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Pubblicazioni del Centro:
Agustí Chalaux de Subirà, Brauli Tamarit Tamarit.
Agustí Chalaux de Subirà.
Agustí Chalaux de Subirà.
Agustí Chalaux de Subirà.
Magdalena Grau, Agustí Chalaux.
Omaggi e biografie:
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Capitolo 1. La monetizzazione
umana. |
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La moneta è divenuta, che lo si voglia
o meno, in molte delle culture contemporanee, un "elemento-chiave"
nelle relazioni umane.
È difficile immaginarsi il mondo senza moneta.
Le utopie che lo propongono, almeno per il momento, non reggono.
E nello stesso tempo c'è come l'intuizione che la moneta
non sempre facilita le relazioni umane, che spesso le inmbroglia.
Viviamo in questa ambiguità.
In questi ultimi anni -così come in certi periodi della storia
delle società monetizzate-, il "denaro ha smesso di
essereun tabùesi è trasformato in re". Questa
frase è di Alain Minc, il braccio destro del finanziere Carlo
de Benedetti. Nel suo ultimo libro, L'argent fou, dice di "credere
nell'economia di mercato, nel capitalismo e nella sua capacità
di movimento e di rinnovamento, e che per tanto ne "accetta
il prezzo che bisogna pagare: il peso del denaro nella nostra società".
Il principale problema risiede nel fatto che "il nostro capitalismo
non ha un contro-modello, si è scoperto che c'è una
sola maniera di fare economia di mercato così che ora bisogna
trovare, all'interno dello stesso sistema, un contro-potere"
senza del quale si "creeranno di nuovo i conflitti di classe"
e verrà questionata la legittimità del sistema economico
attualmente in vigore. "È venuto il momento di dire
stop, stiamo per deragliare". Il mercato che si identifica
soltanto col denaro è divenuto "totalitario". Esiste
oggi un "salario minimo dei ricchi" perchè i tassi
d'interesse sono molto superiori all'inflazione. "Non esistono
altri salari che aumentino nella stessa proporzione(1) "".
Poco dopo questa sorprendente denuncia, A. Minc
ci lascia di sasso con la soluzione: "Preconizza l'instaurarsi
di un'etica e la risurrezione della virtù e della morale. Le
regole economiche e di vita consistono nel "non vendere e non
comprare azioni" e collocare i propri risparmi in conti a termine".
Per ciò che noi sappiamo del nostro sistema
economico, le crisi di sovraproduzione o di subconsumo, l'inflazione
o la deflazione, la povertà e l'opulenza... non sono disfunzioni
di facile soluzione. Sembrano formar parte della dinamica stessa
del capitalismo reale. Dicono che sono il prezzo inevitabile di
un sistema che favorisce il progresso, lo sviluppo e la modernizzazione.
Il socialismo reale non soltanto non sembra aver superato tali problemi,
ma ne ha creato di nuovi.
I teorici dell'uno e dell'altro sistema hanno considerato
il tema monetario come di secondo piano nell'economia. Fino a quando
la moneta era vincolata a metalli preziosi, e scarsi, creò
dei problemi, ma la sua emissione mantenne una certa disciplina.
Man mano che la moneta si è andata svincolando da qualunque
contropartita reale, e che l'unica disciplina è quella imposta
dalle necessità degli stati a dagli interessi delle banche,
abbiamo cominciato a vivere una situazione radicalmente nuova, della
quale non sappiamo granchè. "L'atteggiamento degli economisti
rispetto alla moneta può risultare curiosa. Mentre si sviluppano,
durante il secolo XVII, le banche emissore di biglietti, grazie
alle quali è possibile condurre una politica di creazione
di moneta autonoma, libera dai limiti imposti dalla produzione di
metalli preziosi, gli economisti lanciano l'idea che la moneta è
un fenomeno secondario da cui si può prescindere nel momento
in cui si studiano le leggi economiche fondamentali. Questo punto
di vista, che prevale da allora, non gli impedisce di denunciare
regolarmente i disordini monetari che, a loro avviso, sono la causa
dell'instabilità delle economie. Questo paradossale atteggiamento
testimonia, in ogni caso, della complessità della funzione
che svolge la moneta nelle società moderne(2) ".
Mentre i teorici discutono, il denaro corre attorno
al mondo, a colpi di computer, cercando guadagni immediati, approfittando
dei tassi d'interesse alti in questa o quella nazione, comprando
e vendendo azioni che non hanno niente a che vedere col valore delle
imprese che le hanno emesse, speculando su propietà immobiliarie,
materie prime o risorse naturali scarse... Il denaro facile ed abbondante
per la speculazione distrugge così la produzione reale, aggrava
il depredamento ecologico, condanna alla miseria milioni di persone,
facilita la corruzione, l'evasione fiscale, i traffici di droghe
e di armi... Qua e là si alzano voci che mettono in allerta
sui pericoli che l'economia speculativa, facilitata dalle transazioni
elettroniche, può rappresentare per l'economia reale e per
lo stato di diritto.
Lorenzo Dionis, un professore dell'IESE, espone la gravità
della situazione: "Mi torna alla memoria l'avvertimento che
il Nobel di Economia dell'anno 1988, Maurice Allais, diede nel mese
di maggio sulle pagine del quotidiano "Le Monde", affermando
che il volume di dollari che vengono trasferiti quotidianamente
da una mano all'altra raggiunge la cifra di 420.000 milioni, quando
le necessità reali non superano i 12.400 milioni... Non c'è
dubbio che queste manipolazioni di denaro inesistente, che arricchiscono
da un giorno all'altro "squali" o "yuppies"
a dispetto del fatto che barcolli l'impresa vera e propria, che
è poi quella che offre un servizio e crea valore economico,
non si assorbono facilmente. Questi affari fittizi ci hanno regalato
il "lunedì nero" dell'87, il "venerdì
triste" dell'89 ed il prossimo crac che possono portarci gli
anni '90. Perchè nella decada dei Novanta, o si rafforza
l'economia reale d'Europa e del mondo, o il capitalismo... si spezzerà
di nuovo(3) ".
Per altro verso il professore di politica economica
dell'università Keita di Tokio "compara i mercati finanzieri
con un gran casinò frequentato da speculatori attenti a qualunque
manovra possibile" ed aggiunge "che è sempre più
difficile controllare questi giochi finanzieri [...] perchè
i mercati finanzieri di tutto il mondo sono sincronizzati e le transazioni
sono dirette a livello globale, non nazionale. Possiamo prevedere
che l'informazione delle reti internazionali convertirà i
mercati mondiali in casinò negli anni '90, cosa che beneficierà
numerose "bolle" ed incrementerà il numero delle
transazioni che non si basano su fattori economici(4) ".
Questi recenti richiami di allerta che vengono
da persone che conoscono piuttosto bene l'attuale sistema, non fanno
che aggiungersi a quelli di altre persone che da anni ci mettono
in guardia rispetto ad una moneta slegata dal mercato reale di beni
e servizi. Pierre Mendès-France, nel 1974, poneva già
questi problemi, che però non si è ancora trovato
il modo di risolvere. "Penso da tempo che è urgente
preservare le operazioni commerciali e le transazioni correnti dagli
incidenti provocati dalle migrazioni selvagge di capitali. Bisogna
controllare queste migrazioni ed impedire certe frenesie di panico
o di speculazione. È necessario creare una specie di polizia
relativa ai movimenti di capitale. La tendenza all'inflazione può
essere dominata solo se una legge chiara e irresistibile unisce
il meccanismo monetario alle necessità verificabili della
vita economica e degli scambi(5) ".
A fianco di tali processi, di divorzio tra l'economia
reale ed il movimento di denaro veloce, fondamentalmente elettronico,
continuano i flussi di denaro nero. "In media, arriva alla
Confederazione Svizzera più di una tonnellata giornaliera
di biglietti di banca da tutto il mondo(6) ". Gran parte di
questi soldi possono costituire un "biancheggiamento"
della frode fiscale, di traffici di droga o di "bustarelle".
"Le tre grandi banche svizzere [...] si sono difese vigorosamente
dalle insinuazioni sulla loro partecipazione alla "connessione
libanese", però il Ministro degli Interni della Confederazione
ha dimostrato che i corrieri che portavano i soldi dalla Turchia
a Zurigo passando per Sofia, lo facevano in valigette delle banche(7)
".
Alcuni problemi attuali sono talmente esplosivi
che le stesse istituzioni che normalmente esercitano il dominio
finanziero sugli Stati incominciano a rendersi conto dell'assurdità
e pericolosità della situazione creatasi. "Il direttore
del Fondo Monetario Internazionale si è rivolto ai governi
debitori perchè resistano alle "stravaganti richieste"
delle banche creditrici che reclamano per il loro astronomico debito.
Se effettuassero questi pagamenti si priverebbero di importazioni
essenziali condannando i loro paesi all'inanizione. [Questa] indiscrezione
ha determinato un aumento dell'ansietà nei settori privati
della banca dei paesi ricchi, che devono ora affrontare le conseguenze
di oltre un decennio di prestiti imprudenti a governi instabili
o deboli(8) ".
Per tentare dei cambiamenti politici, la moneta
sembra essere uno strumento chiave. Il presidente Fujimori promise
che avrebbe cambiato "la moneta del Perù come misura
per combattere la crisi". Il presidente uscente, Alan García,
riconobbe che: "Il mio governo ha forse commesso molti errori
[...] però ci fu anche troppa pressione emotiva, ci fu troppo
odio, perchè ad un certo punto cercammo di controllare gli
strumenti grazie a cui si maneggia il denaro(9) ". Sono trascorsi
i mesi, il cambio di moneta non è stato messo in pratica,
e la situazione non sembra migliorare. Quando a causa di una situazione
inflazionaria -come in Argentina- si produce un cambio nella moneta
(il peso per l'austral o l'equiparazione dell'austral al dollaro),
se ne modifica il nome o il valore, ma non le caratteristiche disinformative
e corruttrici. I risultati non sono di regola quelli sperati.
L'attuale tipo di moneta è anche un buon
strumento per imbrogliare le cose. "La causa diretta della
caduta della direzione federale del partito [dei Verdi] furono le
irregolarità finanziere nell'acquisto e nella gestione della
sede centrale del partito a Bonn. Dopo essersi eretti per anni a
grandi accusatori degli altri partiti parlamentari per lo scandalo
"Flick" e altri, i "verdi" si son visti spogliati
della loro aureola di onestà e di rigore spartano. I "fondamentalisti"
accusarono i "realisti" di capitalizzare in modo "meschino"
gli errori che erano stati commessi, e rifiutarono tutte le accuse
di prevaricazione e di irregolarità fiscale. Secondo uno
dei dirigenti radicali dimessi, lo scandalo è "una manovra
organizzata da tempo per integrare il partito nel sistema vigente
e privarlo del suo carattere rivoluzionario ed anticapitalista(10)
"".
Prima del crack del 1929 un settore sociale guadagnava
soldi in quantità. Quando la situazione precipitò,
pochissimi ci guadagnarono. Quasi tutti ci persero. E la crisi si
estese per tutto il mondo, e con la crisi la guerra. Va sempre così.
Un ciclo infernale: rapidi guadagni svincolati dal mercato reale,
crisi, e guerra per uscire dalla crisi. L'anno 1929 le autorità
monetarie non vollero intervenire a tempo. Ora, se anche intervengono
all'interno dei singoli stati, non sanno in che modo controllare
la speculazione internazionale. Le sinistre e gli alternativi non
dicono nè fanno granchè al riguardo. Forse resta ancora
in piedi il sogno che la crisi sarà la fine del capitalismo,
e che con la crisi verrà la nascita di una società
nuova...
Il normale cittadino, davanti ai problemi monetari
ed economici, si sente superato. Non ci capisce granchè,
si chiude nel suo bozzolo e spera che in definitiva si tratti di
allarmismi. Non è disposto ad accettare il fatto di stare
su una nave senza timone. Rabbrividisce. Si giustifica dicendo "che
ci pensino gli economisti e i politici, che studiano per questo
e per questo vengono pagati con le nostre tasse!".
Però al cittadino che non vuol essere un
incosciente non resta altro cammino che cercare di capire un pò
più a fondo il potere segreto della moneta, se vuol sapere
in che imbarcazione sta navigando e quale collaborazione può
dare per evitare il naufragio.
Un'origine poco chiara.
Dobbiamo riconoscere che l'origine della moneta non è chiara.
E forse non può esserlo perchè ancora non esiste un
accordo su cosa sia la moneta. Ciò che invece sappiamo è
che in diverse epoche e culture si trova un ampio insieme di strumenti
e di oggetti che, secondo gli indizi, hanno avuto funzioni "monetarie".
Anche se gli indizi sono soggetti al rischio che corre ogni ricerca
storica, di interpretare il passato in base a concetti e realtà
del presente. Il caso della moneta è uno di quelli toccati
da questo rischio, almeno a giudicare dalla povertà di risultati
finora raggiunti nel tentativo di ricostruirne le origini.
In generale, come vedremo, possiamo dire che la
moneta è una antica invenzione che può presentarsi
sotto diverse forme ("beni-simbolo", argilla, strumenti,
metalli, carta moneta, carte di credito...), può possedere
diverse caratteristiche (personalizzazione, anonimato, valore intrinseco,
equivalenza astratta...) e può compiere funzioni svariate
(unità di conto, mezzo di scambio, deposito di valore...).
Questa curiosa ed antica invenzione ha facilitato lo scambio di
"beni e servizi" di ogni tipo entro e tra le culture che
hanno sviluppato un certo grado di specializzazione produttiva.
Le culture comunitarie, nelle quali predomina la
reciprocità dei doni al proprio interno, hanno anch'esse
accettato, in molti casi, una forma o l'altra di moneta nelle relazioni
con altre comunità o con le società nelle quali sono
state inglobate.
La letteratura divulgativa su questo tema, sulla
base della quale il cittadino e l'economista hanno forgiato la propria
idea di moneta, è piena di affermazioni come queste:
"Gli indizi più primitivi dell'uso
di denaro risalgono all'intercambio di barre di metallo al tempo
dei babilonesi, attorno all'anno 3000 a.C". "Le forme
primitive del denaro variavano nelle diverse zone del mondo. Di
solito si trattava di cose che si potevano chiaramente e facilmente
considerare utili, non eccessivamente grosse e rispetto alle quali
tutti erano d'accordo nel considerarle desiderabili. I chicchi di
cacao, le piume, l'olio d'oliva e le pelli sono stati utilizzati
come denaro. Le conchiglie sono state uno dei tipi più comuni
di moneta primitiva. Le collane di conchiglie furono usate principalmente
nelle isole del Pacifico. Gli anelli di metalli diversi furono una
delle più importanti monete preistoriche correnti: venivano
utilizzate in buona parte dell'Europa e del Medio Oriente. In Tibet
e in Cina le mattonelle da thè furono una delle prime forme
di denaro(11) ".
"Capirono che, invece di scambiare gli oggetti
uno per l'altro, era meglio utilizzare pezzi di valore, piccoli
e maneggevoli, scambiandoli per cose. Ogni cosa si sarebbe cambiata
per uno, due, tre pagliuzze d'oro, a seconda del suo valore(12)
". "Gli eroi omerici calcolavano in buoi il valore delle
loro armi. Anche gli egiziani valutavano sulla base dei buoi, così
come i germanici ed i romani arcaici(13) ".
Tutti questi dati, esposti senza cronologia nè
connessione, sono un poutpourrì che non fa altro che rinforzare
l'idea che la moneta sia per nata con valore intrinseco, come terza
mercanzia che facilita lo scambio di beni, e che tutte queste forme
primitive non servono ad altro che ad aiutare la nascita della perfezione
monetaria: le monete metalliche coniate. È a queste ultime
che i libri dedicano la metà delle loro pagine, riservando
le restanti per spiegare l'evoluzione moderna della moneta (dalla
carta all'elettronica), evoluzione che contraddice, paradossalmente,
gran parte dei vantaggi teorici delle monete metalliche.
Mercede, mercato, moneta.
Non è scopo del nostro saggio sviluppare
uno studio completo su questi temi, però si quello di cercare
di smitizzare la visione della moneta che si è imposta, generalmente
accettata, ma in gran parte irreale. Cercheremo di esporre brevemente
un'ipotetica approssimazione alle diverse espressioni del fatto
monetario. Ogni storia è un'ipotesi.
Nelle diverse culture umane che hanno vissuto e
vivono nel pianeta, molte hanno avuto il bisogno di scambiare oggetti,
di solito eccedenti, per altri oggetti, di solito deficitari, e
questo tanto all'esterno (altre comunità o società)
come all'interno della propria cultura (tra gruppi o individui).
Questa necessità si è concretizzata
durante molti secoli ed in luoghi diversi in un tipo di mercato
che si basa sul dono reciproco, un dono non quantificato da alcun
tipo di misura che non fosse la soddisfazione soggettiva di coloro
che effettuavano lo scambio. È un mercato di scambio di regali,
di "grazie" (mercede), qualitativo, rituale. Attualmente,
malgrado la distruzione di cui soffrono, vi sono ancora culture
che considerano questo tipo di mercato come il più degnamente
umano. Il mercato della reciprocità genera una serie di valori
umani (prestigio, notorietà, responsabilità personale...)
e sociali (mantenere la pace, riconoscere vincoli di parentesco,
affermare alleanze collettive...) che vengono considerati altrettanto
o più importanti del valore degli oggetti "materiali"
scambiati.
Nel mercato della reciprocità, e grazie
allo stimolo di questi valori umani e sociali, si genera anche di
solito un tipo di competizione produttiva e, per tanto, sovrapproduzione
ed abbondanza. Un'abbondanza relativa ai loro bisogni, evidentemente,
che in genere non sono troppo sofisticati nè troppo numerosi.
Il mantenimento di queste forme di mercato di reciprocità
non è solo un problema dei "valori" delle comunità
"primitive", bensì ha molto a che vedere col gran
problema della "fame" che colpisce 2/3 dell'umanità
attuale. Come occidentali, abbiamo ritenuto che queste forme di
mercato di reciprocità e di produzione per il consumo erano
antiquate ed erano la causa dei problemi di mancato sviluppo di
cui soffrivano queste culture (viste dalla nostra ottica, che prende
il modello occidentale come culmine dell'evoluzione umana!).
La strategia, tanto capitalista come socialista,
degli Stati, delle imprese e delle organizzazioni non governative
di aiuto allo sviluppo occidentali, è stata disastrosa: si
è cercato con tutti i mezzi di "sostituire al processo
di reciprocità indigeno un processo di produzione "remunerativo"
(dal punto di vista dello scambio)", vale a dire "sviluppare
[...] forme di produzione privatizzate o collettivizzate che orientino
la produzione indigena verso lo scambio e la creazione di una moneta
di scambio"; "questo è ciò che propongo
chiamare economicidio(14) ".
"D'altra parte altre culture, specialmente
quelle in cui il mercato è divenuto complesso e di ampio
raggio, al punto che si è perduto la fiducia e il vincolo
etnico che la reciprocità esige, hanno trovato necessario
facilitare l'intercambio in un modo più soddisfacente rispetto
al mercato soggettivo-qualitativo(15) ".
Tali culture usano ciò che potremmo definire
delle unità monetarie, realtà totalmente astratte,
che permettono di fare una equivalenza di valore tra due oggetti
da scambiare per mezzo di un terzo che fa da metro di paragone.
Nello stesso modo in cui per misurare distanze concrete utilizziamo
unità di lunghezza convenzionali ed astratte (per es.: il
metro), così, per misurare il valore di scambio delle mercanzie
concrete utilizziamo unità monetarie: e queste sono unità
di misura convenzionali, astratte ed omogeneizzanti. Costituiscono
il comune denominatore contabile astratto, e permettono un confronto
tra tutte le mercanzie eterogenee esistenti in un dato mercato.
Grazie al fatto che ad ogni mercanzia eterogenea viene attribuito
un certo numero di unità monetarie, astratte ed omogenee,
diviene assai facile il calcolo di equivalenze numeriche tra diverse
mercanzie.
La conseguenza più immediata dell'introduzione
di unità monetarie in un mercato è la determinazione
di valori mercantili. Tali valori mercantili sono il risultato del
confronto omogeneizzante tra mercanzie concrete ed unità
monetarie astratte. Sono, cioè, valori misti (concreti-astratti).
I prezzi (per es.: 1 kg di patate vale 60 unità
monetarie) ed i salari (per es.: 1 giornata di un operaio vale 4.000
unità monetarie) rappresentano i valori mercantili diretti.
Ciò che chiamiamo denaro, invece, è
il potere d'acquisto che possiede un'unità monetaria per
comprare mercanzie concrete (per es.: con 1 unità monetaria
posso comprare 1/60 kg di patate oppure 1/4000 della giornata di
un operaio). Possiamo dire che il denaro è un valore mercantile
inverso.
La possibilità che in molte culture si sia
fatto uso di un'unità monetaria astratta, non è stata
quasi tenuta in considerazione come chiave di lettura per l'interpretazione
di una molteplicità di oggetti che venivano considerati "moneta"
ma non si adattavano facilmente alla tipologia della moneta-mercanzia
(come l'oro), considerata l'unica "vera" moneta.
È verosimile che una serie di questi oggetti
"monetari" corrispondano a segni di ricchezza e di prestigio,
oppure siano riferimenti per la misura del valore. Nel primo caso
vengono offerti o scambiati in occasione di certi avvenimenti con
una funzione sociale di creazione e mantenimento di vincoli di amicizia
e di relazione. Come "metri" per la misura del valore,
invece, questi oggetti non vengono mai scambiati, ma costituiscono
un riferimento astratto, un aiuto per contare-calcolare, utile per
stabilire equivalenze tra mercanzie.
Una tale ipotesi ci permetterebbe di interpretare
l'uso del "bue" (in Grecia, Egitto, Germania e nella Roma
arcaica) come unità monetaria astratta, come metro di riferimento
che consentiva di stabilire equivalenze tra due oggetti da scambiare.
Questa ipotesi ci sembra assai più coerente che non l'altra,
del "bue" come moneta-mercanzia che bisogna dividere,
scambiare e trasportare per ogni transazione! Se le cose stanno
così, scopriremmo un grande malinteso che ha ingarbugliato
le cose fino ad oggi.
Nella maggior parte dei casi, la documentazione
in nostro possesso è insufficiente per consentirci di confermare
su basi adeguate questa interpretazione. In gran parte, tale difficoltà
deriva dal fatto che gli studi finora realizzati sono di solito
orientati in base alla visione della "moneta-mercanzia"
e non dall'ipotesi "unità monetaria astratta".
Nonostante queste difficoltà, abbiamo scelto un paio di esempi
che sembrano muoversi nella direzioni indicata.
Gli abitanti delle isole dell'Ammiragliato (Malaysia)
possono valutare tutti i propri beni in conchiglie e denti di cane.
Nelle transazioni comuni, però, le conchiglie ed i denti
di cane non si usano quasi mai, mentre il suo uso è invece
obbligato negli scambi rituali.
Tra i Lele del Kasai (Congo), la tela di raffia
costituisce la dote nuziale che chiunque voglia sposarsi deve possedere.
Però, nello stesso tempo, i beni oggetto di scambio non rituale
possono essere valutati in unità di tela di raffia. In questi
scambi, dunque, la tela di raffia non interviene come mercanzia
concreta, ma unicamente come unità di misura del valore.
Il caso più significativo è quello
descritto dall'esploratore francese del secolo XIX, L. G. Binger,
che trascrive in questo modo la conclusione di un affare tra due
commercianti del nord del Ghana (dove, come in gran parte dell'Africa,
si usavano Cipree -un tipo di conchiglia- come moneta): "La
zucca di sale vale 2.000 cipree, 100 kola valgono 1.000 cipree.
Ti darò, dunque, 200 kola per una zucca di sale(16) ".
Fin qui abbiamo visto due modi diversi di risolvere
il problema degli intercambi: il mercato di reciprocità (senza
moneta) ed il mercato di scambio (con unità monetaria astratta
per calcolare equivalenze). Ora, alcune culture, per la loro crescente
complessità e per la fluttuazione dei valori mercantili -prezzi,
salari, e di conseguenza denaro-, hanno ritenuto necessarie nuove
modalità di scambio. Queste culture cercarono degli strumenti
che permettessero delle transazioni più rapide, più
comode, più agili, più precise e più sicure...
di quelle che gli offriva il mercato di scambio (col solo uso delle
unità monetarie astratte).
Queste culture inventarono gli strumenti monetari.
Grazie ad essi, si può sostituire lo scambio diretto di mercanzie
per un sistema di scambio differito nello spazio e nel tempo. Servendosi
degli strumenti monetari diventa possibile ottenere la mercanzia
desiderata senza dare in cambio nessun'altra mercanzia.
Gli strumenti monetari sono dunque un "riconoscimento
di debito" che si può concretizzare, ai poli estremi,
in due modi ben diversi:
Come documento registrato in un sistema di conti
correnti personali, che permette compensare le unità monetarie
di ogni atto di compra-vendita.
Oppure come moneta-mercanzia con valore sufficiente per essere accettata
come pegno di uguale valore rispetto alla mercanzia venduta, pegno
che permette comprare un'altra mercanzia in un altro momento.
Alla definizione e differenziazione di questi due
tipi di strumento monetario dedicheremo gran parte dei seguenti
capitoli. Come vedremo, è possibile che lo strumento monetario
basato in una sorta di sistema di "conti correnti personali"
fosse anteriore a quello basato sulla "moneta metallica".
Però è anche assai probabile che, in un mercato in
costante espansione, il sistema di registri in conti correnti personali
divenisse, presto o tardi, macchinoso, lento ed insufficiente, e
che, di conseguenza, apparissero gli strumenti monetari storicamente
più famosi in Occidente: la moneta metallica (o qualsiasi
altro tipo di moneta-mercanzia con valore intrinseco).
Per il momento, dunque, è sufficiente tenere
a mente che, a grosse linee, esistono diversi tipi di mercato in
relazione all'uso o al non uso di un tipo od un altro di "moneta":
- Mercato di reciprocità senza moneta.
- Mercato di intercambio con unità monetaria astratta.
Mercato di scambio con unità monetaria astratta
e con strumento monetario ("contabile" o "contante").
Il mercato di scambio basato sull'uso di strumenti
monetari è quello che ha prevalso nella maggior parte delle
civilizzazioni, vale a dire là dove la cultura delle città,
con o senza Stato, ha sostituito le altre organizzazioni culturali,
fondamentalmente comunitarie. Sono gli strumenti monetari quelli
che hanno pervaso la maggior parte delle relazioni umane contemporanee,
perfino, con incidenza maggiore o minore, nelle culture comunitarie,
di modo che lo studio più accurato delle funzioni dei diversi
tipi di moneta (con i loro relativi pericoli e possibilità)
diventa un fattore chiave per la comprensione e la ricerca di soluzione
di una parte importante dei conflitti umani.
Si può dire, seguendo la più pura
tradizione, che la moneta possiede, fondamentalmente, tre funzioni:
1ª. Unità di conto (facilita l'equivalenza).
2ª. Mezzo di pagamento (facilita l'intercambio).
3ª. Deposito di valore (facilita il risparmio e l'investimento).
Le prime due funzioni, come vedremo, sono abbastanza
indipendenti dal tipo di strumento monetario utilizzato. Vale a
dire, possono essere soddisfatte tanto con monete d'oro, come attraverso
un sistema di assegni ed annotazioni in conti correnti. I risultati
sociali ed economici, peraltro, sono diversi in un caso rispetto
all'altro.
La terza funzione, invece, dipende dal tipo di
strumento monetario, dato che nella misura in cui quest'ultimo assolve
inadeguatamente la sua funzione di riserva, la gente si vedrà
costretta a disfarsene e tornare al baratto -tipico dei momenti
di alta inflazione; mentre che, nel caso opposto, se lo strumento
tende ad assolvere bene la funzione di riserva, la gente tenderà
a tesaurizzarlo come ricchezza, se ne ridurrà la circolazione
rendendo più difficile che la moneta possa compiere la sua
funzione d'intermediaria degli scambi.
A queste tre funzioni degli strumenti monetari,
bisognerà aggiungerne una quarta, finora trascurata, però
cruciale per potersi avvalere delle possibilità della moneta
elettronica:
4ª. Sistema d'informazione (facilita la macroeconomia
e lo Stato di diritto).
Note:
(1) Alain Minc propone un cambio radical en
el sistema capitalista, "El periódico", 11-II-1990.
(2) "El correu de la Unesco", febbraio 1990.
(3) Economía real y economía especulativa, "Actualidad
Económica", 25-XII-1989.
(4) Una rápida globalización económica, "El
Periódico", 14-I-1990.
(5) El nuevo camino de la economía mundial , "Actualidad
Económica", 25-V-1974
(6) La banca suiza teme que el escándalo del blanqueo de
dinero del narcotráfico afecte a su prestigio, "La Vanguardia",
8-XI-1988.
(7) Los socialistas exigen que se confisque el dinero sucio, "Cinco
Días", 21-XI-1988.
(8) La deuda del Tercer Mundo devora los beneficios de los bancos
privados, "La Vanguardia", 1-III-1990.
(9) Fujimori ofrece un gobierno de unidad nacional, "El País",
11-VI-1990.
(10) Los "verdes" de la RFA ante el cisma, "El País",
6-XII-1988.
(11) REDDEN, Richard (1976), Els diners, Plaza & Janés,
Barcelona, 1978, pp. 3-4.
(12) IBAÑEZ, Francisco, La història dels diners, La
Caixa, Barcelona, 1989, p. 6.
(13) NITSCHE, Roland (1970), El dinero, Editorial Noguer S.A., Barcelona,
1971, p. 11.
(14) TEMPLE, Dominique, Alternatives au Développement, Centre
Interculturel Monchanin, Montreal, 1989, p. 97.
(15) GRAU, Magdalena, Moneda telemàtica i estratègia
de mercat, Centre d'Estudis Joan Bardina, Barcelona, 1985, capitolo
2. In questo libro vengono esposte le basi della critica alla moneta
attuale ed i fondamenti di una moneta razionale. È il primo
studio che raccoglie i contributi di Agustí Chalaux su questi
temi.
(16) "El correu de la Unesco", febbraio 1990.
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