|
Pubblicazioni del Centro:
Agustí Chalaux de Subirà, Brauli Tamarit Tamarit.
Agustí Chalaux de Subirà.
Agustí Chalaux de Subirà.
Agustí Chalaux de Subirà.
Magdalena Grau, Agustí Chalaux.
Omaggi e biografie:
|
|
Capitolo 12. DALL'ARGILLA
AL SILICIO
-PASSANDO PER L'ORO E LA CARTA- |
|
Le civiltà
dell'argilla utilizzarono questa per un sistema contabile-monetario
personalizzato e informativo. Le civilizzazioni dei metalli, li
usarono per facilitare e agilizzare il commercio e l'imperialismo
guerriero e corruttore. La civilizzazione della carta ha usato quest'ultima
per dominare i mercati ed i popoli. La civilizzazione dell'elettronica
sta usandola per la speculazione monetaria mondiale e per assicurare
il controllo delle popolazioni.
Le civilizzazioni dell'argilla (che si considerano
ancora "preistoriche") probabilmente godettero di una
certa pace reciproca finchè disposero, guarda caso, di un
sistema monetario personalizzato ed informativo.
È precisamente con l'introduzione dei metalli e il loro dominio
(come moneta e come arma) che comincia la storia ufficiale: le città,
fino ad allora indipendenti, vengono assoggettate agli imperialismi
storici presenti fino ad oggi.
La carta moneta introdusse un'ulteriore raffinatezza nel processo
di sfruttamento monetario e di crescita dei mercati. La carta moneta
dei banchieri cominciò ad essere determinante per l'economia,
la pace e la guerra.
Col denaro elettronico, le frontiere degli Stati hanno perduto le
loro difese. Da un qualunque ufficio, un ristretto numero di persone
muovono i fili del denaro, e -grazie a questi fili- le marionette
della politica, della produzione, del consumo, degli investimenti...
Ogni civilizzazione possiede, tra le altre cose
che le distinguono dalle altre, alcuni materiali, invenzioni, strumenti,
che possiamo, guardandoli in prospettiva, scegliere come emblematici
della loro cultura.
Per la civilizzazione occidentale, la Storia comincia 4.500 anni
fa, con l'apparizione della scrittura (nelle tavolette sumeriche).
Però risulta che persino se utilizziamo il criterio che vede
la scrittura come elemento costitutivo della storia, durante quasi
7.000 anni, come abbiamo visto, esistettero culture che registravano
informazione grafica sull'argilla (capitolo 10). Questi 7.000 anni
d'uso di uno stesso sistema d'informazione in luoghi tra loro assai
distanti, ed esteso per la totalità dello spazio implicato
nel processo di civilizzazione (costruzione delle città),
sono, visti freddamente, un immenso enigma che fa impallidire le
"meraviglie" della nostra Storia.
Cos'altro sappiamo di questo lungo periodo nel
corso del quale vennero poste le basi dell'agricoltura, del mercato,
della moneta, dell'artigianato, delle città, della banca,
dei templi, dello Stato?
In una terra fertile, vicina a grandi fiumi, le comunità
etniche e le collettività inter-etniche si sedentarizzarono,
migliorarono i sistemi irrigui e cominciarono ad usare alcuni strumenti
per organizzare la produzione ed il commercio, sul doppio versante
degli scambi interni a ciascun insediamento -che probabilmente convivevano
col sistema del baratto- e tra diversi insediamenti -con intercambi
e controllo contabile crescenti.
Questo è un elemento importante. Lo scambio
di prodotti non è necessario quando la proprietà è
comunitaria. Ma quest'ultima è possibile solo in comunità
unite da un legame etnico -vale a dire sangue, cultura e miti in
comune. Quando si perde questa fiducia e appaiono proprietà
comunitarie o collettive differenziate, sorge anche, necessariamente,
lo scambio tra loro. Questi primi insediamenti erano formati per
piccole inter-etnie -due o tre etnie che si univano per coltivare,
costruire e proteggersi dall'esterno. È molto probabile che
la protezione trovasse forma nell'edificazione di muri, che divennero
poco a poco muraglie inespugnabili, nella misura in cui gli insediamenti
diventavano ricche città pluri-etniche, con meno fiducia
al proprio interno e maggiori pericoli provenienti dall'esterno.
Le mura furono uno strumento di difesa molto efficace. A tal punto
che, probabilmente, si ottenne un lungo periodo -alcune migliaia
d'anni- di pacificazione tra le città. Indipendenti, gelose
della propria autonomia e con una difesa garantita, ogni città
di giorno apriva le porte alle carovane di commercianti che arrivavano,
e agli stranieri di altre città. Nella piazza del mercato
si svolgevano le transazioni commerciali, che venivano registrate
nella contabilità del tempio. Di notte, i forestieri venivano
obbligati ad uscire dalla città. Senza un qualche genere
di regole del gioco "pacificanti" -frutto di meccanismi
difensivi non-offensivi- sembra che non sarebbe stato granchè
fattibile l'instaurarsi di un sistema informativo come quello delle
schede, che raggiunse durante migliaia d'anni tanta stabilità
ed accettazione, rafforzando nello stesso tempo la sicurezza e la
difesa economica.
Per proseguire questa ipotetica narrazione dobbiamo
fare una distinzione importante. Benchè i termini "impero"
ed "imperialismo" vengono comunemente utilizzati come
sinonimi, proponiamo di distinguerli. Queste città le chiameremo
"città-impero", nel senso che il loro patto costitutivo
interno era stipulato liberamente tra le etnie ed inter-etnie che
si accordavano. La città-impero cercava una difesa esterna
comune ("imparare") che consentisse il libero gioco e
l'aiuto reciproco tra le etnie al proprio interno.
La Storia ufficiale comincia con la scrittura sumerica,
ma comincia anche con una situazione alquanto diversa da quella
descritta fino ad ora. È la situazione che, per contrasto,
potremmo definire "imperialista": una delle città
riesce a soggiogare le altre e a mantenerle, per diritto di conquista,
sotto il suo dominio. Se chiamiamo "imperi" gli imperialismi
storici, la confusione è sospettosamente colpevole di essere
mantenuta da parte degli imperialismi. Questi, facendosi forti della
storia ufficiale, vogliono negare la legittimità storica
di ogni libero patto di aiuto reciproco tra etnie. Agli imperialisti
interessa rimarcare che le città sono inadeguate, che solo
l'"unificazione" dà forza e che questa deve verificarsi
per imposizione di una delle etnie o delle città o degli
Stati... come la storia dimostra fino alla nausea!
Ebbene, la storia non solo comincia con l'apparizione
della scrittura, ma anche con un'altra "nuova" realtà:
l'imperialismo, e con esso le guerre espansioniste, di annessione,
di dominazione. Di colpo, inesplicabilmente, i più antichi
semiti di cui abbiamo conoscenza, chiamati akkadi, i quali avevano
via via penetrato la cultura ed i territori dei sumeri già
da un certo tempo, mettono sottosopra le stabili città-impero.
Sargon d'Akkad il Grande edifica il primo grande imperialismo della
storia, distrugge l'antico ordine ed instaura la nascita della "storia
degli imperialismi", l'unica che abbiamo finora considerato
come tale. La storia delle città-impero, libere ed indipendenti,
era preistoria! Davvero non ci rimane quasi niente in comune. Quella
era un'altra storia, che agli storici degli imperialisti non interessa
neppure menzionare. Il paradiso dell'Eden è perduto, e ben
perduto. È una storia per bambini.L'uomo storico e civilizzato
"è" come "è", ed è sempre
stato così.
La biografia di Sargon il grande è molto illustrativa -e,
come vedremo, originale!- visto che era "di umili origini e
fu abbandonato da sua madre nell'Eufrate". Raccolto dalla corte
del re sumero, ne divenne il coppiere. Più tardi "si
rivoltò contro di lui, prese il potere e costruì una
nuova capitale, chiamata Akkad. Chiaro esempio di monarca guerriero,
conquistatore e fondatore di imperi [imperialismi!], deciso ad unificare
la Mesopotamia." Conquistò e sottomise la magior parte
delle città "dal Golfo Persico, al sud, fino alla regione
in seguito occupata dall'Assiria, al nord. Verso sud-est giunse
fino a l'Elam [...], penetrò al nord della Siria e forse
arrivò anche in Asia Minore". Una descrizione perfetta
dell'apparizione dell'imperialismo e della storia ufficiale.
Su questi fatti aleggia un grande interrogativo:
come fu che questo re accadico riuscì a sottomettere le altre
città che per 7.000 anni si erano mantenute indipendenti?
Le mura che le circondavano non poterono essere atterrate militarmente
sino a molto più tardi, quando Alessandro Magno (un altro
imperatore "Grande") utilizzò la catapulta e la
balestra meccanica nell'assedio di Tiro e Sidone, 300 anni prima
della nostra era. E invece stiamo dicendo che le città sumere
furono vinte 2.000 prima di poter disporre di un qualunque strumento
bellico capace di abbattere fortezze!
I sumeri, per secoli pacifici abitanti di quelle terre, e che erano
stati grandi creatori culturali ed inventori dei sistemi di "bolle"
e schede d'argilla -e di conseguenza della scrittura- vennero invasi
e vinti dai semiti-accadi, che in pochi anni dominarono la Mesopotamia.
Il titolo di "re di Sumeria ed Accadia" lo mantennero
le dinastie successive durante più di mille anni, con la
chiara intenzione di perpetuarsi nel potere, basandosi sulla legittimità
dei primi abitanti (colti) e su quella dei conquistatori (barbari).
"D'altro canto, risulta significativo stabilire
un parallelo tra la Sumeria e la Grecia classica, non solo perchè
furono due centri culturali di prim'ordine, che fecero da modello
per altre civilizzazioni, ma perchè la loro cellula politica
di base fu la città-stato." E così come la Grecia
soccombette all'imperialismo romano, la Sumeria lo fece davanti
all'imperialismo accadico. Ciò che sembra certo è
che a partire del 2.700 prima della nostra era le cose in Sumeria
cominciano a cambiare, con una serie di guerre tra città.
In trecento anni, gli accadi le vincono e le "unificano".
Nelle stesse date e nelle stesse contrade, il sistema di "bolle"
comincia a venire sostituito dalla scrittura, nello stesso tempo
in cui i semiti cominciano a dominare il segreto dei metalli preziosi
-oro, argento e bronzo-: il peso, con la bilancia di precisione,
e la qualità, con l'acqua regia e il diaspro.
Nessuno spiega in che modo questo vittorioso guerriero riuscì
ad entrare nelle città cinte di mura. Val la pena ricordare
che forse la cosa non fu casuale, visto che Sargon era stato coppiere
-responsabile di cantine, misure e tesori. Ecco un'ipotesi azzardata
e, se non altro, suggestiva. Una città militarmente inespugnabile
ha soltanto un punto debole: le porte. Si riusciamo ad ottenere
la complicità -il tradimento- di un qualunque ufficiale della
città, l'invasore può entrare di notte e fare ciò
che gli pare. Ma come ottenere questa complicità? Cosa poteva
essere tanto prezioso da far sí che un ufficiale si azzardasse
a tradire la propria città? Qualunque regalo di gran valore
avrebbe potuto far sorgere sospetti: come poteva avere ottenuto
un bene di tanto pregio senza che risultasse alcuna operazione registrata
al tempio, nè alcuna transazione nella piazza del mercato?
Accettare la carica di "governatore della città",
nominato dal re vincitore, era un'offesa imperdonabile e alimenterebbe
un odio troppo pericoloso. Le ambizioni di potere si erano viste
alquanto ridotte dalle circostanze.
La genialità di Sargon sarebbe quella di
aver scoperto che c'era una soluzione. Consisteva nel dare molto
oro a cambio della "complicità" per l'apertura
delle porte. E, nello stesso tempo, promettere che la tendenza "normale"
degli ultimi anni, nel corso dei quali i semiti cominciavano ad
accettare l'oro come "moneta" per tutti gli intercambi,
verrebbe generalizzata con l'avvento del nuovo re. Con ciò
verrebbe abolito il sistema di bolle e registri; diventerebbe possibile
comprare e vendere con l'oro senza gli ostacoli amministrativi antiquati
dei sumeri. Era senza dubbio un buon affare. Tuttavia, se uno non
accettava, l'ammazzavano, per poi fare la stessa proposta ad un
altro ufficiale...
I miti di miracolose conquiste di città
fortificate sono, probabilmente, significativi. Tra le rovine di
Gerico sono state trovate delle schede. Un bel giorno, Gerico, l'inespugnabile,
venne assalita dai semiti grazie al fatto che le mura crollarono
miracolosamente senza bisogno di lotta... Anche allora, come oggi,
bisognava salvare le apparenze. Ai vincitori non piace scoprire
i propri trucchi. Preferiscono nascondere le proprie ignominie dietro
a miti pomposi e misteriosi, che le rivestono di aiuti celestiali.
Il cavallo di Troia può essere un altro di questi miti che
vogliono dissimulare il potere dell'oro.
Col dominio degli accadici si rafforza il ruolo dei templi, che
si unificano con lo Stato; crescono la burocrazia, le imposte obbligatorie,
l'oppressione delle donne, gli assassinii rituali, le costruzioni
monumentali, le guerre e le cospirazioni incessanti. A partire da
allora, tutte le "civilizzazioni" hanno condiviso le caratteristiche
della storia. Qualunque cosa si è potuta vendere o comprare
nella totale impunità.
Da allora, si è sempre separata la fatturazione
documentata con fini contabili, dal pagamento con lo strumento monetario.
Da allora, banchieri, commercianti e Stati hanno avuto i propri
sistemi di contabilità, che gli hanno permesso di dare crediti
e riscuotere interessi; creare inflazione e deflazione semplicemente
aumentando, riducendo o falsificando "moneta" -sempre
limitata e limitabile- a seconda dei propri interessi. Da allora,
la contabilità è sempre stata falsa, senza alcun riflesso
parallelo esatto con gli scambi reali.
La civilizzazione della carta -e della stampa-
ha sviluppato lo stesso tema: migliorare i sistemi contabili e creditizi
per una cerchia ristretta, "liberandoli" dagli inconvenienti
dei metalli con l'emissione di biglietti di banca (anch'essi sempre
controllati da chi li emette arbitrariamente, per definizione).
L'assegno ed il vaglia hanno aggiunto ulteriore capacità
di manovra.
Con la nascente civilizzazione del silicio, materiale
di base dei chip, cioè dell'elettronica e della telematica
(informatica collegata a distanza) siamo giunti alla sottigliezza
più invisibile ed insieme più potente. Nè oro
nè carta: annotazioni elettroniche. Ma la struttura di fondo
continua ad essere, nei tratti essenziali, la stessa di 4.500 anni
fa, ed identici i fini: non lasciare traccia, controllare l'informazione
e monopolizzare la capacità di creazione di potere d'acquisto.
L'ipotesi formulata sull'origine della "storia
ufficiale" va sottomessa, evidentemente, ad uno studio molto
serio. Esplicitarla serve ad una duplice funzione: incitare alla
realizzazione di tale ricerca, e insieme aprire una pista suggestiva
riguardo al tema di cui ci stiamo occupando. "Se non è
vero è ben trovato. "
GRIÑÓ, Raimon, Gran Enciclopèdia
Catalana, Barcelona, 1979, vol. 13, p. 349.
Idem, vol. 14, p. 67.
In italiano nel testo (N.d.T.)
|