Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel Tirolo italiano si decise di realizzare una proposta dell’epoca del tiranno Benito Mussolini, che non era mai stata applicata.
Lo scopo di quella proposta era di rimboschire le montagne, facendo partecipare i terreni demaniali e quelli dei proprietari di boschi. La proposta non si materializzò perché i proprietari di boschi non erano d’accordo, e fecero pressione su Mussolini perché non la portasse a termine.
Dopo la guerra, De Gasperi si accorse che nel Tirolo c’era una forte reazione nazionalista contro il governo italiano, e decise di concedere un’autonomia ampia a questo territorio e dotarlo di risorse economiche. Inoltre, decise portare a termine la proposta di rimboschimento nel Tirolo, cominciando dai boschi demaniali e lasciando da parte in un primo tempo la partecipazione dei proprietari privati.
Il rimboschimento diventa necessario perché una montagna con alberi e arbusti evita l’erosione del terreno, ricicla l’eccesso di anidride carbonica, e produce l’acqua pulita necessaria per rifornire le sorgenti e i pozzi.
Agli ingegneri forestali che finivano gli studi, veniva proposto di incaricarsi di una montagna deforestata. Probabilmente la montagna aveva un nome, ma il bosco futuro riceverebbe il nome dell’ingegnere forestale che l’aveva rigenerato.
Per quest’ingegnere si costruivano due case prossime al bosco o dentro lo stesso, una di queste servirebbe come abitazione pere l’ingegnere, e l’altra per lavorare, con gli attrezzi necessari. Era anche previsto un budget iniziale e la collaborazione di qualche contadino, assunto nei momenti di bassa attività nei campi.
L’inizio del lavoro consisteva nel proteggere ogni livello della montagna per mezzo di muretti, e in ogni livello si piantavano degli alberi e degli arbusti delle specie caratteristiche della zona. Doveva anche occuparsi dello sfruttamento del legno degli alberi, che davano dei redditi economici sempre più alti.
E così, a poco a poco, le montagne assegnate agli ingegneri forestali, che prima erano nude e abbandonate, recuperavano la loro vegetazione. Ogni ingegnere vedeva crescere il suo bosco, che portava il suo nome, e questo era un riconoscimento al suo lavoro, e uno stimolo per farlo sempre meglio.
Quando il rimboschimento della montagna divenne un fatto reale, e i primi alberi avevano già raggiunto una certa entità, il rendimento del bosco produceva degli introiti sufficienti per pagare lo stipendio dell’ingegnere, dei suoi aiutanti e anche le spese necessarie. Passato un tempo, i proprietari privati cominciarono a vedere con buon occhio l’esperienza, e alcuni vollero partecipare nell’affare della manutenzione del bosco nei loro propri terreni.
La partecipazione posteriore dei proprietari particolari nello sfruttamento dei boschi portò certa ricchezza. Questa ricchezza era in contrasto con la situazione dei proprietari privati del Tirolo austriaco. Si potrebbe dire che i proprietari di terre del Tirolo italiano possedevano grandi automobili e piccoli trattori, mentre che quelli del Tirolo austriaco avevano automobili piccole e grandi trattori.
I boschi creati con questo sistema sono ben tenuti, con i cammini forestali necessari per mantenerli e farci delle gite. Si può anche aggiungere un piccolo edificio che servirà per farci delle mostre, con dei piani dei rilievi e delle sezioni della montagna, delle fotografie, la descrizione delle specie vegetali piantate, una memoria degli ingegneri forestali che sono stati successivamente responsabili della montagna, ecc. I boschi ben tenuti del Tirolo italiano differiscono dai boschi spontanei e trascurati del Tirolo austriaco.
Prima versione: Barcellona, lunedì 19 luglio del 1999.
Ultima versione: venerdì, 19 luglio del 2019.
Soggetto: Augstí Chalaux de Subirà.
Trascrizione e disegno: Brauli Tamarit Tamarit.
Traduzione: Loto Perrella.