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Agustí Chalaux de Subirà, Brauli Tamarit Tamarit.
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Capitolo 14. QUALE OPZIONE? |
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La moneta anonima è un fatto incrostato
nella maggioranza delle civilizzazioni, specialmente nell'Occidentale
e nelle culture da lei colonizzate. Qualunque proposta di cambio
di civilizzazione presenta, in relazione alla moneta, tre opzioni:
- 1a. La desmonetizzazione totale immediata -con tutto quello che
ciò comporta di soppressione della specializzazione produttiva
e di auto-approvvigionamento quasi totale, combinato con un baratto
di beni e servizi;
- 2a. La modificazione del sistema monetario, (sostituire l'attuale
moneta anonima e disinformativa per una personalizzata ed informativa,
che demitizzi il denaro, e riduca l'area della monetizzazione responsabile
allo scambio di beni e servizi misurabili);
- 3a La considerazione che la moneta non è un tema chiave,
e che perciò è meglio lasciarla com'è.
La monetizzazione di tutte le culture del pianeta
è stato, ed è, un obiettivo del mercantilismo, che
in questo modo può ampliare e controllare costantemente i
mercati e, grazie a questi, esercitare il potere sui nuovi arrivati.Davanti
a questo fatto, dobbiamo trovare cammini che permettano il rispetto
delle culture che non vogliono mercantilizzzarsi, ed insieme chiarificare
e responsabilizzare il funzionamento dei mercati esistenti, per
evitare il loro potere onnipresente dentro le culture d'origine
e nelle relazioni interculturali. Vediamo tre possibili opzioni.
1ª. La smonetizzazione immediata. Può
essere totale o parziale -ovvero di certe attività o certe
culture. Dato che la monetizzazione proviene dall'apparizione del
mercato, e che questo è frutto della proprietà privata
-che sia comunitaria, collettiva o individuale-, la smonetizzazione
comporta l'esistenza di comunità umane con proprietà
comunitaria. Comunità che, nella misura in cui condividono
tutti i beni, non costringono i loro membri allo scambio mercantile,
se non altro al loro interno.
La smonetizzazione non soltanto richiede la non distruzione delle
culture comunitarie ancora esistenti, bensí esige il fatto
di creare culture comunitarie nuove, per volontà o per forza
(!), in quelle culture individualiste nelle quali non esistono più.
Un'altra conseguenza inevitabile della smonetizzazione è
la soppressione della specializzazione produttiva nella maggior
parte dei casi, per poter reintrodurre il dono reciproco o il baratto
con un minimo di conflittività (dentro ogni comunità
o tra comunità vicine). È evidente che la divisione
del lavoro al di fuori della vita comunitaria obbliga allo scambio
tra estranei, vale a dire al mercato, presto o tardi monetizzato.
Per i difensori di questa opzione, il superamento dela divisione
del lavoro -manuale ed intellettuale- favorisce l'autogestione e
l'auto-approvvigionamento, fondamenti di una vita emotivamente equilibrata
e socialmente più affrancata dalle finzioni sociali, e per
tanto più egualitaria.
Orbene, forse è necessario che distinguiamo
tra smercantilizzazione e smonetizzazione. In culture mercantilizzate
e monetizzate si possono smercantilizzare determinati beni e servizi,
ma non si può smonetizzare la società, giacchè
ciascuno, finchè vive, ha bisogno di acquistare determinati
beni. Come abbiamo suggerito in altri capitoli, si può proporre
la smercantilizzazione di un insieme di professioni e servizi (per
esempio, giudiziali, politici, informativi, formativi...). Però
il fatto che queste attività siano fuori dal mercato, siano
gratuite, non vuol dire che non abbisognino di soldi, tanto per
esercitarle (edifici, materiale...) come perchè possano viverci
i professionisti che le esercitano. Potrebbe dirsi lo stesso per
le risorse naturali, come il suolo, il sottosuolo e l'acqua. Si
può proporre di smercantilizzarle e porle sotto proprietà
comunitaria, per evitarne la speculazione e la distruzione, però
questo non significa che per un loro uso controllato ed antispeculativo
-sotto forma di affitti, concessioni e imposte verdi- non sia utile,
e soprattutto necessario, usare un sistema monetario.
Per tanto, la prima opzione della smonetizzazione
sembra inviabile in società e mercati molto complessi, come
lo sono la maggior parte degli attuali. Sarebbe invece possibile
la smercantilizzazione di certe attività o risorse che, sottratte
alla dinamica del mercato, potrebbero compiere meglio la loro funzione.
Il limite su ciò che può essere o non essere smercantilizzato
è molto culturale. Dipende dalle valutazioni di ciascuna
società, e dalle motivazioni che hanno i diversi attori sociali
per esercitare una determinata funzione produttiva mercantile oppure
una di servizio comunitario-liberale. Esistono ancora culture -abbastanza
comunitarie- che hanno mantenuto la smercantilizzazione del cibo.
Tutti i membri della comunità possono prendere ciò
di cui hanno bisogno. Viceversa, hanno mercantilizzato altri beni
o servizi.
Ad Occidente è abbastanza difficile pensare
che il cibo possa essere, almeno per il momento, smercantilizzato.
Un buon esempio è stato quello della smercantilizzazione
della produzione alimentare nei paesi socialisti. Senza l'incentivo
di un guadagno monetario, non si producono eccedenti per la vendita,
e la mancanza di alimenti cresce in modo allarmante. Ad Occidente
si accetta invece che determinate funzioni pubbliche, sanitarie
o culturali, se vengono smercantilizzate possono compiere meglio
la loro funzione. Cresce anche la riflessione sulla necessità
di assicurare un minimo vitale ad ogni persona per il fatto di essere
persona; un salario vitale comunitario che garantisca ad ogni membro
della società il cibo e gli altri beni fondamentali. Anche
la sopravvivenza si comincia a considerare ad Occidente come un
aspetto smercantilizzabile, che ciascuno può e deve ottenere
indipendentemente dalla sua partecipazione produttiva nel mercato.
Questo cammino è lo stesso iniziato dalle pensioni per tutte
quelle persone le quali, per condizione fisica -malatia o invalidità-
o per l'età -vecchiaia- non possono sopravvivere nel mercato
grazie al proprio lavoro. (Sulla possibilità d'Occidente
di prendere il camino di ritorno alla comunitarizzazione antimercantile,
parleremo più a lungo nel prossimo capitolo).
2ª. La razionalizzazione del sistema monetario.
Là dove il mercato è un fatto, legale o reale, più
o meno nero; in quei mercati che usano strumenti monetari costituiti
da monete metalliche o da biglietti di banca, da assegni o da conti
correnti elettronici, si tratta di ridefinire le regole del gioco
del mercato e di adeguar loro un nuovo strumento monetario che riesca
ad evitare al massimo gli inconvenienti della monetarizzazione storica:
reificazione delle persone e delle loro attività meno materiali,
potere impune del denaro, squilibri mercantili interni ed esterni,
mitificazione del denaro come massimo prestigio...
Scegliere questa opzione può offrire l'occasione di (ri)scoprire
la moneta come strumento facilitatore delle relazioni umane per
determinati aspetti (strettamente circoscritti alle attività
mercantili) e in situazioni complesse (società multietniche,
con base individualista, con molte compra-vendite e molti agenti
di mercato). Può essere inoltre un mezzo per frenare gli
inconvenienti generati dalla moneta attuale per altri àmbiti
(funzioni, professioni e risorse oggi "prostituiti") e
situazioni (culture comunitarie che non hanno intenzione, e neppure
bisogno, di entrare nella mercantilizzazione interna o esterna).
3ª. La moneta non è un tema-chiave.
È così che la si è considerata fino ad ora
nella storia ufficiale (tanto quella del sistema come quella dei
critici del sistema). Per tanto, non occorre prendere alcuna misura
speciale. Vivremo se dobbiamo vivere e moriremo se dobbiamo morire.
Un libero cambiamento delle coscienze, l'apocalissi della civilizzazione
occidentale o l'avvento della società comunista -sempre e
quando non tradisca lo spirito del socialismo- determineranno le
sorti della moneta. Vediamo queste tre posizioni:
Per alcuni, ciò che conta nella vita sono
i valori trascendenti, la conversione dello spirito. Se questi non
cambiano, qualunque cambiamento strumentale o politico rappresenta
soltanto una repressione della cattiveria umana, ma non il suo superamento.
Il giorno in cui ognuno sarà buono, la moneta non servirà
più a niente. E durante questi tentativi, nessuna misura
di controllo riesce a cambiare l'egoismo, al contrario, lo porta
a svilupparsi ancor più malevolmente. Ed inoltre, come si
può pretendere che un cambiamento "strumentale"
di una cosa così vile come la moneta sia un mezzo per raggiungere
un obiettivo tanto nobile come quello della costruzione dell'"uomo
nuovo"?
Per altri, l'Occidente ha i giorni contati. Si trova in un vicolo
cieco. È un gigante coi piedi di fango. Presto o tardi cadrà,
con grandi festeggiamenti delle altre culture e della natura. Perchè
cercare di proporre riforme dall'interno del sistema occidentale?
È tutto marcio. Nessun imperialismo dura mille anni!
Per i terzi, la certezza -storicamente determinata- dell'avvento
della società comunista porta a considerare che la moneta
è un'invenzione del capitalismo, e che morirà con
lui.
L'avversione al denaro è stata coscientemente
incoraggiata tanto dai moralisti come dagli apocalittici e dai rivoluzionari.
Per secoli si è detto alla gente che il denaro è "pericoloso",
che è "l'esca del peccato", che è la "feccia",
che è "diabolico". "Affidatelo a noi, preti,
banchieri e politici, che sapremo amministrarvelo per bene."
"Il denaro -dicono- non fa la felicità, addirittura
può esserne un ostacolo!"
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