario razionale internazionale.
L'attuale accettazione del dollaro e di poche altre
valute forti come moneta di pagamento internazionale disequilibra
gravemente il commercio mondiale a causa del fatto che fluttuano
in funzione di diversi interessi; ed il fatto che il dollaro salga
o scenda può significare l'aricchimento di alcuni o la miseria
di milioni.
- La possibilità di redistribuzione mondiale
delle risorse, specialmente degli eccedenti di produzione, grazie
alla possibilità di invenzione del denaro in funzione degli
eccedenti sul mercato interno, i quali, in questo modo, potrebbero
venire esportati a paesi deficitari senza doverli distruggere per
paura che risultino invendibili o che il loro prezzo scenda al di
sotto dei livelli di costo.
Quando il denaro non è razionale sul piano documentale, la
sua mancanza può impedire ad un altro paese l'acquisto di
una mercanzia e provocare una perdita a chi l'ha prodotta e non
può venderla -nel caso di un mercato interno saturo. Questo
circolo infernale, che non beneficia nessuno, può venire
risolto con una moneta informativa che canalizzi l'offerta mercantile
dotando di potere d'acquisto al possibile commerciante esportatore-importatore
(con crediti) ed insieme i possibili consumatori (finanziati comunitariamente)
di un'altra società geopolitica a cui manchi quella mercanzia.
Per evitare l'immigrazione, a causa delle grandi
differenze nelle condizioni di vita tra paesi, le possibilità
di concedere crediti a fondo perduto a paesi in difficoltà,
in funzione delle proprie capacità produttive inutilizzate,
potrebbe aiutare ad implementare sistemi razionali similari in altri
luoghi del mondo. Bisognerebbe vigilare, però, per evitare
che la "cooperazione" non fosse causa della distruzione
dei mercati interni del paese ricettore o creatrice di nuove necessità
artificiali per la sua cultura.
- La fattibilità di un sistema di cambio
monetario per viaggiatori stranieri. Questi, arrivando nel paese
in questione, verserebbero la loro moneta d'origine in un conto
corrente che potrebbero utilizzare con la corrispondente carta intelligente
personalizzata. La moneta straniera custodita nelle banche servirebbe
per facilitare ai cittadini del paese l'uscita in viaggio all'estero.
Il movimento di "valuta" per viaggi formerebbe parte dell'equilibrio
generale del commercio estero.
* *
Questo insieme di possibili regole del gioco,
esposte in forma schematica, possono non dare un'idea sufficientemente
chiara dei possibili vantaggi che un normale cittadino ne trarrerebbe
nella vita quotidiana. Per cercare di superare questa dificoltà
potremmo immaginare le sue ripercussioni riguardo ad un tema delicato
come quello della pubblica sicurezza.
L'insicurezza della vita cittadina è oggi la scusa per potenziare
il rafforzamento dello statalismo poliziesco. Non si fa niente,
invece, per evitare le cause della piccola delinquenza nè
per risolvere il "terrorismo", sempre tanto "vantaggioso"
per il potere.
La pubblica sicurezza, con un sistema di moneta telematica personalizzata
ed informativa, non richiederebbe organismi di polizieschi, arbitrari,
inefficaci e corrotti. La personalizzazione delle relazioni monetarie
e mercantili da un lato, e la soluzione dei principali temi di violenza
sociale (miseria, povertà, emarginazione, droga... e la mancanza
di libertà federativa delle etnie) dall'altro, potrebbero
condurre ad una drastica riduzione della violenza sociale.
La soppressione del denaro anonimo impedirebbe
la realizzazione pratica della maggioranza di delitti commessi per
ragioni di denaro (che sono la maggior parte). L'assegnazione ad
ogni persona (specialmente agli emarginati ed ai disoccupati) di
salari comunitari, unitamente alla gratuità di tutti i servizi
culturali ed assistenziali, attaccherebbe alla radice alcune delle
cause della delinquenza attuale. Uno speciale aiuto alle donne le
aiuterebbe a disfarsi con maggiore facilità delle conseguenze
di quei delitti che attualmente quasi non sono denunciati (maltrattamenti
da parte del marito, stupro...) e depenalizzerebbe degli atti che
l'attuale legislazione condanna (aborto, divorzio...).
La legalizzazione, controllata attraverso il sistema
monetario, dell'uso e del commercio di droghe (alcool, tabacco,
marihuana, acidi...) eviterebbe le mafie dei trafficanti e le nocive
adulterazioni dei prodotti; e permetterebbe anche di eliminare il
retrogusto di avventura sovversiva e pericolosa che la proibizione
genera e alimenta. Gli adeguati trattamenti di disintossicazione
lasciati nelle mani di professionisti indipendenti e attrezzati,
un'informazione chiara sugli effetti delle droghe e le possibilità
di sviluppare interessi personali fino ad allora preclusi per mancanza
di mezzi, sembrano in definitiva un miglior sistema che non le repressioni
poliziesche.
La maggior parte dei delitti abituali (evasione
di valuta, falsificazione di documenti, truffe, ricatti, rapimenti,
rapine, furti, scippi, prostituzione, traffico di bianche, di droghe,
d'armi e di opere d'arte, corruzione di funzionari, di politici,
di giudici, assassinati su commissione, estorsioni...) necessitano,
usano o cercano il denaro anonimo. La sua soppressione eliminerebbe
il "corpo" del delitto. Sorgerebbero certamente nuove
forme di delinquenza, però sarebbe in ogni caso già
molto se per il momento riuscissimo a sradicare per la maggior parte
le cause e gli strumenti delle forme di delinquenza attuali.
La lotta armata di liberazione di classe o nazionale,
nel quadro di una società efficacemente solidaria, specialmente
con i diseredati, ed in cui le etnie che la compongono possono federarsi
liberamente, si troverebbe praticamente senza motivazione. E tra
l'altro senza possibilità di esercitarsi in un regime di
moneta personalizzata, in quanto renderebbe impossibilile fonti
di finanziamento abituali di queste organizzazioni (fondi segreti,
rapine, tasse rivoluzionarie...) ed i traffici d'armi.
Quest'insieme di misure potrebbero restituire la
tranquillità di passeggiare senza vedersi assediati da ruffiani,
rapinatori, bombaroli... o da azioni poliziesche antidisturbo.
La funzione dei poliziotti sarà quella di
vegliare per il rispetto delle regole del gioco costituzionale e
per le norme di convivenza di ogni comunità etnica. La polizia
potrebbe muoversi, normalmente, disarmata. Il compimento delle regole
del gioco costituzionale non dipenderebbe tanto dalla repressione
-alla lunga sempre inefficiente- quanto invece dall'assunzione di
responsabilità documentata dei liberi atti delle persone
davanti alla Giustizia, che disporrebbe, per investigare un caso
o emettere una sentenza, di questa documentazione. Nella misura
in cui la flessibilità delle istituzioni democratiche fosse
reale, si consentirebbe una facile espressione della voce delle
minoranze, senza che si trovino condannate al ricorso alla violenza.
* *
Fin qui alcune regole del gioco che in un modo
o in un altro possono servire per introdurre, ed insieme per mettere
a frutto, la moneta informativa e personalizzata. È facile
capire che si tratta soltanto di indicazioni per uno studio maggiormente
approfondito. Spiegare temi complessi ed interconnessi in modo semplice
e lineare è sempre rischioso. Non spiegarli, però,
può impedire di vedere la connessione tra il cambiamento
monetario proposto ed i nuovi possibili scenari di cambiamento sociale.
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