|
Pubblicazioni del Centro:
Agustí Chalaux de Subirà, Brauli Tamarit Tamarit.
Agustí Chalaux de Subirà.
Agustí Chalaux de Subirà.
Agustí Chalaux de Subirà.
Magdalena Grau, Agustí Chalaux.
Omaggi e biografie:
|
|
Capitolo 11. A VISO APERTO |
|
Le caratteristiche di una moneta personalizzata
ed informativa (fattura-assegno) favoriscono: la responsabilizzazione
di tutti i liberi atti d'intercambio (lasciano traccia); la messa
a punto di un sistema "multicaptore" di tutte le caratteristiche
di ogni atto di compra-vendita; e, per tanto, la possibilità
di confutare sperimentalmente la maggior parte delle teorie economiche.
La responsabilizzazione di tutti gli intercambi
liberamente effettuati è un'opportunità che offre
questa moneta non anonima, qualora la sua adozione venga compiuta
con l'adeguata cautela (protezione dei dati personali, con utilizzo
esclusivo per la documentazione di sentenze giudiziarie). Si può
in questo modo rafforzare lo Stato di diritto nella misura in cui
viene dissuaso il trasgressore e favorita la risoluzione giuridica
dei conflitti, grazie al sostanziale miglioramento del sistema di
documentazione degli atti mercantili.
La captazione automatica -oggi possibile grazie
alla telematica- di tutti i dati significativi di ogni atto di compra-vendita,
ad eccezione dei riferimenti personali, rende possibile un'informazione
sul mercato che, se resa acessibile a tutta la popolazione, può
aiutare a superare l'antinomia tra il libertinaggio del mercantilismo
e l'intervenzionismo statalista.
Le teorie e politiche economiche potranno essere
confutate sperimentalmente, mettendo così allo scoperto la
loro capacità di risolvere i problemi. La scienza economica,
fornita di un potente sistema di raccolta di importanti aspetti
della realtà economica, potrà migliorare la sua funzione
strategica, non sempre efficiente nè credibile.
Benchè tutti e tre gli aspetti siano interrelazionati tra
di loro, vi è una grande complementarità tra il secondo
ed il terzo. Vediamoli ora uno per uno più dettagliatamente.
1.: LA RESPONSABILIZZAZIONE.
Immaginiamo un paese (per esempio, la Catalogna)
o una confederazione di paesi (per esempio, l'Europa) in cui la
popolazione considera che la legge dev'essere uguale per tutti,
e che i furti, le frodi, i traffici illegali devono essere perseguiti
efficacemente dalla giustizia. Sappiamo bene che oggi una cosa simile
è molto difficile -quasi impossibile- da ottenere. Immaginiamo
ora che, in questo paese, si stabilisca un nuovo contesto nel quale
i biglietti di banca e le monete metalliche sono state sostituite
per un sistema di conti correnti personali e di "fatture-assegno".
Ogni persona ha il suo libretto di "fatture-assegno",
con il quale fa i suoi acquisti. Quando compra un filoncino di pane,
una camicia, una lavatrice... paga col suo tallonario. Nell'assegno,
il venditore deve far risultare il nome del negozio, le caratteristiche
ed il prezzo del prodotto, così come il luogo e la data dell'operazione.
Il negoziante porta la "fattura-assegno"
alla sua banca e questa fa il trasferimento contabile tra i conti
corenti del cliente e del negoziante. È tutto molto simile
a quello che facciamo attualmente, ma con alcune differenze fondamentali.
Una parte di queste riguardano dettagli concreti, che derivano dalla
scomodità del sistema monetario attuale: la mancanza di spiccioli,
gli errori di calcolo, il pericolo di perdita o di furto che comportano
il comprare e vendere con biglietti e monete anonimi. È evidente
che un tallonario di "fatture-assegno" evita la maggior
parte di questi problemi (vedremo in seguito che per maggiore agilità
e sicurezza le "carte di pagamento con memoria" possono
essere una buona soluzione se vengono impiantate correttamente).
Se il sistema sembra dunque applicabile socialmente
nel settore del consumo, lo è assai di più nel settore
inter-impresariale, visto che di fatto la maggior parte delle aziende
usano soltanto assegni e trasferimenti bancari.
Ma un sistema del genere, che vantaggi presenta? Continuiamo la
storia. Supponiamo che ciò che voglio comprare sia qualcosa
che la società è d'accordo nel considerare illegale,
vale a dire che non si vende in negozi autorizzati, bensì
nei circuiti dell'economia sotterranea (per es.: traffico di droga,
di armi, di esplosivo, di denaro nero...). In casi del genere sembra
evidente che io non posso pagare con "fatture-assegno".
Nè il trafficante, a sua volta, può comprare senza
che l'uno o l'altro lascino traccia. In assenza di "moneta",
si può ricorrere al baratto, allo scambio di prodotti o di
servizi. "Ti dò una radio a cambio di una dose di eroina".
Ma il trafficante potrà pagare la droga al suo venditore
pagandolo in radio?
Il baratto è una seccatura, perchè non sempre uno
necessita, desidera o accetta ciò che l'altro gli sta offrendo.
E perciò limita gli intercambi. All'estremo opposto del baratto,
la moneta anonima facilita "tutti" gli intercambi, i legali
e gli illegali. Come termine intermedio, la "fattura-assegno"
facilita gli scambi legali ed ostacola gli illegali.
Supponiamo comunque che si usi il baratto. Quello
che si trova con la radio, vorrà venderla; ma non essendo
un negozio, e non possedendone la fattura di proprietà, potrà
farne ben poco. Un altro genere di baratto può essere fatto
attraverso "servizi": ti compro una pistola in cambio
di un'invito a cena, o di andare a letto insieme, o di aiutarti
a trovare lavoro... Evidentemente in casi come questi non si lasciano
tracce "monetarie", ma questo tipo di accordi può
funzionare soltanto in casi concreti e sporadici. Non è credibile
che solo attraverso lo scambio di "servizi" o "minacce"
possa funzionare un'intera organizzazione mafiosa. In una società
monetizzata si vogliono soprattutto soldi, e se qualcuno accetta
o forza un qualche "servizio" lo fa per divertimento o
per ricompensa. (Dell'altro grande settore di delitti relazionati
alla corruzione, alle tangenti, alle frodi fiscali e contabili,
parleremo un poco oltre).
Vediamo dunque che, nel settore del consumo, la
semplice introduzione di una moneta personalizzata ostacola la compra-vendita
di prodotti illegali. Nel caso di emissione di "fatture-assegno"
false (per esempio che marcano un prodotto che non è quello
venduto), la Giustizia disporrà comunque di un'informazione
molto maggiore dell'attuale (che è praticamente nulla) per
identificarle. Il crimine organizzato, le mafie, i grandi scandali,
sono sempre difficili da denunciare, smontare e smascherare, di
solito per mancanza di prove formali. Tutto viene fatto utilizzando
moneta anonima. Soltanto quando vi è di mezzo qualche assegno
al portatore, e soprattutto quando è nominale -errore che
pochissimi commettono-, il giudice possiede indizi sufficienti per
continuare l'indagine.
Nel caso di un sistema monetario basato sulle "fatture-assegno",
un giudice possiede invece molta informazione. Immaginiamo un'impresa
fantasma che fabbrica tessuti e che invece, nei fatti, commercia
armi o droga. Le fatture false dovrebbero corrispondere a delle
attrezzature industriali e a certi acquisti di materie prime...
Non è affatto facile gestire una doppia contabilità
in un sistema monetario dove tutto deve quadrare. E visto che parliamo
di aziende, queste non potranno contrattare "lavoro nero"
al di sotto del salario minimo... pagando con una manciata di biglietti
in una busta...
Questa nuova moneta può aiutare inoltre
a risolvere il gravissimo problema degli impagati. Una semplice
legge garantirebbe il fatto che, in qualunque caso, la "fattura-assegno"
può essere sempre riscossa, anche qualora chi la emette non
disponga di fondi nel suo conto corrente. Presto o tardi -visto
che dispone soltanto di un conto corrente in cui depositare i suoi
ingressi- quando smetterà di stare in rosso gli verranno
sottratte automaticamente le "fatture assegno" impagate.
Il terrore degli impagati si potrebbe risolvere meglio se parallelamente
una cassa interbancaria fa effettivo il pagamento al beneficiario
e agisce giudizialmente contro il debitore.
Quando abbiamo parlato della smercantilizzazione
di determinati àmbiti (capitolo 9), abbiamo segnalato la
possibilità che un nuovo tipo di moneta potrebbe evitare
l'impunità dei traffici di tangenti. Nella maggioranza dei
sistemi legislativi è già oggi contemplato il fatto
che determinate funzioni sociali (come i giudici, i politici, i
funzionari e le loro rispettive istituzioni) sono incompatibili
con determinate funzioni mercantili-impresariali. Per esercitare
alcune di queste funzioni, si esige di solito un inventario dei
beni al momento di prendere possesso della carica, inventario che
verrà verificato al termine del mandato.
Bisogna riconoscere, ancora una volta, che questi
procedimenti sono dei formalismi che, sebbene indicano il pericolo
della corruzione, non riescono ad evitarla, anzi le fanno da copertura,
grazie al miraggio illusorio che produce la ritualizzazione dei
procedimenti. Dal momento che esiste una legge d'incompatibilità...
ci convinciamo che si è eliminata la corruzione!
L'introduzione della "fattura-assegno" permetterebbe di
stabilire dei meccanismi molto semplici e chiari per far fronte
a questo problema. Si potrebbero creare dei conti correnti speciali
per coloro che si trovano a rivestire cariche simili. Vale a dire
che il giudice, il politico, il funzionario... fintanto che lo sono,
possiedono un conto corrente nel quale non possono percepire altri
ingressi se non quelli che gli derivano dalla loro funzione comunitaria.
Questo semplice meccanismo consentirebbe una totale trasparenza
delle cariche pubbliche senza necessità di ispezioni, dichiarazioni
nè burocrazie. Chi appartiene a questo "statuto comunitario"
può spendere ciò che riscuote dalla sua retribuzione
pubblica, però, visto che gli è proibito compiere
affari mercantili per la durata del suo mandato, non può
fatturare niente che possa fornirgli una scusa per versare una qualunque
quantità nel suo conto corrente. In questo modo si sbarra
il passo ai diversi tipi di corruzione, che oggi risulta praticamente
impossibile scoprire e perseguire.
Rispetto alla possibilità di baratto di
beni o servizi, ci troviamo in una situazione simile a quella già
descritta in precedenza, benchè stavolta resa più
difficile dal "sovraprezzo del prestigio". Un giudice
od un politico ben pagati non vendono la loro carriera per un piatto
di lenticchie.
Ci sono comunque in questo quadro due punti che
si possono considerare deboli: che la corruzione benefici indirettamente
il funzionario pubblico, attraverso un familiare; oppure nel futuro,
una volta che abbia concluso il suo mandato. In entrambi i casi,
peraltro, si possono trovare presto o tardi delle tracce di entrate
copiose e poco giustificabili. Una cosa è certa: al giudice
che si occupa del caso gli risulterà sempre molto più
facile che non adesso lo stabilire connessioni coi familiari o con
lo stesso interessato nel futuro. In quest'ultimo caso, si potrebbero
porre determinati limiti al passare immediatamente al mercato, mantenendo
questo "statuto comunitario" -con relativo conto corrente
speciale di finanziamento comunitario- per un certo tempo (mesi,
anni) a seconda dell'importanza della carica. Val forse la pena
pagare delle buone vacanze fuori mercato piuttosto che non incoraggiare
l'abitudine di molte cariche pubbliche che, non appena concluso
il mandato, passano tranquillamente a diventare azionisti nei consigli
di amministrazione delle principali aziende del paese (!).
Uno statuto comunitario di questo tipo potrebbe
essere estendibile ad altre professioni ed istituzioni che volessero
smercantilizzarsi e destatalizzarsi (educazione, medicina, mass
media, assistenza sociale, associazioni non lucrative...). Riceverebbero
così finanziamento pubblico, ma verrebbero esercitate privatamente
-o autogestite- senza scopo di lucro.
In definitiva, con la "fattura-assegno" come moneta unica,
il gioco sporco si farebbe alquanto più difficile. "L'occasione
di peccare" non sarebbe altrettanto permanente. Come si dice
in Italia: "l'occasione fa il ladro" . Però, come
vedremo in seguito, non si può perseguire il delinquente
senza interrogarsi sulle cause della delinquenza. Senza contare
che, per semplice coerenza con ciò che un paese civile dovrebbe
essere, occorrerebbe assicurare a ciascuno un minimo vitale che
non obblighi a delinquere per vivere.
(Sul modo in cui il sistema "fattura-assegno" può
facilitare l'impiantarsi ed il finanziamento di un minimo vitale,
senza aumento delle tasse e senza burocrazia nè imbrogli,
parleremo nel prossimo volume. Si specificheranno anche con maggiore
dettaglio le caratteristiche ed il funzionamento dello "statuto
comunitario").
2º.: OLTRE IL MERCANTILISMO E LA PIANIFICAZIONE
Fino ad oggi, e specialmente nell'ultimo secolo,
abbiamo avuto due posizioni differenziate ed antagoniste. La prima
consiste nell'affermare che la libera iniziativa dei cittadini,
non ostacolata da alcun tipo di intervento esterno, è il
miglior sistema per la produzione e la distribuzione dei beni economici.
Vale a dire che il mercato, quanto più è libero, meglio
è. La seconda posizione afferma il contrario: che la pianificazione
centralizzata è il miglior sistema di utilizzare le risorse
senza sprecarle. Da ciascuna delle due posizioni se ne deriva un
modello teorico di società con caratteristiche differenti:
nel primo caso, la proprietà privata individuale; nel secondo,
la proprietà statale; nel primo caso, il profitto, il lucro,
l'egoismo sono le forze che muovono il mercato; nel secondo, la
solidarietà, la razionalità e l'altruismo.
La realtà si è venuta configurando
secondo economie miste e, di fatto, nessuno dei due modelli esiste
in forma pura. Bisognerà dunque analizzare il tema più
a fondo.
Si è voluto presentare il libero mercato
alla stregua di un gioco. Uno dei problemi iniziali è quello
di stabilire se si tratta di un gioco con regole (in inglese game)
o di un gioco libero (in inglese play) (Jean Dauvignaud). Il mercato
è, evidentemente, un gioco con regole interne, senza le quali,
come gioco libero, non funziona. Però l'ambiguità
di chiamarlo "libero mercato" fa sì che qualunque
regolazione del mercato faccia storcere il naso ai "liberali".
Si tratta di un malinteso gravissimo. Il mercato possiede delle
regole interne che possono essere modificate per cercare una maggiore
efficenza nella produzione e distribuzione della ricchezza. La mancata
esplicitazione e concretizzazione di queste regole -il mercato trattato
come un play- ha fatto reagire coloro che risultavano danneggiati
da questo tipo di gioco, portandoli a voler negare qualunque tipo
di gioco, in quanto risultava "libero" solo per pochi
grandi del mercato, per i più forti.
Effettivamente, il sogno della pianificazione centralizzata
è che lo Stato -rappresentante del bene comune, specialmente
delle maggioranze sfavorite nel libero gioco del mercato- diventi
una sola impresa, ben più razionale che non la lotta tra
imprese all'interno del mercato. Non occorre giocare. L'economia
è una cosa seria, e dev'essere piuttosto trattata con la
serietà propria di una caserma militare.
Tra
il "gioco senza regole" e l'"azzeramento del gioco"
c'è un'altro cammino, che è quello di definire il
mercato come un gioco regolato, come un game. Le regole di questo
gioco devono favorire la massima razionalità, e nello stesso
tempo la massima creatività; la massima libertà, e
contemporaneamente la massima responsabilità possibili. Queste
regole devono definire i limiti di ciò che è mercantilizzabile
e di ciò che non lo è (ciò che è comunitario,
o che non può avere prezzo..., e anche ciò che è
gioco libero, play, ciò che Kant chiamava finalità
senza fine: l'arte, la letteratura, la relazione interpersonale,
la comunicazione, la cultura...).
Orbene, qualunque game, gioco regolato, ha bisogno
di un sistema di informazione relativo allo svolgimento del gioco,
e di un buon arbitraggio per risolverne i conflitti. Il libero mercato
considerava che l'informazione si dava liberamente nello stesso
mercato -la piazza in cui si stabilivano i prezzi. E che i tribunali
dovevano risolvere i conflitti. La pianificazione centralizzata
si affidava ad un complesso sistema informativo che avrebbe dovuto
fornire la banca nazionalizzata, nella quale alcuni milioni di funzionari
del partito dovevano raccogliere l'informazione su domanda e offerta
e razionalizzare la grande impresa unica.
La sensazione che abbiamo è che nessuno
dei due modelli teorici, e nessuna delle loro applicazioni pratiche,
hanno saputo risolvere bene il problema, perlomeno nella complessità
crescente delle società occidentali attuali.
Nessuno dei due sistemi ha risolto i temi dell'informazione e della
risoluzione dei conflitti nell'applicazione di quelle regole -più
o meno esplicite- che si sono imposte.
In un mercato indiretto, in cui non si usa il baratto,
bensí il denaro, l'informazione si complica: c'è la
compra-vendita di mercanzie reali e concrete, per un lato, e c'è
il movimento dei soldi, che non sempre è parallelo alla compra-vendita
di mercanzie, dall'altra. Tra l'una e l'altra si crea, per definizione
e per constatazione, una rottura incalcolabile. Il risultato è
il caos del mercantilismo: eccedenti a fianco della miseria.
Si possono giudicare esagerate alcune di queste
affermazioni, però lo studio svolto da José Manuel
Naredo (1989) è impattante. Evidenzia l'importanza sociale
del fatto che la contabilità nazionale non raccolga le rendite
generate dalla speculazione immobiliaria (nè dalla borsaria).
Questo lapsus della contabilità nazionale favorisce un settore
sociale limitato e pregiudica tutti i restanti: rispetto alla crescita
della rendita nazionale "è conveniente puntualizzare
che questo aggregato monetario non corrisponde [...] alle entrate
che realmente ottengono gli spagnoli". Tra gli altri aspetti
"fittizi", "non si tiene conto [...] dei benefici
che derivano dalla compra-vendita di attivi mobiliari ed immobiliari,
o da quelli derivati dall'utilizzo di attivi finanzieri nelle gestioni
bancarie". E concretizzando le conseguenze di questa finzione
contabile, prosegue: "mentre nel periodo 1985-1988 l'indice
generale dei prezzi al consumo crebbe ad un tasso annuale medio
del 6 per cento, le quotizzazioni borsarie lo fecero ad un tasso
annuale del 48 per cento ed i valori medi del patrimonio immobiliario
arrivarono attorno al 30 per cento". Il fatto che queste entrate
derivanti dalla compra-vendita di immobili e di azioni "non
appaiano raccolte nelle stime ufficiali della rendita nazionale
non ha fatto altro che accentuare il bàratro che separa l'economia
reale e quella convenzionale. Così, mentre governanti e sindacalisti
centravano le loro discussioni sulla comunque modesta crescita degli
interessi registrati dal "quadro macro-economico", le
pagine della stampa rendevano pubbliche le facce dei nuovi ricchi
che andavano apparendo nel ranking delle grandi fortune del paese,
grazie agli introiti che si muovono ai margini di quel "quadro"."
Contabilizzare tutte le rendite monetarie (incluse
quelle speculative) permetterebbe capire meglio la confluenza -altrimenti
difficile da spiegare nella versione contabile convenzionale- tra
i "segnali di un auge economico ed un'ostentazione consumista
senza confronti negli ultimi dieci o quindici anni, e dei tassi
di disoccupazione ed emarginazione anch'essi senza precedenti".
Secondo i calcoli fatti da Naredo, la speculazione (con 2,6 punti)
ha contribuito alla crescita della rendita nazionale più
che non l'intera industria (con 1,4 punti di crescita reale). "È
chiaro -continua- che l'auge economico attuale non si caratterizza
per una espansione dell'industria e dell'occupazione in questo settore,
bensì per la sua sovrapposizione con zone industriali in
declino e "borse" di miseria e di disoccupazione."
"In sintesi, per quanto riguarda l'inflazione,
possiamo dire che ciò che si è "scaldato"
non è stata l'economia, bensì un settore molto particolare
di questa: l'immobiliario. Un settore nel quale lo spettacolare
comportamento inflazionario è rimasto al margine degli indicatori
comunemente rimenati dai macroeconomisti, pur essendo stato il principale
motore della recente crescita (e dell'"inflazione sottostante")."
Queste "finzioni" contabili, di così
pur gravi conseguenze, "devono esser mantenute, non foss'altro
perchè si attengono alle metodologie vigenti", il che
vuol dire che le contabilità nazionali di tutto il mondo
sono altrettanto fittizie.
Naredo ha cercato di calcolare -approssimativamente- il peso della
speculazione borsaria e immobiliaria. Ma non sarebbe interessante
poter conoscere anche i "benefici [...] derivati dall'utilizzo
di attivi finanzieri in operazioni bancarie"?
Andiamo ora a fare un ripasso della pianificazione
teorica alternativa al guazzabuglio del mercato. In un sistema pianificato,
con milioni di burocrati ed una manciata di pianificatori, le informazioni
vengono falsificate, mutilate, tanto per l'incapacità tecnica
di metterle insieme come per corruzione, pressione politica o timore
di non rispettare il piano quinquennale. Perduto il fascino del
gioco, la produzione decade, appare e si comincia a tollerare il
mercato nero, e così tutto va marcendo, per mancanza di iniziativa
e di creatività e per il soffocamento provocato dall'inefficacia
forzata della burocrazia. In un eccellente libro sull'Unione Sovietica
troviamo una descrizione perfetta di queste situazioni: "La
maggior parte dei problemi che attanagliano la struttura -della
pianificazione centralizzata- derivano dal controllo -eccessivo
ed insieme inefficace- sui fattori della produzioni, e dalla poca
affidabilità dell'informazione disponibile, per ciò
che riguarda la disponibilità di questi fattori." "Un'idea
dell'ordine di grandezza delle attività del Gosplan e degli
uffici che s'incaricano della pianificazione la può fornire
il dato che danno lavoro a circa 15 milioni di persone, le quali
maneggiano ogni anno pressapoco 850 miliardi di documenti."
"I due fatori che spiegano la crescita dell'"economia
complementare" sono l'esigenza di rispettare -sia pure artificialmente-
i piani quinquennali, e lo stato di penuria generalizzata che caratterizza
l'economia sovietica."
La
concezione razionalista e burocratica costituisce il nucleo dell'applicazione
del sistema di pianificazione fin dalle sue origini. Secondo Lenin,
una sola banca nazionalizzata doveva compiere la missione di impalcatura
della società socialista, grazie al "controllo contabile
di tutto lo Stato, misurazione e verifica della produzione e distribuzione
di beni per tutto lo Stato". A tale scopo, Lenin contava sulla
capacità dei 10 milioni di funzionari che il partito poteva
apportare.
Ciò che potrebbe permettere un sistema monetario del tipo
"fattura-assegno" è il fatto che le unità
monetarie si muovano tra conti correnti esattamente in parallelo
al movimento di mercanzie, ad ogni atto di compra-vendita. Ottenendo,
in tal modo, che l'insieme delle "fatture-assegno" fornisca
un'informazione esatta ed esauriente di ciò che succede nel
mercato. Solo attraverso una buona centralizzazione informativa
si può rendere possibile, paradossalmente, la decentralizzazione
del mercato, sempre e quando quest'informazione centralizzata sia
messa a disposizione di tutti gli agenti del mercato, vale a dire
sia socializzata.
Facciamo un ripasso della proposta. Con un sistema
monetario "fattura-assegno" viene socializzata soltanto
l'informazione, e grazie a questo fatto il mercato può reagire
costantemente per equilibrare ed ottimizzare la produzione in base
alla domanda. Per socializzare l'informazione, d'altro canto, occorre
necessariamente centralizzarla, giacchè occorre poter vedere
le magnitudini globali, settoriali e territoriali dell'economia.
Ora, ciò che occorre centralizzare e socializzare, non è
l'informazione personalizzata, bensí strettamente l'informazione
sull'oggetto e le circostanze della transazione (tipo di mercanzia,
data, luogo e prezzo). A seconda della complessità e dell'ampiezza
del mercato, l'elaborazione di quest'informazione sarebbe molto
ingombrante e dispendiosa. Però oggi disponiamo di mezzi
che Lenin non possedeva, e che attualmente vengono impiantati molto
al di sotto delle loro potenzialità, almeno per ciò
che riguarda il contributo all'equilibrio economico ed il miglioramento
del mercato. Questi mezzi non sono altra cosa che il denaro elettronico
e la moneta telematica. Sulle possibilità ed i pericoli relativi
al loro uso parleremo più avanti (capitoli 17 e 18).
La "fattura-assegno" permette dunque,
sotto questo profilo macroeconomico, concretizzare diverse possibilità
che oggi si considerano utopiche: controllare molto meglio l'inflazione-deflazione
per il semplice fatto che circola "soltanto" la quantità
di denaro di cui il mercato ha bisogno; favorire la verifica e l'autocontrollo,
a parità di condizioni, delle regole del gioco che il mercato
si pone; favorire la libertà di mercato all'interno di queste
regole, ugualmente vincolanti per tutti; offrire un'informazione
affidabile a tutti gli agenti del mercato per ottimizzare il loro
intervento come inversori, produttori o consumatori; autoresponsabilizzare
la società grazie alla possibilità di osservare i
risultati delle propie azioni, senza che si debba ricorrere agli
interventismi degli stati, considerati normamente delle imposizioni
arbitrarie, pur quando sono ben fondati (la mancanza di conoscenza
di questi supposti buoni fondamenti delle misure interventiste crea
degli irresponsabili che, avvezzi all'inganno e disinformati della
magnitudine dei problemi, possono arrivare a chiedere più
di quanto realmente non gli spetti).
3.: SCIENZA NEO-ECONOMICA
La terza gran possibilità che offre l'applicazione
di un nuovo sistema monetario informativo è complementaria
a quest'ultima, e consiste nel fatto di fornire informazioni "di
prima mano" non solo agli agenti del mercato, ma anche agli
"economisti". La scienza economica sta soffrendo di un
grave discredito, tanto che lo stesso nome di "scienza"
è diventato un eufemismo che molti economisti non si azzardano
nemmeno a proferire. Il discredito proviene dal fatto che, per dirla
con le parole di un ingegnere di sistemi di un'importante cassa
di risparmio, "il compito degli economisti consiste nel dedicare
una metà del tempo a pronosticare determinati risultati,
e l'altra metà a spiegare perchè non si sono verificati".
Curiosamente, parecchi innovatori in economia non erano "economisti",
bensí ingegneri. È evidente che questi ultimi, abituati
ad un rigore teorico esigentissimo per doverlo sempre misurare coi
fatti, non possono accettare l'esoterismo economico. Forse l'economia
non farà nuovi progressi fintanto che il rigore sistematico
degli ingegneri non la permei o la sostituisca. (Al termine del
capitolo 8 abbiamo già fatto un ripasso della situazione
poco lusinghiera dell'"economia come scienza" secondo
l'opinione degli stessi economisti). Terminamo ora con un ultimo
breve accenno tratto da un suggestivo articolo di Alfons Barceló
(1988) .
"L'economia non ha superato, per il momento,
lo stadio di "proto-scienza". [...] Sono rarissime le
"leggi economiche" riconosciute come vere e rilevanti
dalla totalità degli economisti. Non vi è accordo
generale tra gli esperti neppure sull'"oggetto" dell'economia.
[...] È facile accorgersi che i concetti più elementari
sono, spesso, vaghi ed imperscrutabili... [...] Se a tutto questo
vogliamo aggiungere una serie di abbagli madornali, rispetto a predizioni
scorrette e a programmi d'azione falliti, non deve sorprendere che
vengano considerate scarsamente affidabili tanto le ricette derivanti
dai lavori teorici, come il corpo stesso delle conoscenze teoriche
ereditate. [...] È una scienza immatura. Si potrebbe stabilire
qualche parallelismo tra la situazione attuale e lo stato in cui
si trovavano la biologia o la chimica agli inizi del XIX secolo...
Non mi sembra esagerato sostenere che la teoria economica dominante
consiste di un miscuglio di scienza, tecnologia o ideologia che
viene trasmessa come dottrina, con parecchi tratti di tipo teologico.
Bisogna aggiungere che molte delle asserzioni centrali della teoria
economica sono delle semplici tautologie che non contengono alcuna
verità di fatto, oppure si riferiscono a "mondi possibili"
che poco hanno a che vedere con le realtà sublunari storiche
[...]."
Le citazioni riportate da Barceló nel suo
articolo sono a loro volta da non perdere: "Per valutare fino
a che punto siano giustificate queste lamentele, possiamo chiamare
a testimonio uno degli economisti attuali di maggior prestigio,
il quale riconosce che "non si può negare ci sia qualcosa
di scandaloso nello spettacolo di tante persone dedicate a raffinare
l'analisi di situazioni economiche che non vi è ragione di
supporre che siano esistite o debbano esistere in un determinato
momento"." "Il premio Nobel Herbert Simon ha detto
recentemente: "Credo che i manuali -di microeconomia- sono
uno scandalo. Credo che sottoporre giovani influenzabili a tali
esercizi scolastici, come se si stesse dicendo qualcosa che appartiene
al mondo reale, è uno scandalo. Non conosco alcun'altra scienza
che si proponga di trattare fenomeni del mondo reale e che parta
da affermazioni che sono in flagrante contraddizione con la realtà.""
Conclude con un esplicito appello a migliorare
la presente situazione. "In definitiva, l'"ingegneria
sociale" è stata praticata da sempre sulla base del
senso comune, di tradizioni più o meno affidabili e attraverso
l'accumulazione di ricette ottenute per tentativi ed errori. Ora,
la conoscenza rutinaria può risultare sufficiente per mantenere
uno stato di cose, però risulta inadeguata per progetti di
cambiamento sociale in profondità. Di conseguenza, qualunque
aspirazione a sovvertire l'ordine esistente, in modo intellettualmente
responsabile, richiede uno sforzo per sviluppare ed articolare le
diverse componenti delle tecnologie economiche, politiche e sociali,
così come dei solidi fondamenti scientifici su cui poggiare
i programmi di rinnovamento."
Da questo punto di vista, l'intenzione di proporre
un sistema monetario tipo "fattura-assegno" non è
altra che quella di contribuire a dotare la tecnologia economica
di un potente strumento operativo, tanto per la ricerca come per
la verifica coi fatti. Sempre sarà difficile garantire che
l'economia "monetaria" rifletta esattamente l'economia
"reale" in tutti i suoi aspetti. Però la cosa che
risulta sempre più chiara è che gli attuali sistemi
monetari non solo non possono compiere questa funzione, ma che in
buona sostanza la ostacolano.
Per capire meglio ciò che pretendiamo sostenere, proviamo
ad immaginare il caso che l'applicazione di un sistema "fattura-assegno"
diventasse, un giorno, realtà. Se questa ipotetica applicazione
avesse contribuito a millorare la scienza economica, potremmo immaginare
uno scritto simile al seguente:
"Negli ultimi due secoli del secondo
millennio apparve un ramo della conoscenza scientifica che veniva
chiamato "scienza economica" per imitazione delle cosiddette
"scienze naturali". A differenza di queste ultime, però,
non disponeva di alcun metodo serio per confrontare con la realtà
le teorie e le ipotesi che venivano formulate. Si diceva che questo
metodo di verifica era impossibile, dato che la realtà economica
comprendeva una serie di componenti umane che per il momento -e
probabilmente mai- non si è in grado di "oggettivare,
misurare e quantificare". E questo difatti è uno dei
limiti della scienza che negli ultimi secoli si è accettato.
Ma sorprendentemente non si era riusciti a misurare neppure ciò
che invece è possibile misurare, nè registrare ciò
che sí poteva essere captato con relativa semplicità
ed obiettività (ogni atto elementare di compra-vendita, con
registrazione dei dati più significativi). Mentre il sistema
monetario procedeva erratico per un verso, e le inchieste, proiezioni
e statistiche andavano per quello opposto, niente risultava fidabile,
nè tantomeno esatto ed esaustivo. In un secolo di grandi
progressi matematici ed informatici, si continuava a fondare la
pratica monetaria su teorie totalmente obsolete o inverificabili.
Fu l'introduzione di un sistema monetario informativo ciò
che venne a facilitare enormemente le ricerche degli analisti di
mercato. Le tavole input-output si poterono stilare dapprima ogni
anno, poi ogni mese, fino ad arrivare ad un'elaborazione quasi quotidiana.
Centinaia di teorie che si erano venute accumulando per oltre duecent'anni
vennero finalmente passate per il setaccio del confronto empirico.
Visto in prospettiva l'intero processo, si scopre che la "scienza
economica", abbagliata dai grandi apparati matematici e "scientifici",
si era dimenticata di quell'aspetto così essenziale, che
a suo tempo era stato il fondamento delle scienze naturali: definire
un sistema di misura e di elaborazione dell'informazione che permettesse
il confronto delle ipotesi con la realtà. In questo modo
avevano potuto avanzare la fisica, la chimica... e così pure
ha potuto avanzare la neo-economia, sempre fino ai limiti propri
del suo campo, definiti dalla complessità delle motivazioni
umane e delle relazioni sociali."
Questo testo provocatorio, per coloro a cui
malauguratamente può dare fastidio, non può ricevere
altra sanzione che non quella della storia a venire. Agli offesi,
e a quanti lo considerino pretenzioso, non resta altro partito che
dimostrarne la falsità, offrendo migliori metodi e risultati
attraverso la loro "scienza".
Chi ha la coscienza tranquilla si mostra
a viso aperto. Però oggi sono pochi a farlo, perchè
tutti abbiamo un qualche "peccato" inconfessato, che abbiamo
comesso non sempre per gusto, ma anzi, spesso, per necessità,
per sopravvivere. In un mondo di crapula, di menzogna, di corruzione
istituzionalizzata... tutti ci sentiamo spinti compulsivamente a
fare altrettanto, ciascuna al suo livello. Ma il gioco sporco non
è, probabilmente, una fatalità inerente alla condizione
umana. Se non altro, è una realtà che si vede favorita,
o sfavorita, da determinate strutture sociali che difficilmente
potranno trasformarsi finchè continua ad esistere un'arma
potente e bloccante, così alla portata di tutti, ma specialmente
dei più potenti.
Note
1 In italiano nel testo. N.d.T.
2 NAREDO, José Manuel, "Sector inmobiliario y crecimiento
económico (1985-1988)". Relazione presentata alla Università
Internazionale Menendez Pelayo, successivamente pubblicata dal Banco
Hipotecario de España.
3 TAIBO, Carlos, La Unión Soviética de Gorbachov,
Fundamentos, 1989, p. 25.
4 Id., p. 30.
5 Id., p. 34.
6 HILL, Cristopher (1974), La Revolución Rusa, Ariel, 1969,
p. 107.
7 BARCELÓ, Alfons, Rápido chequeo a la teoría
económica, "Cuadernos de Economía", vol.
16, pp. 343-366.
8 HAHN, 1970.
9 SIMON, 1986.
|