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Breve storia della moneta.
Agustí Chalaux de Subirà, Brauli Tamarit Tamarit.

Il Capitalismo Comunitario.
Agustí Chalaux de Subirà.

Uno strumento per costruire la pace.
Agustí Chalaux de Subirà.

Leggende semitiche sulla banca.
Agustí Chalaux de Subirà.

Moneta telematica e strategia di mercato.
Magdalena Grau, Agustí Chalaux.

Omaggi e biografie:

Note autobiografiche di Agustí Chalaux de Subirà (1911-2006).


Capitolo 11. A VISO APERTO

Le caratteristiche di una moneta personalizzata ed informativa (fattura-assegno) favoriscono: la responsabilizzazione di tutti i liberi atti d'intercambio (lasciano traccia); la messa a punto di un sistema "multicaptore" di tutte le caratteristiche di ogni atto di compra-vendita; e, per tanto, la possibilità di confutare sperimentalmente la maggior parte delle teorie economiche.

La responsabilizzazione di tutti gli intercambi liberamente effettuati è un'opportunità che offre questa moneta non anonima, qualora la sua adozione venga compiuta con l'adeguata cautela (protezione dei dati personali, con utilizzo esclusivo per la documentazione di sentenze giudiziarie). Si può in questo modo rafforzare lo Stato di diritto nella misura in cui viene dissuaso il trasgressore e favorita la risoluzione giuridica dei conflitti, grazie al sostanziale miglioramento del sistema di documentazione degli atti mercantili.

La captazione automatica -oggi possibile grazie alla telematica- di tutti i dati significativi di ogni atto di compra-vendita, ad eccezione dei riferimenti personali, rende possibile un'informazione sul mercato che, se resa acessibile a tutta la popolazione, può aiutare a superare l'antinomia tra il libertinaggio del mercantilismo e l'intervenzionismo statalista.

Le teorie e politiche economiche potranno essere confutate sperimentalmente, mettendo così allo scoperto la loro capacità di risolvere i problemi. La scienza economica, fornita di un potente sistema di raccolta di importanti aspetti della realtà economica, potrà migliorare la sua funzione strategica, non sempre efficiente nè credibile.
Benchè tutti e tre gli aspetti siano interrelazionati tra di loro, vi è una grande complementarità tra il secondo ed il terzo. Vediamoli ora uno per uno più dettagliatamente.


1.: LA RESPONSABILIZZAZIONE.

Immaginiamo un paese (per esempio, la Catalogna) o una confederazione di paesi (per esempio, l'Europa) in cui la popolazione considera che la legge dev'essere uguale per tutti, e che i furti, le frodi, i traffici illegali devono essere perseguiti efficacemente dalla giustizia. Sappiamo bene che oggi una cosa simile è molto difficile -quasi impossibile- da ottenere. Immaginiamo ora che, in questo paese, si stabilisca un nuovo contesto nel quale i biglietti di banca e le monete metalliche sono state sostituite per un sistema di conti correnti personali e di "fatture-assegno". Ogni persona ha il suo libretto di "fatture-assegno", con il quale fa i suoi acquisti. Quando compra un filoncino di pane, una camicia, una lavatrice... paga col suo tallonario. Nell'assegno, il venditore deve far risultare il nome del negozio, le caratteristiche ed il prezzo del prodotto, così come il luogo e la data dell'operazione.

Il negoziante porta la "fattura-assegno" alla sua banca e questa fa il trasferimento contabile tra i conti corenti del cliente e del negoziante. È tutto molto simile a quello che facciamo attualmente, ma con alcune differenze fondamentali. Una parte di queste riguardano dettagli concreti, che derivano dalla scomodità del sistema monetario attuale: la mancanza di spiccioli, gli errori di calcolo, il pericolo di perdita o di furto che comportano il comprare e vendere con biglietti e monete anonimi. È evidente che un tallonario di "fatture-assegno" evita la maggior parte di questi problemi (vedremo in seguito che per maggiore agilità e sicurezza le "carte di pagamento con memoria" possono essere una buona soluzione se vengono impiantate correttamente).

Se il sistema sembra dunque applicabile socialmente nel settore del consumo, lo è assai di più nel settore inter-impresariale, visto che di fatto la maggior parte delle aziende usano soltanto assegni e trasferimenti bancari.
Ma un sistema del genere, che vantaggi presenta? Continuiamo la storia. Supponiamo che ciò che voglio comprare sia qualcosa che la società è d'accordo nel considerare illegale, vale a dire che non si vende in negozi autorizzati, bensì nei circuiti dell'economia sotterranea (per es.: traffico di droga, di armi, di esplosivo, di denaro nero...). In casi del genere sembra evidente che io non posso pagare con "fatture-assegno". Nè il trafficante, a sua volta, può comprare senza che l'uno o l'altro lascino traccia. In assenza di "moneta", si può ricorrere al baratto, allo scambio di prodotti o di servizi. "Ti dò una radio a cambio di una dose di eroina". Ma il trafficante potrà pagare la droga al suo venditore pagandolo in radio?
Il baratto è una seccatura, perchè non sempre uno necessita, desidera o accetta ciò che l'altro gli sta offrendo. E perciò limita gli intercambi. All'estremo opposto del baratto, la moneta anonima facilita "tutti" gli intercambi, i legali e gli illegali. Come termine intermedio, la "fattura-assegno" facilita gli scambi legali ed ostacola gli illegali.

Supponiamo comunque che si usi il baratto. Quello che si trova con la radio, vorrà venderla; ma non essendo un negozio, e non possedendone la fattura di proprietà, potrà farne ben poco. Un altro genere di baratto può essere fatto attraverso "servizi": ti compro una pistola in cambio di un'invito a cena, o di andare a letto insieme, o di aiutarti a trovare lavoro... Evidentemente in casi come questi non si lasciano tracce "monetarie", ma questo tipo di accordi può funzionare soltanto in casi concreti e sporadici. Non è credibile che solo attraverso lo scambio di "servizi" o "minacce" possa funzionare un'intera organizzazione mafiosa. In una società monetizzata si vogliono soprattutto soldi, e se qualcuno accetta o forza un qualche "servizio" lo fa per divertimento o per ricompensa. (Dell'altro grande settore di delitti relazionati alla corruzione, alle tangenti, alle frodi fiscali e contabili, parleremo un poco oltre).

Vediamo dunque che, nel settore del consumo, la semplice introduzione di una moneta personalizzata ostacola la compra-vendita di prodotti illegali. Nel caso di emissione di "fatture-assegno" false (per esempio che marcano un prodotto che non è quello venduto), la Giustizia disporrà comunque di un'informazione molto maggiore dell'attuale (che è praticamente nulla) per identificarle. Il crimine organizzato, le mafie, i grandi scandali, sono sempre difficili da denunciare, smontare e smascherare, di solito per mancanza di prove formali. Tutto viene fatto utilizzando moneta anonima. Soltanto quando vi è di mezzo qualche assegno al portatore, e soprattutto quando è nominale -errore che pochissimi commettono-, il giudice possiede indizi sufficienti per continuare l'indagine.

Nel caso di un sistema monetario basato sulle "fatture-assegno", un giudice possiede invece molta informazione. Immaginiamo un'impresa fantasma che fabbrica tessuti e che invece, nei fatti, commercia armi o droga. Le fatture false dovrebbero corrispondere a delle attrezzature industriali e a certi acquisti di materie prime... Non è affatto facile gestire una doppia contabilità in un sistema monetario dove tutto deve quadrare. E visto che parliamo di aziende, queste non potranno contrattare "lavoro nero" al di sotto del salario minimo... pagando con una manciata di biglietti in una busta...

Questa nuova moneta può aiutare inoltre a risolvere il gravissimo problema degli impagati. Una semplice legge garantirebbe il fatto che, in qualunque caso, la "fattura-assegno" può essere sempre riscossa, anche qualora chi la emette non disponga di fondi nel suo conto corrente. Presto o tardi -visto che dispone soltanto di un conto corrente in cui depositare i suoi ingressi- quando smetterà di stare in rosso gli verranno sottratte automaticamente le "fatture assegno" impagate. Il terrore degli impagati si potrebbe risolvere meglio se parallelamente una cassa interbancaria fa effettivo il pagamento al beneficiario e agisce giudizialmente contro il debitore.

Quando abbiamo parlato della smercantilizzazione di determinati àmbiti (capitolo 9), abbiamo segnalato la possibilità che un nuovo tipo di moneta potrebbe evitare l'impunità dei traffici di tangenti. Nella maggioranza dei sistemi legislativi è già oggi contemplato il fatto che determinate funzioni sociali (come i giudici, i politici, i funzionari e le loro rispettive istituzioni) sono incompatibili con determinate funzioni mercantili-impresariali. Per esercitare alcune di queste funzioni, si esige di solito un inventario dei beni al momento di prendere possesso della carica, inventario che verrà verificato al termine del mandato.

Bisogna riconoscere, ancora una volta, che questi procedimenti sono dei formalismi che, sebbene indicano il pericolo della corruzione, non riescono ad evitarla, anzi le fanno da copertura, grazie al miraggio illusorio che produce la ritualizzazione dei procedimenti. Dal momento che esiste una legge d'incompatibilità... ci convinciamo che si è eliminata la corruzione!
L'introduzione della "fattura-assegno" permetterebbe di stabilire dei meccanismi molto semplici e chiari per far fronte a questo problema. Si potrebbero creare dei conti correnti speciali per coloro che si trovano a rivestire cariche simili. Vale a dire che il giudice, il politico, il funzionario... fintanto che lo sono, possiedono un conto corrente nel quale non possono percepire altri ingressi se non quelli che gli derivano dalla loro funzione comunitaria. Questo semplice meccanismo consentirebbe una totale trasparenza delle cariche pubbliche senza necessità di ispezioni, dichiarazioni nè burocrazie. Chi appartiene a questo "statuto comunitario" può spendere ciò che riscuote dalla sua retribuzione pubblica, però, visto che gli è proibito compiere affari mercantili per la durata del suo mandato, non può fatturare niente che possa fornirgli una scusa per versare una qualunque quantità nel suo conto corrente. In questo modo si sbarra il passo ai diversi tipi di corruzione, che oggi risulta praticamente impossibile scoprire e perseguire.

Rispetto alla possibilità di baratto di beni o servizi, ci troviamo in una situazione simile a quella già descritta in precedenza, benchè stavolta resa più difficile dal "sovraprezzo del prestigio". Un giudice od un politico ben pagati non vendono la loro carriera per un piatto di lenticchie.

Ci sono comunque in questo quadro due punti che si possono considerare deboli: che la corruzione benefici indirettamente il funzionario pubblico, attraverso un familiare; oppure nel futuro, una volta che abbia concluso il suo mandato. In entrambi i casi, peraltro, si possono trovare presto o tardi delle tracce di entrate copiose e poco giustificabili. Una cosa è certa: al giudice che si occupa del caso gli risulterà sempre molto più facile che non adesso lo stabilire connessioni coi familiari o con lo stesso interessato nel futuro. In quest'ultimo caso, si potrebbero porre determinati limiti al passare immediatamente al mercato, mantenendo questo "statuto comunitario" -con relativo conto corrente speciale di finanziamento comunitario- per un certo tempo (mesi, anni) a seconda dell'importanza della carica. Val forse la pena pagare delle buone vacanze fuori mercato piuttosto che non incoraggiare l'abitudine di molte cariche pubbliche che, non appena concluso il mandato, passano tranquillamente a diventare azionisti nei consigli di amministrazione delle principali aziende del paese (!).

Uno statuto comunitario di questo tipo potrebbe essere estendibile ad altre professioni ed istituzioni che volessero smercantilizzarsi e destatalizzarsi (educazione, medicina, mass media, assistenza sociale, associazioni non lucrative...). Riceverebbero così finanziamento pubblico, ma verrebbero esercitate privatamente -o autogestite- senza scopo di lucro.
In definitiva, con la "fattura-assegno" come moneta unica, il gioco sporco si farebbe alquanto più difficile. "L'occasione di peccare" non sarebbe altrettanto permanente. Come si dice in Italia: "l'occasione fa il ladro" . Però, come vedremo in seguito, non si può perseguire il delinquente senza interrogarsi sulle cause della delinquenza. Senza contare che, per semplice coerenza con ciò che un paese civile dovrebbe essere, occorrerebbe assicurare a ciascuno un minimo vitale che non obblighi a delinquere per vivere.
(Sul modo in cui il sistema "fattura-assegno" può facilitare l'impiantarsi ed il finanziamento di un minimo vitale, senza aumento delle tasse e senza burocrazia nè imbrogli, parleremo nel prossimo volume. Si specificheranno anche con maggiore dettaglio le caratteristiche ed il funzionamento dello "statuto comunitario").


2º.: OLTRE IL MERCANTILISMO E LA PIANIFICAZIONE

Fino ad oggi, e specialmente nell'ultimo secolo, abbiamo avuto due posizioni differenziate ed antagoniste. La prima consiste nell'affermare che la libera iniziativa dei cittadini, non ostacolata da alcun tipo di intervento esterno, è il miglior sistema per la produzione e la distribuzione dei beni economici. Vale a dire che il mercato, quanto più è libero, meglio è. La seconda posizione afferma il contrario: che la pianificazione centralizzata è il miglior sistema di utilizzare le risorse senza sprecarle. Da ciascuna delle due posizioni se ne deriva un modello teorico di società con caratteristiche differenti: nel primo caso, la proprietà privata individuale; nel secondo, la proprietà statale; nel primo caso, il profitto, il lucro, l'egoismo sono le forze che muovono il mercato; nel secondo, la solidarietà, la razionalità e l'altruismo.

La realtà si è venuta configurando secondo economie miste e, di fatto, nessuno dei due modelli esiste in forma pura. Bisognerà dunque analizzare il tema più a fondo.

Si è voluto presentare il libero mercato alla stregua di un gioco. Uno dei problemi iniziali è quello di stabilire se si tratta di un gioco con regole (in inglese game) o di un gioco libero (in inglese play) (Jean Dauvignaud). Il mercato è, evidentemente, un gioco con regole interne, senza le quali, come gioco libero, non funziona. Però l'ambiguità di chiamarlo "libero mercato" fa sì che qualunque regolazione del mercato faccia storcere il naso ai "liberali". Si tratta di un malinteso gravissimo. Il mercato possiede delle regole interne che possono essere modificate per cercare una maggiore efficenza nella produzione e distribuzione della ricchezza. La mancata esplicitazione e concretizzazione di queste regole -il mercato trattato come un play- ha fatto reagire coloro che risultavano danneggiati da questo tipo di gioco, portandoli a voler negare qualunque tipo di gioco, in quanto risultava "libero" solo per pochi grandi del mercato, per i più forti.

Effettivamente, il sogno della pianificazione centralizzata è che lo Stato -rappresentante del bene comune, specialmente delle maggioranze sfavorite nel libero gioco del mercato- diventi una sola impresa, ben più razionale che non la lotta tra imprese all'interno del mercato. Non occorre giocare. L'economia è una cosa seria, e dev'essere piuttosto trattata con la serietà propria di una caserma militare.

Tra il "gioco senza regole" e l'"azzeramento del gioco" c'è un'altro cammino, che è quello di definire il mercato come un gioco regolato, come un game. Le regole di questo gioco devono favorire la massima razionalità, e nello stesso tempo la massima creatività; la massima libertà, e contemporaneamente la massima responsabilità possibili. Queste regole devono definire i limiti di ciò che è mercantilizzabile e di ciò che non lo è (ciò che è comunitario, o che non può avere prezzo..., e anche ciò che è gioco libero, play, ciò che Kant chiamava finalità senza fine: l'arte, la letteratura, la relazione interpersonale, la comunicazione, la cultura...).

Orbene, qualunque game, gioco regolato, ha bisogno di un sistema di informazione relativo allo svolgimento del gioco, e di un buon arbitraggio per risolverne i conflitti. Il libero mercato considerava che l'informazione si dava liberamente nello stesso mercato -la piazza in cui si stabilivano i prezzi. E che i tribunali dovevano risolvere i conflitti. La pianificazione centralizzata si affidava ad un complesso sistema informativo che avrebbe dovuto fornire la banca nazionalizzata, nella quale alcuni milioni di funzionari del partito dovevano raccogliere l'informazione su domanda e offerta e razionalizzare la grande impresa unica.

La sensazione che abbiamo è che nessuno dei due modelli teorici, e nessuna delle loro applicazioni pratiche, hanno saputo risolvere bene il problema, perlomeno nella complessità crescente delle società occidentali attuali.
Nessuno dei due sistemi ha risolto i temi dell'informazione e della risoluzione dei conflitti nell'applicazione di quelle regole -più o meno esplicite- che si sono imposte.

In un mercato indiretto, in cui non si usa il baratto, bensí il denaro, l'informazione si complica: c'è la compra-vendita di mercanzie reali e concrete, per un lato, e c'è il movimento dei soldi, che non sempre è parallelo alla compra-vendita di mercanzie, dall'altra. Tra l'una e l'altra si crea, per definizione e per constatazione, una rottura incalcolabile. Il risultato è il caos del mercantilismo: eccedenti a fianco della miseria.

Si possono giudicare esagerate alcune di queste affermazioni, però lo studio svolto da José Manuel Naredo (1989) è impattante. Evidenzia l'importanza sociale del fatto che la contabilità nazionale non raccolga le rendite generate dalla speculazione immobiliaria (nè dalla borsaria). Questo lapsus della contabilità nazionale favorisce un settore sociale limitato e pregiudica tutti i restanti: rispetto alla crescita della rendita nazionale "è conveniente puntualizzare che questo aggregato monetario non corrisponde [...] alle entrate che realmente ottengono gli spagnoli". Tra gli altri aspetti "fittizi", "non si tiene conto [...] dei benefici che derivano dalla compra-vendita di attivi mobiliari ed immobiliari, o da quelli derivati dall'utilizzo di attivi finanzieri nelle gestioni bancarie". E concretizzando le conseguenze di questa finzione contabile, prosegue: "mentre nel periodo 1985-1988 l'indice generale dei prezzi al consumo crebbe ad un tasso annuale medio del 6 per cento, le quotizzazioni borsarie lo fecero ad un tasso annuale del 48 per cento ed i valori medi del patrimonio immobiliario arrivarono attorno al 30 per cento". Il fatto che queste entrate derivanti dalla compra-vendita di immobili e di azioni "non appaiano raccolte nelle stime ufficiali della rendita nazionale non ha fatto altro che accentuare il bàratro che separa l'economia reale e quella convenzionale. Così, mentre governanti e sindacalisti centravano le loro discussioni sulla comunque modesta crescita degli interessi registrati dal "quadro macro-economico", le pagine della stampa rendevano pubbliche le facce dei nuovi ricchi che andavano apparendo nel ranking delle grandi fortune del paese, grazie agli introiti che si muovono ai margini di quel "quadro"."

Contabilizzare tutte le rendite monetarie (incluse quelle speculative) permetterebbe capire meglio la confluenza -altrimenti difficile da spiegare nella versione contabile convenzionale- tra i "segnali di un auge economico ed un'ostentazione consumista senza confronti negli ultimi dieci o quindici anni, e dei tassi di disoccupazione ed emarginazione anch'essi senza precedenti". Secondo i calcoli fatti da Naredo, la speculazione (con 2,6 punti) ha contribuito alla crescita della rendita nazionale più che non l'intera industria (con 1,4 punti di crescita reale). "È chiaro -continua- che l'auge economico attuale non si caratterizza per una espansione dell'industria e dell'occupazione in questo settore, bensì per la sua sovrapposizione con zone industriali in declino e "borse" di miseria e di disoccupazione."

"In sintesi, per quanto riguarda l'inflazione, possiamo dire che ciò che si è "scaldato" non è stata l'economia, bensì un settore molto particolare di questa: l'immobiliario. Un settore nel quale lo spettacolare comportamento inflazionario è rimasto al margine degli indicatori comunemente rimenati dai macroeconomisti, pur essendo stato il principale motore della recente crescita (e dell'"inflazione sottostante")."

Queste "finzioni" contabili, di così pur gravi conseguenze, "devono esser mantenute, non foss'altro perchè si attengono alle metodologie vigenti", il che vuol dire che le contabilità nazionali di tutto il mondo sono altrettanto fittizie.
Naredo ha cercato di calcolare -approssimativamente- il peso della speculazione borsaria e immobiliaria. Ma non sarebbe interessante poter conoscere anche i "benefici [...] derivati dall'utilizzo di attivi finanzieri in operazioni bancarie"?

Andiamo ora a fare un ripasso della pianificazione teorica alternativa al guazzabuglio del mercato. In un sistema pianificato, con milioni di burocrati ed una manciata di pianificatori, le informazioni vengono falsificate, mutilate, tanto per l'incapacità tecnica di metterle insieme come per corruzione, pressione politica o timore di non rispettare il piano quinquennale. Perduto il fascino del gioco, la produzione decade, appare e si comincia a tollerare il mercato nero, e così tutto va marcendo, per mancanza di iniziativa e di creatività e per il soffocamento provocato dall'inefficacia forzata della burocrazia. In un eccellente libro sull'Unione Sovietica troviamo una descrizione perfetta di queste situazioni: "La maggior parte dei problemi che attanagliano la struttura -della pianificazione centralizzata- derivano dal controllo -eccessivo ed insieme inefficace- sui fattori della produzioni, e dalla poca affidabilità dell'informazione disponibile, per ciò che riguarda la disponibilità di questi fattori." "Un'idea dell'ordine di grandezza delle attività del Gosplan e degli uffici che s'incaricano della pianificazione la può fornire il dato che danno lavoro a circa 15 milioni di persone, le quali maneggiano ogni anno pressapoco 850 miliardi di documenti." "I due fatori che spiegano la crescita dell'"economia complementare" sono l'esigenza di rispettare -sia pure artificialmente- i piani quinquennali, e lo stato di penuria generalizzata che caratterizza l'economia sovietica."

La concezione razionalista e burocratica costituisce il nucleo dell'applicazione del sistema di pianificazione fin dalle sue origini. Secondo Lenin, una sola banca nazionalizzata doveva compiere la missione di impalcatura della società socialista, grazie al "controllo contabile di tutto lo Stato, misurazione e verifica della produzione e distribuzione di beni per tutto lo Stato". A tale scopo, Lenin contava sulla capacità dei 10 milioni di funzionari che il partito poteva apportare.
Ciò che potrebbe permettere un sistema monetario del tipo "fattura-assegno" è il fatto che le unità monetarie si muovano tra conti correnti esattamente in parallelo al movimento di mercanzie, ad ogni atto di compra-vendita. Ottenendo, in tal modo, che l'insieme delle "fatture-assegno" fornisca un'informazione esatta ed esauriente di ciò che succede nel mercato. Solo attraverso una buona centralizzazione informativa si può rendere possibile, paradossalmente, la decentralizzazione del mercato, sempre e quando quest'informazione centralizzata sia messa a disposizione di tutti gli agenti del mercato, vale a dire sia socializzata.

Facciamo un ripasso della proposta. Con un sistema monetario "fattura-assegno" viene socializzata soltanto l'informazione, e grazie a questo fatto il mercato può reagire costantemente per equilibrare ed ottimizzare la produzione in base alla domanda. Per socializzare l'informazione, d'altro canto, occorre necessariamente centralizzarla, giacchè occorre poter vedere le magnitudini globali, settoriali e territoriali dell'economia. Ora, ciò che occorre centralizzare e socializzare, non è l'informazione personalizzata, bensí strettamente l'informazione sull'oggetto e le circostanze della transazione (tipo di mercanzia, data, luogo e prezzo). A seconda della complessità e dell'ampiezza del mercato, l'elaborazione di quest'informazione sarebbe molto ingombrante e dispendiosa. Però oggi disponiamo di mezzi che Lenin non possedeva, e che attualmente vengono impiantati molto al di sotto delle loro potenzialità, almeno per ciò che riguarda il contributo all'equilibrio economico ed il miglioramento del mercato. Questi mezzi non sono altra cosa che il denaro elettronico e la moneta telematica. Sulle possibilità ed i pericoli relativi al loro uso parleremo più avanti (capitoli 17 e 18).

La "fattura-assegno" permette dunque, sotto questo profilo macroeconomico, concretizzare diverse possibilità che oggi si considerano utopiche: controllare molto meglio l'inflazione-deflazione per il semplice fatto che circola "soltanto" la quantità di denaro di cui il mercato ha bisogno; favorire la verifica e l'autocontrollo, a parità di condizioni, delle regole del gioco che il mercato si pone; favorire la libertà di mercato all'interno di queste regole, ugualmente vincolanti per tutti; offrire un'informazione affidabile a tutti gli agenti del mercato per ottimizzare il loro intervento come inversori, produttori o consumatori; autoresponsabilizzare la società grazie alla possibilità di osservare i risultati delle propie azioni, senza che si debba ricorrere agli interventismi degli stati, considerati normamente delle imposizioni arbitrarie, pur quando sono ben fondati (la mancanza di conoscenza di questi supposti buoni fondamenti delle misure interventiste crea degli irresponsabili che, avvezzi all'inganno e disinformati della magnitudine dei problemi, possono arrivare a chiedere più di quanto realmente non gli spetti).


3.: SCIENZA NEO-ECONOMICA

La terza gran possibilità che offre l'applicazione di un nuovo sistema monetario informativo è complementaria a quest'ultima, e consiste nel fatto di fornire informazioni "di prima mano" non solo agli agenti del mercato, ma anche agli "economisti". La scienza economica sta soffrendo di un grave discredito, tanto che lo stesso nome di "scienza" è diventato un eufemismo che molti economisti non si azzardano nemmeno a proferire. Il discredito proviene dal fatto che, per dirla con le parole di un ingegnere di sistemi di un'importante cassa di risparmio, "il compito degli economisti consiste nel dedicare una metà del tempo a pronosticare determinati risultati, e l'altra metà a spiegare perchè non si sono verificati". Curiosamente, parecchi innovatori in economia non erano "economisti", bensí ingegneri. È evidente che questi ultimi, abituati ad un rigore teorico esigentissimo per doverlo sempre misurare coi fatti, non possono accettare l'esoterismo economico. Forse l'economia non farà nuovi progressi fintanto che il rigore sistematico degli ingegneri non la permei o la sostituisca. (Al termine del capitolo 8 abbiamo già fatto un ripasso della situazione poco lusinghiera dell'"economia come scienza" secondo l'opinione degli stessi economisti). Terminamo ora con un ultimo breve accenno tratto da un suggestivo articolo di Alfons Barceló (1988) .

"L'economia non ha superato, per il momento, lo stadio di "proto-scienza". [...] Sono rarissime le "leggi economiche" riconosciute come vere e rilevanti dalla totalità degli economisti. Non vi è accordo generale tra gli esperti neppure sull'"oggetto" dell'economia. [...] È facile accorgersi che i concetti più elementari sono, spesso, vaghi ed imperscrutabili... [...] Se a tutto questo vogliamo aggiungere una serie di abbagli madornali, rispetto a predizioni scorrette e a programmi d'azione falliti, non deve sorprendere che vengano considerate scarsamente affidabili tanto le ricette derivanti dai lavori teorici, come il corpo stesso delle conoscenze teoriche ereditate. [...] È una scienza immatura. Si potrebbe stabilire qualche parallelismo tra la situazione attuale e lo stato in cui si trovavano la biologia o la chimica agli inizi del XIX secolo... Non mi sembra esagerato sostenere che la teoria economica dominante consiste di un miscuglio di scienza, tecnologia o ideologia che viene trasmessa come dottrina, con parecchi tratti di tipo teologico. Bisogna aggiungere che molte delle asserzioni centrali della teoria economica sono delle semplici tautologie che non contengono alcuna verità di fatto, oppure si riferiscono a "mondi possibili" che poco hanno a che vedere con le realtà sublunari storiche [...]."

Le citazioni riportate da Barceló nel suo articolo sono a loro volta da non perdere: "Per valutare fino a che punto siano giustificate queste lamentele, possiamo chiamare a testimonio uno degli economisti attuali di maggior prestigio, il quale riconosce che "non si può negare ci sia qualcosa di scandaloso nello spettacolo di tante persone dedicate a raffinare l'analisi di situazioni economiche che non vi è ragione di supporre che siano esistite o debbano esistere in un determinato momento"." "Il premio Nobel Herbert Simon ha detto recentemente: "Credo che i manuali -di microeconomia- sono uno scandalo. Credo che sottoporre giovani influenzabili a tali esercizi scolastici, come se si stesse dicendo qualcosa che appartiene al mondo reale, è uno scandalo. Non conosco alcun'altra scienza che si proponga di trattare fenomeni del mondo reale e che parta da affermazioni che sono in flagrante contraddizione con la realtà.""

Conclude con un esplicito appello a migliorare la presente situazione. "In definitiva, l'"ingegneria sociale" è stata praticata da sempre sulla base del senso comune, di tradizioni più o meno affidabili e attraverso l'accumulazione di ricette ottenute per tentativi ed errori. Ora, la conoscenza rutinaria può risultare sufficiente per mantenere uno stato di cose, però risulta inadeguata per progetti di cambiamento sociale in profondità. Di conseguenza, qualunque aspirazione a sovvertire l'ordine esistente, in modo intellettualmente responsabile, richiede uno sforzo per sviluppare ed articolare le diverse componenti delle tecnologie economiche, politiche e sociali, così come dei solidi fondamenti scientifici su cui poggiare i programmi di rinnovamento."

Da questo punto di vista, l'intenzione di proporre un sistema monetario tipo "fattura-assegno" non è altra che quella di contribuire a dotare la tecnologia economica di un potente strumento operativo, tanto per la ricerca come per la verifica coi fatti. Sempre sarà difficile garantire che l'economia "monetaria" rifletta esattamente l'economia "reale" in tutti i suoi aspetti. Però la cosa che risulta sempre più chiara è che gli attuali sistemi monetari non solo non possono compiere questa funzione, ma che in buona sostanza la ostacolano.
Per capire meglio ciò che pretendiamo sostenere, proviamo ad immaginare il caso che l'applicazione di un sistema "fattura-assegno" diventasse, un giorno, realtà. Se questa ipotetica applicazione avesse contribuito a millorare la scienza economica, potremmo immaginare uno scritto simile al seguente:

"Negli ultimi due secoli del secondo millennio apparve un ramo della conoscenza scientifica che veniva chiamato "scienza economica" per imitazione delle cosiddette "scienze naturali". A differenza di queste ultime, però, non disponeva di alcun metodo serio per confrontare con la realtà le teorie e le ipotesi che venivano formulate. Si diceva che questo metodo di verifica era impossibile, dato che la realtà economica comprendeva una serie di componenti umane che per il momento -e probabilmente mai- non si è in grado di "oggettivare, misurare e quantificare". E questo difatti è uno dei limiti della scienza che negli ultimi secoli si è accettato. Ma sorprendentemente non si era riusciti a misurare neppure ciò che invece è possibile misurare, nè registrare ciò che sí poteva essere captato con relativa semplicità ed obiettività (ogni atto elementare di compra-vendita, con registrazione dei dati più significativi). Mentre il sistema monetario procedeva erratico per un verso, e le inchieste, proiezioni e statistiche andavano per quello opposto, niente risultava fidabile, nè tantomeno esatto ed esaustivo. In un secolo di grandi progressi matematici ed informatici, si continuava a fondare la pratica monetaria su teorie totalmente obsolete o inverificabili. Fu l'introduzione di un sistema monetario informativo ciò che venne a facilitare enormemente le ricerche degli analisti di mercato. Le tavole input-output si poterono stilare dapprima ogni anno, poi ogni mese, fino ad arrivare ad un'elaborazione quasi quotidiana. Centinaia di teorie che si erano venute accumulando per oltre duecent'anni vennero finalmente passate per il setaccio del confronto empirico. Visto in prospettiva l'intero processo, si scopre che la "scienza economica", abbagliata dai grandi apparati matematici e "scientifici", si era dimenticata di quell'aspetto così essenziale, che a suo tempo era stato il fondamento delle scienze naturali: definire un sistema di misura e di elaborazione dell'informazione che permettesse il confronto delle ipotesi con la realtà. In questo modo avevano potuto avanzare la fisica, la chimica... e così pure ha potuto avanzare la neo-economia, sempre fino ai limiti propri del suo campo, definiti dalla complessità delle motivazioni umane e delle relazioni sociali."

Questo testo provocatorio, per coloro a cui malauguratamente può dare fastidio, non può ricevere altra sanzione che non quella della storia a venire. Agli offesi, e a quanti lo considerino pretenzioso, non resta altro partito che dimostrarne la falsità, offrendo migliori metodi e risultati attraverso la loro "scienza".

Chi ha la coscienza tranquilla si mostra a viso aperto. Però oggi sono pochi a farlo, perchè tutti abbiamo un qualche "peccato" inconfessato, che abbiamo comesso non sempre per gusto, ma anzi, spesso, per necessità, per sopravvivere. In un mondo di crapula, di menzogna, di corruzione istituzionalizzata... tutti ci sentiamo spinti compulsivamente a fare altrettanto, ciascuna al suo livello. Ma il gioco sporco non è, probabilmente, una fatalità inerente alla condizione umana. Se non altro, è una realtà che si vede favorita, o sfavorita, da determinate strutture sociali che difficilmente potranno trasformarsi finchè continua ad esistere un'arma potente e bloccante, così alla portata di tutti, ma specialmente dei più potenti.

Note

1 In italiano nel testo. N.d.T.
2 NAREDO, José Manuel, "Sector inmobiliario y crecimiento económico (1985-1988)". Relazione presentata alla Università Internazionale Menendez Pelayo, successivamente pubblicata dal Banco Hipotecario de España.
3 TAIBO, Carlos, La Unión Soviética de Gorbachov, Fundamentos, 1989, p. 25.
4 Id., p. 30.
5 Id., p. 34.
6 HILL, Cristopher (1974), La Revolución Rusa, Ariel, 1969, p. 107.
7 BARCELÓ, Alfons, Rápido chequeo a la teoría económica, "Cuadernos de Economía", vol. 16, pp. 343-366.
8 HAHN, 1970.
9 SIMON, 1986.



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