Martí Olivella ha scritto un libro importante.
Si è addentrato su una strada che gli economisti non osano
percorrere, e questo non proprio perchè siano degli angeli...
Danaro, danaro in quanto tale. Egli ci da le sue analisi, i suoi
pronostici e le sue proposte di possibili rimedi. Progetta delle
innovazioni sociali radicali che, come egli stesso espone, non
verranno accettate facilmente. Ma il meno che potrà succedere
sarà suscitare un dibattito sociale su uno dei fenomeni
più importanti del nostro tempo: la conversione in massa
del "danaro moneta" e del "danaro carta" in
"danaro di plastica".
Giorno dopo giorno i mezzi di comunicazione ci
offrono notizie sul potere del denaro nell'economia mondiale.
Da un lato abbiamo la creazione di valori, di "beni e servizi",
anche se, sempre, troviamo aspetti di "mali e antiservizi"
nascosti nella loro produzione, distribuzione o consumo, aggiunti
agli occulti effetti secondari positivi. Detto in altre parole,
le esteriorità. Mettiamo il caso che l'economia reale è
R, e che c'è un'altra economia, F, l'economia finanziaria,
che consiste in ogni sorta di strumenti finanziari, fra i quali
abbiamo il danaro. Sia in R come in F ci sono ristagni e movimenti,
con F che si muove in direzione opposta, o R che paga, supponiamo,
per i servizi e i beni di R. Basta guardare la vetrina di qualunque
negozio per vedere che R si muove dagli scaffali verso il cliente,
ed F che si sposta dal cliente verso la cassa. Naturalmente il
cliente puo anche pagare con R, non è imprescindibile ricorrere
al danaro. Dopo tutto, il baratto è ancora molto importante,
sebbene forse di più nel settore dei servizi: "io
faccio qualche cosa per te e tu fai qualche cosa per me",
che in quello dei beni di consumo.
E ancora abbiamo una terza possibilità:
gli scambi all'interno di F, un'economia finanziaria, strumenti
finanziari di compravendita, indipendenti dall'economia reale.
È chiaro che se R è in bassa forma perche si produce
poco in beni e servizi, o perche quello che si produce è
di cattiva qualità, allora un'economia finanziaria dinamica
puo aiutare: creazione di crediti qui e là, mettere a disposizione
del consumatore del danaro per rendere più facile la compravendita
che allo stesso tempo possa produrre benefici che si potrano impiegare
in una produzione migliore e più abbondante.
Però, un'economia finanziaria estremamente
dinamica risveglia una gran tentazione: fare soldi comprando e
vendendo strumenti finanziari, far salire i loro prezzi, ivi compreso
il prezzo del danaro al di sopra del tempo (il tasso d'interesse)
e al di sopra dello spazio (il tasso di scambio), e il prezzo
del capitale e delle finanze (il tasso, in generale). In altre
parole, la speculazione. Se R segue dietro trascinandosi disperatamente,
allora F non è più un riflesso di R. E il risultato
può essere il fallimento dello scambio di capitale, o come
minimo un'economia molto intorpidita, con l'inflazione ed altri
fenomeni difficili da controllare.
Tutto questo è già abbastanza problematico.
Ma l'Olivella mette in evidenza un altro aspetto: strumenti finanziari
anonimi contro strumenti finanziari identificabili. Osserviamo
il danaro in monete o in assegni di banca: che cosa ci possono
raccontare, soprattutto nelle società dove la circolazione
del danaro è molto rapida? Ma sono lì, senza lasciare
nessun segno o impronta. Qualche volta i segni sono utili per
gli investigatori, e i numeri, soprattutto se sono consecutivi,
possono apportare dell'informazione. Per questo la necessità
di "riciclare" il denaro sporco, di eliminare qualunque
impronta. Ma in principio il danaro non ha storia, perche non
ha memoria, e in ogni transazione ricomincia di nuovo, come se
si utilizzasse per la prima volta.
Col danaro in plastica questo non succede. Non
solo si puo registrare il chi, a chi e il perchè, ma anche
il quando e il dove, così chiaramente come l'estratto conto
mensile del Diner's Club, Eurocard, American Express e la Visa.
Soltanto manca l'indicazione del perchè, cioè la
motivazione che si trova dietro ogni operazione. Ma questo normalmente
puo essere facilmente dedotto con l'aiuto del resto di informazione,
il che rende possibile realizzare un profilo dell'utente (io abbandonai
alcune di queste ditte quando scoprii che avevano venduto i profili
degli utenti ad altre ditte a cambio dei loro sforzi commerciali!).
E qui interviene la terribile ambiguità
del danaro di plastica. L'operazione si trasforma in storia. La
prova della transazione è lì, dopo tutto si tratta
di far pagare al compratore, tanto se è la plastica di
una carta di banca come quella di una carta di credito. In principio,
questo dovrebbe acuire il senso di responsabilità quando
si fa l'operazione, per lo meno per la semplice paura di essere
scoperti (per esempio, nel pagamento con carta di credito di favori
sessuali illeciti). D'altra parte, la cronistoria dell'operazione
aumenta anche il controllo sul possessore della carta. In questo
modo non è solo il Capitale che ha i mezzi per riscuotere,
ma lo Stato ha i mezzi per controllare tutte le operazioni, a
fin di bene (scoprire la truffa), e a fin di male (guidare a manipolare
il movimento generale di R e di F in una società senza
dialogo). Detto in altre parole, la transizione verso il danaro
di plastica dovrebbe stimolare di più l'Autocontrollo,
ma anche il Controllo degli altri.
Questo è il problema analizzato dall'Olivella.
Le sue soluzioni sono interessanti e davvero vale la pena studiarle
como un modo per fuggire dalla cassa di acciaio di Max Weber.
Il baratto è un altro: responsabilità e rapporti
diretti e personali. Come la "intesa" dell'Olivella
con il lettore, che raccomando sinceramente. Avanti! Impariamo!
Discutiamo!
Perche questo libro è anche un pezzo fascinante
di macrostoria. Il lettore imparerà a vedere la storia
attraverso la trasformazione del sistema monetario: dalla ceramica,
al metallo, alla carta, all'elettronica (la plastica è
necessaria soltanto per accedere ai circuiti elettronici). Ogni
fase apre nuove opportunità e nuovi problemi. Sebbene,
in qualche modo, il tema del denaro si da sempre per scontato,
in realtà non si studia neanche da lontano con l'intensità
con cui si dovrebbe fare.
In tutto questo troviamo un messaggio per i movimenti
sociali. La maggior parte di questi si centrano in R, l'economia
reale. Quali dovrebbero essere le priorità? (come la produzione
per soddisfare le necessità basiche dei più bisognosi).
E i fattori esterni? Ivi compreso il consumo e una distribuzione
equa, socialmente giusta, e forse più egualitaria. In questo
caso il danaro si utilizza come un mezzo per ridistribuire e dedurre
le tasse; come un mezzo, piuttosto che come un fine, per l'accumulo.
Questo sta bene, ma le diverse categorie di sistemi monetari non
sono comprese nei dibattiti, né nelle agende dei movimenti
sociali.
Sia gli sforzi costruttivi dell'Olivella, basati
sulle sue guide empiriche per il lettore, come il suo senso critico,
dovrebbero pure ispirare gli altri a guardare verso il danaro.
Presto o tardi avremo una moneta unica europea (occidentale).
Ci sono alcuni vantaggi, come la riduzione o la quasi eliminazione
dei costi di scambio. Ma ci sono degli svantaggi: il danaro liquido,
non marcato, si sposterà verso il centro, aumetando il
potere del centro per inviare danaro marcato con decisioni di
ritorno alla periferia. Forse la reazione della gente sarà
di stampare dei buoni de credito locali, ecc. Riassumendo, un
periodo molto dinamico que riguarda el danaro. Possiamo ringraziare
l'Olivella che ci faccia da guida.
Versonnex, 27 luglio del 1993.
Nota
¹ Johan Galtung, professore di Studi per la Pace, Università
di Witten-Herdecke, Università di Hawaii.